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Bici da viaggio: come sceglierla

di - 17/07/2022

Questo articolo vuole essere una semplice guida per i neofiti del viaggio in bici, per chi si è fatto ammaliare dal bikepacking, per chi pensa a piccoli (o grandi) raid su due ruote e ancora non ha le idee chiare su quale mezzo scegliere per dare sfogo alla propria sete di esperienze.
Se poi voleste approfondire l’argomento o cercare conforto anche da altre fonti, i viaggiatori e i cicloturisti di lungo corso sono sicuramente la migliore. E leggere la nostra intervista a uno dei più carismatici fra costoro, Dino Lanzaretti, può offrire numerosi spunti soprattutto sullo spirito con cui decidere di affrontare il proprio viaggio.

Quattro domande

A prescindere da quale sia il livello di competenza ed esperienza tecnica, il primo passo che dovrebbe fare chi voglia dotarsi della bici per il suo viaggio è farsi una domanda, anzi quattro. In mancanza di risposte precise a questi quesiti, sarebbe meglio chiarirsi le idee prima di procedere con l’acquisto o – peggio – prima di mettersi in marcia…

  1. Il viaggio sarà breve oppure lungo?
  2. Avrete necessità di caricare bagagli?
  3. Pedalerete per lo più su strada o in fuoristrada?
  4. Volete viaggiare veloci, oppure del tempo che impiegherete vi interessa poco o niente?

Potrebbero sembrare domande scontate, ma non lo sono, visto che ciascuna risposta può assumere sfumature varie, gradazioni diverse e, talvolta, le risposte possono intersecarsi o sovrapporsi.

Le bici “generaliste”

Il mercato offre soluzioni di bici da cicloturismo che dovrebbero superare il problema, incarnando qualsiasi risposta a queste domande. Le definiamo generaliste. Sono quelle, appunto, potenzialmente in grado di soddisfare tutte le esigenze insieme. Alcuni produttori le definiscono ibride (con un’accezione più benevola della nostra…) e le dipingono come modelli versatili, adatti per farci strada e fuoristrada, per andarci a lavoro o in alternativa per intraprenderci un viaggio e anche per farci un’uscita sportiva nel fine settimana. Modelli del genere, oggi, hanno anche una buona predisposizione a stivare bagagli e montare supporti portapacchi. 

Spesso, però, il limite di queste bici è proprio nel loro rappresentare un compromesso e, dunque, offrire soluzioni eccessive o insufficienti, a seconda dell’utilizzo. Volendo scendere nel dettaglio, per esempio, tante ibride con una matrice urban offrono sì tutto il comfort di un manubrio flat, ma spesso hanno un’impostazione di sterzo troppo reattiva, adatta per districarsi veloci nelle giungle urbane, ma poco indicata per ricercare il comfort durante un viaggio più o meno lungo.

Quella di una bici generalista, insomma, potrebbe non essere la soluzione giusta per approcciare un viaggio in bicicletta, perché il nostro consiglio è avere sempre sotto il sedere un mezzo con caratteristiche, funzioni e accessori commisurati al tipo di viaggio che si intende fare. È inutile mettersi al volante di un monster truck per andare a fare un pic-nic sul Ticino, ma è anche pericoloso avventurarsi con una Panda 4×4 sul Rubicon Trail…

Bikepacking

Prima di intraprendere un viaggio, è importante sapere che bagaglio si vuole portare con sé. Qualche anno fa questo distinguo non avrebbe avuto ragione di esistere, semplicemente perché ancora non era stato strutturato (o “pompato”) il concetto di bikepacking, come alternativa al cicloturismo classico. Il bikepacking non è una moda: è quel modo di intendere i bagagli sulla bicicletta in modo che questi ultimi creino il minimo impedimento possibile in termini di pesi e ingombri. Una volta montate, le borse da bikepacking creano una struttura per così dire solidale con il telaio e i componenti, sfruttando parti strategiche della bici per ancorarvisi, limitando al minimo possibili impedimenti alla pedalata e permettendo dunque di procedere in fuorisella, di transitare negli spazi angusti di un sentiero in mezzo al bosco o di affrontare un passaggio tecnico in fuoristrada. Le nuove modalità e le nuove soluzioni contemplate dal bikepacking hanno quindi permesso di assegnare una nuova faccia, una nuova indole e anche un nuovo spirito al cicloturismo, hanno permesso ai ciclo viaggiatori dei nostri giorni di stipare un sacco di roba, ma al tempo stesso di rimanere agili, snelli e anche veloci.

