Pubblicità

Castelli 24H una bella mattata in compagnia

di - 09/06/2019

Della Castelli 24H ne sentiamo parlare da sempre, prima di tutto, perché chi vi scrive è innamorato della Granfondo Sportful Dolomiti Race, di Feltre e di un territorio magnifico, con gente stupenda. Ma abbiamo sempre considerato la Castelli 24H “una cosa da matti”, “una roba da non fare”, “una di quelle cose che ti fanno crescere la bara bianca e diventare incartapecorito in un battito di ciglio”,” una gara in bici utile a chi vuole sbarazzarsi del coniuge”! Si ma, che bella è la Castelli 24 ore fatta in compagnia! Vi raccontiamo la nostra esperienza.

La gente era veramente tanta e nel corso di tutte le 24 ore.
Una bella sdraio non guasta mai in queste occasioni

La nostra avventura inizia da lontano, da quando, qualche mese a dietro siamo chiamati dai ragazzi di Boa , dalla sede europea  (in Austria) del brand che nasce negli States e che ci chiede di partecipare in team con loro!” Oh mamma mia e adesso? Si, no, boh, forse, massì dai, almeno una volta nella vita è da provare”! Andiamo e poi c’é anche il lavoro di mezzo, andare in bicicletta è parte molto importante del nostro lavoro. “Ci sarà l’opportunità di pedalare, condividere e chiacchierare” abbiamo pensato! Si, tutto vero ma quando ci sei dentro, ti accorgi che una manifestazione come questa ti offre molto di più.

Alcune fasi appena prima della partenza di venerdì alle ore 21.

Arriviamo a Feltre venerdì pomeriggio, ritrovo in hotel e cercando di rendersi utile, via a posizionare e sistemare gli ultimi dettagli nella piazzola; cibo, integratori, rulli, sdraio, bevande, consegna dei numeri e dei chip. Per noi è temperatura gradevole, per gli austriaci fa già caldo! E noi pensiamo, “vedrai domani pomeriggio, mettono temperature oltre i 30°! Bah, sperem di non raccogliere nessuno per strada. Siamo due team distinti, Boa1 una sorta di team mix, Boa2 quello che potremmo definire un pelo più aggressivo e con qualche ambizione per la Castelli 24H. Io, praticamente non conosco nessuno. Noi di Boa2 siamo in dodici, divisi in quattro slot. Ogni slot è composto da tre corridori, ha una durata temporale di tre ore. Ogni componente ha dei turni già fissati di 20 minuti: all’interno di un singolo slot pedali per tre volte, per un totale di 60 minuti, 12o minuti nell’arco delle 24 ore. Si può fare! Noi abbiamo pedalato dalle 3 alle 6 di notte, dalle 3 alle 6 del pomeriggio di sabato. Una mattata, per l’appunto, con un’organizzazione perfetta. E comunque si fa prima a farlo che a dirlo!

Una parte del circuito

Per chi è pratico della Granfondo, si parte dallo stesso punto ma in senso contrario, perché il circuito è cittadino; come se fosse la circonvallazione interna al paese, con la salita, il porfido, il rettilineo sotto il viale, alla base del Palaghiaccio. Si parte alle 21 del venerdì, per terminare alle 21 del sabato e quello che ci impressione da subito è la quantità di gente che c’é a vedere. Le prime fasi sono una vera e propria cerimonia degna di un grande evento globale! Roba da televisione! Roba da campionato del mondo! Ogni dettaglio, particolare, sfaccettatura è curato da un comitato organizzatore diventato famoso per la sua precisione! Spettacolo allo stato puro. L’atmosfera e le luci del borgo di Feltre sono la degna cornice.

Le ore notturne nella zona cambio.

Una pasta in bianco, qualche fetta di bresaola, acqua frizzante (niente birra) e portiamo la nostra vecchia carcassa qualche ora nel letto a riposare. C’é fermento nella cittadina veneta, la manifestazione è sentita e vissuta anche dalla cittadinanza, non fosse altro per l’invasione di ciclisti e gente di contorno. Comunque Feltre è sempre viva e qui la festa è di casa. Alle 14,15 suona la sveglia, una barretta, una strizzata agli occhi, ci prepariamo e via. A noi toccherà pedalare dalle 3,40 alle 4, prima di noi i due omonimi Peter! Scopriamo che siamo messi bene in classifica e che si viaggia parecchio forte! Viaggiamo costantemente tra la 5^ e 6^ posizione ma a parte i primi 2 siamo tutti li.

Molti spettatori anche nelle ore notturne e un servizio di controllo eccezionale.

Prendiamo le consegne e ci vengono dati alcuni dettagli. Ogni team è attrezzato, chi con cyclette, chi con i rulli ma c’é anche chi preferisce girare come un criceto nella piazzola come un’anima in pena. Onestamente avevo un pò di timore, perché, nonostante l’età e le tante gare sul groppone è la prima volta di una 24H in team con il cambio di atleta. Dai c’è sempre da imparare! Prima di entrare guardiamo come fanno gli altri, osserviamo dove sono posizionati i rilevatori del cronometraggio, cerchiamo il nostro numero sulla transenna e il nostro compagno a cui daremo il cambio. Eccolo, mano levata, il prossimo giro toccherà a noi. Dai 2 ai 3 minuti a giro, poco meno di 2 km, in discesa e sul rettilineo si passano anche i 60 kmh. Alla faccia della gara endurance all day and night long!!!

