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Dynafit Alpine: IL TEST

di - 19/07/2022

Paolo Dellavesa in allenamento a Saint Tropez, tra scogliere e sentierini nascosti affacciati sul mare

Paolo Dellavesa ha testato la nuova Dynafit Alpine in allenamento tra i sentieri e le rocce in riva al mare di Saint Tropez e direttamente in gara, durante la recente Bettelmatt Super Race di 37 km, circuito Golden Trail Series Italia, in Val Formazza.

Dynafit, la montagna nel DNA

Il brand del Leopardo delle nevi ha nel proprio DNA gli sport di montagna, la Alpine incarna a pieno questa filosofia e promette alte prestazioni sui sentieri più impervi. L’abbiamo messa alla prova alla Bettelmatt Super Race, gara di 37 km che si svolge in Val Formazza e fa parte del circuito Golden Trail Series Italia. Non è stato facile ma io e la Alpine abbiamo portato a casa una sudata top ten nella classifica finale, vediamo con quali sensazioni!

Paolo in gara, durante la recente Bettelmatt Super Race di 37 km, circuito Golden Trail Series Italia, in Val Formazza.
Paolo in gara, durante la recente Bettelmatt Super Race di 37 km, circuito Golden Trail Series Italia, in Val Formazza.

La Parola al Brand

La Alpine è una scarpa da corsa leggera, reattiva e incredibilmente versatile sui terreni tecnici. Dedicata al trail running, ha un’ottima ammortizzazione e una calzata comoda. Con un drop di 6 mm dal tallone all’avampiede e un volume medio ti sostiene alla perfezione durante le sessioni veloci di allenamento e le corse su diverse distanze. La suola “grippante” Vibram Megagrip regala una tenuta perfetta e un’aderenza sicura in ogni momento, per muoversi veloci anche su terreni difficili con il maltempo. La costruzione seamless della linguetta garantisce comodità e assenza di punti di pressione, per aumentare la resistenza. La suola con forma arrotondata, chiamata Alpine Rocker, e l’ammortizzazione equilibrata consentono di raggiungere una sensibilità dinamica e reattiva in corsa.

La Gara – Bettelmatt Super Race

Siamo in Val Formazza, estrema propaggine settentrionale della Val d’Ossola e quindi del Piemonte, al confine con la Svizzera.
Val d’Ossola che quest’anno si è meritata l’occasione di ospitare i mondiali di Skyrunning, in programma dal 9 al 11 settembre, nuovamente in Italia 12 anni dopo; ed è proprio in questa valle delle Alpi Lepontine, contornata da cime sopra ai 3000m che si svolgerà la prova SkyUltra di 61km.

La Dynafit Alpine in gara

Situazione perfetta per correre in un contesto unico e provare la linea Alpine di Dynafit. Il focus di questo test è rivolto alle scarpe appositamente sviluppate per terreni di alta montagna. La competizione scelta tra le tre disponibili è la 37km, con quasi 2500m di dislivello positivo; si parte da Riale, piccolo borgo Walser a quota 1730m, dove in meno di 10km si è già a sfiorare i 3000m del rifugio 3A in un paesaggio mozzafiato.

Design e Finiture

Linee filanti e grafica aggressiva, matrimonio perfetto con la collezione di abbigliamento Alpine di Dynafit. La parte anteriore mi dà subito l’idea di essere scarica, le protezioni sono evidenti solo nella parte posteriore, con un fascione in TPU che corre in diagonale dal tallone verso il mesopiede andando ad avvolgere e irrigidire la calzatura. I materiali utilizzati e le saldature sembrano di qualità, dato sottolineato anche dal peso identico delle due scarpe, pari a 282 grammi per la misura 9US, sinonimo di qualità costruttiva. Mi piace la linguetta che appare molto morbida, con il leopardo delle nevi a ricordarci che sarà una scarpa agile e veloce.

