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Doping tecnologico legalizzato

di - 23/11/2017

Nascosto o alla luce del sole, si parla di doping tecnologico.

In questi giorni, dopo il lancio ufficiale della Nytro di Pinarello, la road bike con unità di assistenza alla pedalata, se ne sono sentite e scritte di ogni genere, cotte e crude. Pinarello non è il primo marchio che lancia la bici da strada con unità di assistenza alla pedalata integrata (omologata), nel corso della stagione estiva Focus ha lanciato il suo modello, Project Y. Perché la presentazione di una Pinarello road e-bike ha scatenato l’inferno e ha fatto tanto baccano? Pensiamo, una nostra opinione, che il marchio veneto sia considerato una sorta di icona race, un marchio e brand rivolto alla competizione; una bici da strada con pedalata assistita, in un certo senso, snatura questo concept.

Un nostro parere su tutto quello che viene detto, letto e scritto? Tutto giusto, nel bene e nel male, tutte le considerazioni e opinioni che sono state espresse hanno un loro valore, perché ogni parere arriva con differente estrazione di ragionamento e approccio. Chi è un agonista e purista della bici, amante della fatica, difficilmente accetterà la bici da strada con batteria e motore elettrico, a prescindere dall’età, a meno di una voglia incontrollabile di “fottere” qualche record agli avversari. Al contrario, chi ha l’obiettivo di “performare” ma non ha le possibilità fisiche, non riesce a raggiungere quel traguardo (mai raggiunto fino ad oggi con l’aiuto delle sue sole gambe), vede quell’ostacolo come insormontabile, oppure pensando a quell’utente che ha la massima aspirazione di battere i KOM su Strava (fregandosene dell’etica), pensa di prendere una road bike con il motorino (perché quello è: una bici da strada con il motorino). Non è solo una questione di età: scalare lo Stelvio, il Mortirolo, il Gavia si può fare (con la calma dovuta) anche dopo i 60 anni. Quello che più ci fa sorridere e pensare, ragionare, con la volontà di approfondire al tempo stesso, è l’approccio, una sorta di introduzione alla categoria road e-bike (quasi un insieme di giustificazioni) da parte dei brand ma anche da parte degli utenti stessi: “La bici con la pedalata assistita nasce per far affrontare la salita durissima, senza troppa fatica, e si rivolge a chi ha restrizioni fisiche oppure non è allenato; per le mogli che vogliono uscire con i mariti; è utile per fare scarico dopo allenamenti intensi; va bene per divertirsi, senza considerare questa tipologia di bici un prodotto race”.

Secondo noi? La e-bike nelle sue differenti costruzioni è puro e semplice business, un’opportunità (come si dice). In un mercato che genera parecchia confusione, che spesso non sa che direzione prendere e si butta a capofitto, a destra-sinistra-al centro, dove è necessario “non perdere il treno”, la bici da corsa con la batteria non fa altro che aumentare dubbi e incertezze in merito al doping tecnologico. Per le aziende però è necessario esserci, nel road come nella mtb, nel gravel come nel segmento commuter, nella e-bike e e-road. Respirando profondamente e senza polemiche, la e-bike, la e-mtb e la road e-bike sono lo specchio della società moderna che vuole tutto e subito, di una società che prima di trovare soluzioni, si impegna e investe nel cercare scorciatoie per arrivare prima, dove più che il valore della conquista è lo status symbol che conta (l’immagine vale oltre il 70% del risultato finale). Con questo, non vogliamo dire che non sia divertente, ma sarà sempre e comunque un artifizio. E’ questo il futuro della bici da corsa? Speriamo di no ma, alla fine di tutto, siamo (intesi come genere umano) riusciti a legalizzare il motorino nella bici da strada.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.