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Casco e bici, tanto da imparare

di - 08/06/2022

La cultura del casco in bicicletta ha per fortuna attecchito in ogni segmento e su ogni fascia d’età. Oggi vedere sportivi che pedalano senza casco è difficile, sebbene le eccezioni non manchino. Sono rappresentate da alcuni ciclisti della vecchia guardia, che non riescono a farsene una ragione, e molti di coloro che vivono la bicicletta come strumento per la mobilità urbana senza rendersi conto che la città sia proprio il contesto più a rischio, in cui il casco da bici può salvare la vita.

C’è ancora molto da fare

Tutto questo però non basta. Ci sono evidenze certificate che dimostrano come ancora ci sia tanto da imparare e acquisire attorno sull’argomento “casco e bicicletta“. Le ultime (in ordine di tempo) fra queste evidenze certificate, arrivano da una famosa Casa produttrice di sistemi di sicurezza per caschi, che ha commissionato alla nota società di sondaggi Nielsen una ricerca mirata a capire quanto e come fossero radicate nel pubblico la percezione e la conoscenza del più pericoloso degli effetti che si verifica quando capita di picchiare la testa a seguito di una caduta.

L’energia che si sprigiona, in quel frangente, non è quasi mai diretta in senso perpendicolare al cranio, ma tangenziale: per essere precisi, determina un movimento rotazionale. Ed è proprio ciò che, una quindicina di anni fa, ha indotto questa azienda svedese a brevettare un sistema di protezione teso a dissipare gli effetti di questa specifica dinamica d’impatto.

Rivoluzione svedese

Avrete capito che stiamo parlando dell’azienda svedese Mips, che oggi fornisce il suo sistema a molti produttori di caschi da ciclismo (e non) al mondo. E che ci ricorda ancora una volta che quando la testa subisce un urto che innesca un movimento rotazionale, le conseguenze fisiche sono più pericolose rispetto alla più rara direzione lineare della forza d’urto.

Mips non è ora più sola in questo campo, visto che negli ultimi anni sono nate anche altre tecnologie con questa finalità (le più note sono quella del Koroyd o la KintetiCore, sviluppata dalla belga Lazer e integrata direttamente nella struttura del casco), ma è il “suo” sondaggio che ci ricorda quanto lavoro di divulgazione ci sia ancora da fare.

Mancanza di informazione

Secondo i dati del sondaggio, reso noto a maggio 2022, circa il 70% degli acquirenti americani e tedeschi di caschi non conosce il termine movimento rotazionale. Quel che è più significativo è che questa lacuna sembra correlata alle scelte di acquisto dei caschi: ben 7 acquirenti su 10 negli USA (6 su 10 in Germania), al momento dell’acquisto non prendono affatto in considerazione quanto effettivamente un sistema di sicurezza specifico possa proteggere dagli urti rotazionali.

Casco da bici con sistema Mips sottoposto a test

A tutti loro ricordiamo che è proprio a questo aspetto il principale responsabile di alcune lesioni cerebrali come commozioni e lesioni assonali. Nonostante questa evidenza, al giorno d’oggi esistono solo due test standard per caschi che tengono conto del movimento rotazionale (il test FIM e l’ECE22.06), ma in entrambi i casi di stratta di test riguardanti i caschi da moto in Europa…

«Nel mondo le lesioni cerebrali sono poco conosciute – ricorda Peter Halldin, Co-Fondatore di Mips -. Migliorare la sicurezza e aiutare ad aumentare l’informazione sulle lesioni cerebrali è quanto di più importante ci sia per noi. Pensate per esempio a un genitore che compra un casco per i suoi figli, o anche a chi acquista un casco per se stesso o per una persona cara. Se alla gente non sono fornite informazioni rilevanti, come si possono prendere delle decisioni consapevoli?».

Soluzioni differenti

La risposta di Mips, per esempio, è quanto di più articolato possa servire a soddisfare queste esigenze di protezione. A chi non lo sapesse ricordiamo infatti che l’azienda nordeuropea non realizza solo un unico dispositivo, ma nel tempo ha differenziato il sistema di protezione verso gli urti rotazionali in base alle specifiche esigenze del ciclista, rispetto alla disciplina che pratica o alle sue necessità.


Esiste allora il Mips Essential, modello base della tecnologia MIPS. Consiste in una tecnologia a piano di scorrimento sottilissimo (meno di 1 mm) situato sotto l’imbottitura del casco. È realizzato su misura per ogni modello e taglia di casco ed è progettato per ruotare all’interno di questo (dai 10 ai 15 mm) con l’intento di ridurre al minimo e di conseguenza rallentare la quantità di energia trasferita verso la testa diminuendo le lesioni causate dagli urti.


Con Mips Evolve, invece, ci troviamo di fronte a un sistema adatto per chi desidera maggiore comfort, ottima ventilazione e una vestibilità superiore. Può essere integrato con altre tecnologie come il BOA fit-system o specifici sistemi di ritenzione per una maggiore ventilazione e comodità.


Mips Integra è invece un dispositivo a più strati. Il suo particolare design permette al casco di avere una maggiore ventilazione e un comfort ottimale. Questa soluzione nasce dalla collaborazione tra le aziende produttrici di caschi e MIPS, presentando quindi la tecnologia in diverse forme adattate ai differenti tipi di casco.


Mips Air è a sua volta il dispositivo Mips più leggero tra quelli disponibili, integrato nell’imbottitura del casco per avere massima ventilazione e sicurezza pur rimanendo estremamente leggero.


Per finire, Mips Elevate è l’ultima novità dalla Svezia, sviluppata peri caschi da lavoro. Si contraddistingue per robustezza e durabilità e per resistere agli impatti, agli urti e alle cadute che possono accadere sul posto di lavoro.

Ulteriori informazioni: Mips

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Nel suo passato tante granfondo e da qualche tempo anche una passione matta per le biciclette d’epoca. Per anni “penna" delle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna”, si occupa di informazione legata al mondo “bici” da un mucchio di tempo, soprattutto di tecnica e nuovi prodotti.