Dynafit Alpine, First impression

Andando a calzare le Alpine si legge, stampato sulla soletta, “No pain no gain”, a presagire che con queste scarpe non si scherza, loro sono pronte a farci fare fatica e promettono di ricambiare con alte prestazioni. La costruzione generale è avvolgente, in particolare nella parte anteriore, io che apprezzo molto questa caratteristica ho dovuto richiedere un numero in più. Trascorsi i primi minuti camminando, le sensazioni sono di calzare una scarpa precisa e fasciante, non molto ammortizzata ma neanche eccessivamente rigida; che mi proietta con la mente alle rapide ascensioni estive.
La geometria è a rocker (o camber inverso), non estremizzato ma leggermente a “barchetta”, che già dai primi passi mi da la sensazione di spingermi in avanti.

Chiusura

Sono presenti 5 occhielli, in quello finale essendo più soggetto a trazione è integrato un anellino rinforzato che migliora anche la chiusura generale. Manca l’ochiello extra che viene usato per personalizzare la calzata, io non ne ho sentito la mancanza perché i lacci con sezione rotonda serrano molto bene. Normalmente preferisco i lacci piatti perché la maggiore superficie a contatto con il collo del piede mi dona la sensazione di maggior avvolgimento, ma l’accoppiata lacci-linguetta funziona bene e la costruzione generale molto precisa non mi ha fatto sentire la necessità di un laccio di quel tipo.

Linguetta top!

Promossa anche la linguetta che è sottile ma leggermente imbottita nei punti giusti, anche serrando con decisione la chiusura non si sente una pressione fastidiosa sul collo del piede. E’ inoltre presente una porzione di tessuto dove si può nascondere indicativamente metà allacciatura. Il punto debole dei lacci rotondi è che tendono ad allentarsi con il passare dei km, tuttavia il problema è facilmente risolvibile con il doppio nodo!

Comfort

Ritengo la Dynafit Alpine una scarpa piuttosto minimale, le imbottiture sono presenti ma solo sul contrafforte tallonare, anteriormente la tomaia in mesh è essenziale. La costruzione molto fasciante mi è piaciuta e non ho percepito punti di trazione scomodi, il toe box lascia poco movimento alle dita, caratteristica che personalmente mi piace ma non ci correrei per tante ore, situazione in cui preferisco muovere un po’ le dita per distendere la muscolatura del piede. La linguetta con costruzione seamless molto morbida, quasi vellutata, contribuisce alla sensazione di comodità generale. Non è una calzatura studiata per le lunghe distanze che spesso grazie ad imbottiture e intersuole generose risultano super confortevoli; durante la mia esperienza di utilizzo in gara, che è durata 4h45, non ho percepito affaticamenti e dopo aver tagliato il traguardo, i piedi non sono apparsi stanchi o doloranti.

Traspirabilità

Buona, soprattutto nella parte anteriore del piede, dove le protezioni sono minime e la tomaia può traspirare liberamente. Nella parte centrale e posteriore, più imbottita, il piede tende a scaldarsi un po’, il giorno della gara la temperatura media è stata di circa 18°C e ha causato un po’ di sudorazione extra. Con il passaggio della gara a sfiorare i 3000m mi sono imbattuto in alcuni tratti di ghiacciaio, il piede si è asciugato velocemente e la discesa seguente non mi ha causato sfregamenti fastidiosi o vesciche.

Grip

Da un brand come Dynafit, riferimento assoluto per la produzione di attrezzatura da montagna, ci si aspetta il massimo in termini di tenuta, il compito è affidato a Vibram, che per la Alpine utilizza mescola Megagrip, un prodotto di assoluta eccellenza che non ha bisogno di presentazioni.