Il viaggio prima della meta

Quindi, la classica bicicletta da cicloturismo, con le borse a lato della ruota posteriore, è roba del passato? Affatto. Di sicuro la moderna corrente del bikepacking ha strutturato un modo nuovo di intendere il viaggio a pedali e l’equipaggiamento necessario ad affrontarlo, ma il cicloturismo con le borse appese un po’ ovunque ha ancora piena ragione di esistere. Sono ancora tanti i ciclo viaggiatori che non badano alla velocità, quelli che se ne infischiano di non potersi esprimere in una plastica azione in fuorisella, quelli che il principale obiettivo è arrivare lontano, non importa in quanto tempo e con quale stile. Per costoro, ben vangano i classici, pratici e capienti due borsoni da fissare ai lati della ruota posteriore, che magari in base ai casi e alle necessità si potranno anche “mescolare” con altre borse da bikepacking. Appunto: si ritorna ancora una volta alle nostre quattro domande, in particolare alla quarta, quella sull’andatura del viaggio. Anche in funzione dell’aspetto temporale, possiamo individuare diversi tipi di cicloturismo, e di bici da cicloturismo. In questo senso si potrebbe dire che il bikepacking è dalla parte di chi ha anche esigenze di coprire ampi spazi in tempi definiti, mentre il kit di borse è amico di chi dà più importanza al viaggio piuttosto che alla meta. Ma nulla vieta di mescolare queste carte e amalgamare i generi, interpretare il proprio cicloturismo – e di conseguenza la bici – come piace a lui. Anche qui, in fondo, sta il grande fascino di un viaggio in bicicletta.

La bici da corsa

Sempre in quest’ottica, vale la pena fare un altro esempio di quanto duttile, eclettica e affascinante sia l’individuazione e la preparazione di una bici da viaggio: con tutto quel che oggi mette a disposizione il segmento delle borse da bicicletta, nulla vieta di convertire all’uso turistico – o anche adventure – una bici da corsa pura, di quelle che nascono per competere nei grandi Giri, se non altro perché tutti i telai da corsa, oggi, offrono la possibilità di alloggiare pneumatici con sezioni fino a qualche stagione fa impensabili: si arriva fino a 30 mm o, in molti casi, 32 mm, che magari si potranno scegliere con un battistrada leggermente scolpito, adatto alle strade bianche. Da parte loro, la maggior parte delle borse da bikepacking non hanno bisogno di supporti da fissare al telaio per essere installate, ma si montano semplicemente con velcro o con cinghie. Questo per dire che, se avete in casa una bici da corsa e non potete investire in un altro mezzo più specifico, potrete comunque pianificare il vostro viaggio, consci tuttavia che dovrete rinunciare a un po’ di comfort.

La gravel

Pochi dubbi che la grossa spinta ricevuta nelle ultime due stagioni dal mondo del ciclismo adventure, quello delle grandi imprese e dei raid, sia provenuta dalle bici gravel. In fondo, questa filosofia piace e funziona perché è la scoperta dell’acqua calda… La gravel è infatti la bici da corsa che sa essere efficace anche oltre l’asfalto e ben digerisce le strade sterrate. È la bici che, in alcuni allestimenti, può spingersi pure ai limiti dei percorsi MTB.

Il plus delle bici gravel è che possono affrontare il fuoristrada con una geometria e un’impostazione che mantiene tutta la scorrevolezza, il piacere di guida e il feeling che offre un modello da corsa classico, seppur con una posizione in sella più eretta e, di conseguenza, più comfort. La predisposizione, più o meno marcata, ad accogliere borse o bagagli delle varie gravel (ottenuta anche dotando il telaio di punti di attacco, come anche sulla forcella) rappresenta un dettaglio accessorio, che vota il nostro mezzo all’utilizzo più o meno adventure. In questo senso è oggi possibile suddividere il genere gravel nelle due famiglie comunemente definite race gravel e hard gravel. È evidente che entrambe le tipologie del gravel biking si prestino abbastanza bene a coprire le esigenze ad ampio spettro dei ciclo viaggiatori di ogni tipo. 

La mountain bike

Il capitolo finale lo riserviamo alle MTB, proprio quelle che per colpa delle bici gravel hanno perso qualche punto nella lista delle più adatte ad affrontare viaggi. E ai tanti che pensano che la gravel possa essere una degna alternativa alla MTB, ricordiamo che le prime nulla possono nei passaggi tecnici, nelle discese ripide in fuoristrada o nei tratti più sconnessi. Anche se sono le situazioni più rare che ci si trova ad affrontare o, per meglio dire, sono quelle che si è obbligati a evitare quando la propria bici è carica con borse e bagagli. Ma certo è che, se nel proprio itinerario di viaggio i single track, i passaggi tecnici e i terreni accidentati sono i fondi prevalenti, non ci sarà nessun mezzo in grado di reggere la concorrenza con la vera bici a ruote grasse, così come per gli itinerari estremi, ovvero quelli di cui non si può conoscere in anticipo e nel dettaglio la tipologia dei tracciati e dei fondi che si percorreranno. 

Logica vuole che la MTB migliore per affrontare un viaggio sia quella più semplice, più leggera e più adatta ad alloggiare borse: in questo senso meglio evitare le full suspended e optare per le hard tail e per il loro carro, su cui alloggiare valigie e supporti (o agganciare addirittura un carrellino), magari rimpiazzando il comfort dei millimetri di escursione persi con una copertura dalla sezione più generosa (però più dura da spingere), di quelle che anche le più “hard” delle gravel non possono certo permettersi.

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Nel suo passato tante granfondo e da qualche tempo anche una passione matta per le biciclette d’epoca. Per anni “penna" delle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna”, si occupa di informazione legata al mondo “bici” da un mucchio di tempo, soprattutto di tecnica e nuovi prodotti.