Un passaggio notturno

In 20 minuti si fanno in media 7 giri! Qualcuno ne ha fatti sei, qualcuno 8 e poi trovi quei pazzi (eroi) che la fanno “solo”, uomini e donne! Roba da matti per l’appunto! Noi cerchiamo di capire come funziona la cosa, chi curare e qualche ruota ciucciare, al 5° giro saltiamo per aria come un pallone. Si è vero, arriviamo da un periodo complicato ma così non va bene. Non perdiamo il giro ma il gruppo buono si e questo potrebbe riflettersi negativamente sui prossimi slot. Finisce il nostro turno e incazzati come delle pantere andiamo a fare i rulli per scaricare! Cerchiamo di tenere un comportamento, il più professionale e serio possibile ma la realtà ci dice che ci prenderemmo a frustate da soli! Ecco. In un mese senza bici abbiamo perso tutto, forza, tono, agonismo, ritmo! E penso “che pippa” ( si perché scrivere mezza sega stà male). Ma al tempo stesso mi dico:” dai ostia è l’occasione buona per allenarsi a riaprire il gas”.

Sono arrabbiato ma non demotivato, mangio e bevo come si deve, almeno in quello l’esperienza aiuta. Il secondo slot va molto meglio del primo. Nel terzo addirittura faccio 8 giri, uno in più della media. Ottimo.

In mezzo all’agonismo, all sport, all’adrenalina, non vogliamo dimenticare quanto è belle il borgo di Feltre, ancora vestito a festa per il precedente passaggio del Giro d’Italia.

10 minuti di defaticamento sul rullo, zaino in spalla e direzione hotel. Doccione, colazione e un pò di nanna. Sono le 7 e buona notte. Sveglia alle 12, un giretto in centro a Feltre, un piatto di pasta in bianco, il giusto per non trovarsi in crisi di energie. Oggi pomeriggio, visto anche il caldo e a me piace, voglio spingere! Non sono al 100% ma chissenefrega! Al tempo stesso ripenso a quanto è passata veloce la notte e quanto condividi quando è buio, anche quando hai vicino gente che non conosci e che non hai mai visto prima. Bello, mi dico, la Castelli 24H non è poi così male, anzi è una figata.

E’ ora di andare, voglio scaldarmi per bene ed aprire il gas fin dove posso. Mi trovo con i due Peter, cambio di strategia per via del caldo, cambio ogni 15 minuti, dopo 5 giri circa: chiedo la posizione del team nella generale. Viaggiamo tra le 7^ ed 8^ posizione, dai non male, considerando che non abbiamo mai avuto un piano d’attacco e ci sono squadre organizzate a dovere. Siamo il primo team straniero, quando per ora siamo a premio. Si va in griglia di attesa: si viaggi ancora veloci ma il ritmo è diminuito leggermente, com’era nei pronostici. Il mio turno arriva, si riparte in salita! Un bene e un male al tempo stesso ma questo ti dà subito il polso e un valore al tuo stato fisico! Ci sono, la gamba è migliore rispetto alla notte, ho voglia di spingere e spingo. Attendo un giro a quello successivo, apro il gas in salita, esco dal mio gruppetto e nel rettilineo vado a prendere altri tre che si erano avantaggiati in precedenza. I quattro giri successivi sono a tutta; una gran bella scarburata. Ci voleva, sono contento e riprendo fiducia. Cerco di non dimenticarmi di bere, un gel, una Coca per agevolare “il rutto” post sforzo. Sarà così per le tornate successive. Feltre è piena zeppa di gente che guarda l’evento.

Il Team Boa2

Finisce il mio slot. Siamo in ottava posizione, non male e sempre primo team stranieri. Con me c’é anche un francese, insomma, siamo una squadra multietnica in territorio italiano. Io mi nascondo in mezzo agli austriaci, si parla in inglese, parlo italiano solo se necessario. Si torna in hotel per una rinfrescata, le tre ore successive passano in fretta. Man mano, lo si nota chiaramente, scende la tensione e l’adrenalina, anche la stanchezza gioca un ruolo importante! In 24 ore si dorme poco, si fa fatica e anche nei momenti di pausa sei attivo. La Castelli 24H volge al termine con una cerimonia maestosa, coinvolgente come lo è stata tutta la manifestazione, dall’inizio alla fine. In un lampo la zona cambio diventa il punto di ritrovo di tutti, atleti e non. E’ arrivato il momento di una birrazza in compagnia!

La 24H è anche tanta fatica ma alla fine è difficile trovare qualcuno senza sorriso.

Ah dimenticavo: abbiamo chiuso in ottava posizione assoluta, molto staccati dai primi ma comunque con un numero di giri all’onor del mondo. Vittoria come primo team straniero classificato (austriaci molto soddisfatti). Io mi sono prenotato per essere presente anche il prossimo anno, quando la Castelli 24H festeggerà i 20 anni. Forse, se non fosse stato per i ragazzi di Boa, non vi avrei partecipato! L’ho già detto e scritto? Boh, è lo stesso, se l’ho fatto significa che la Castelli 24H ha lasciato il segno!

24orefeltre.it

a cura della redazione tecnica, foto della redazione tecnica e di Peter B. (Boa Team)

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.