Ottimo grip in gara

La gara parte a ritmi elevati, siamo passati dai sentieri in terra battuta allo striminzito ghiacciaio dei Camosci che conduce al punto più alto del percorso, a quota 2960m del rifugio 3A in soltanto 1h e 20’. La tenuta della Dynafit Alpine in salita è sempre stata soddisfacente, sono salito senza perdite di trazione, anche sulla neve il tacchetto alto 4mm è risultato un valido alleato.
Battistrada aggressivo
L’impronta del battistrada è aggressiva, prevede tasselli di geometria variabile ma più grossi verso i bordi e leggermente scanalati nella parte interna della suola, dove sono chiamati in causa per garantire trazione e drenaggio in caso di fango. Il loro orientamento è diverso tra parte anteriore della suola deputata maggiormente alla spinta e quella posteriore, fondamentale in frenata; la parte centrale come spesso accade è priva di tacchetti ma questo non compromette il livello di tenuta generale.

Ottimo grip in discesa

Le discese della BUT sono quanto di più vario si possa immaginare, la prima parte è veloce, su sentiero di alta montagna in terra battuta e sfasciumi, tutto da correre. Per passare ad un tratto tecnico, mio personale punto debole, ma dove la grande affidabilità su roccia della suola mi ha fatto limitare i danni. La seconda discesa invece, che parte anch’essa tecnica dopo lo scollinamento, si sviluppa quasi interamente su strada poderale, dove i tornanti ad alta velocità hanno messo a dura prova articolazioni e scarpe: ma anche in questo caso è arrivato prima il limite fisico rispetto a quello delle Alpine, che mi hanno “aspettato” facendomi concentrare unicamente sulla gara, un bell’aiuto!
Ho incontrato saltuariamente tratti bagnati e con terreno soffice, ma la sensazione è che si comportino molto bene anche su quelle superfici.

Heel Preloader promosso a pieni voti

Merita una menzione a sé il fascione in TPU (poliuretano termoplastico) che avvolge il tallone e si allunga verso il mesopiede; questo è chiamato “Heel Preloader” e connota nettamente questo e altri modelli della gamma Dynafit. La sua funzione, oltre a quella di donare struttura, protezione e rigidità alla scarpa è quella di fungere da vero propulsore. Mi spiego meglio: quando si piega il piede (soprattutto in salita) e la scarpa si flette, questa struttura si tende e nel momento dello stacco da terra questo rilascia l’energia donando uno slancio che si sente eccome. Questa mi è sembrata un’ottima trovata da parte degli sviluppatori di Dynafit, che hanno reso la scarpa reattiva lavorando sull’intersuola non attraverso l’inserimento di piastre ma dall’esterno; così da mantenere inalterata la sensibilità negli appoggi.

Stabilità

La Alpine non tradisce le aspettative e mi è sembrata davvero molto precisa. Lo stacco da terra di 26/20 millimetri, tallone/avampiede, e il drop di 6mm sono secondo me il compromesso perfetto per gare tra 3 e 6h. Ho apprezzato moltissimo la sensibilità che ha il piede nei confronti del terreno, questo secondo me è un parametro che molto spesso viene meno a causa di stacchi da terra elevati o piastre che isolano un po’ troppo il piede dal terreno, facendomi diminuire il feeling e di conseguenza anche il piacere di essere padrone di ogni mio appoggio. In questo caso invece, complice anche la costruzione fasciante della Alpine, mi sono sempre sentito a mio agio e ho potuto spingere al massimo sfruttando la proiezione in avanti offerta dalla costruzione rocker e contando su un appoggio sempre stabile, anche sui traversi.

Struttura da 10 e lode

Personalmente mi piace molto la duplice struttura della scarpa. La parte anteriore morbida e flessibile anche alla torsione mi aiuta a copiare bene le asperità del terreno quando la velocità aumenta. La parte posteriore/mediale rigida mi supporta invece quando devo rallentare o affrontare curve secche. Credo che per apprezzare questa caratteristica sia necessario avere un piede ben allenato, perché altrimenti il rischio è quello di stancarsi vista la non grande rigidità anteriore, soprattutto nei tratti di corsa in contropendenza. Interessante il fatto che la soletta interna è cucita sulla punta del piede, idea che evita soprattutto con i piedi bagnati che questa si sposti durante la corsa. Il rovescio della medaglia è l’impossibilità di rimuoverla quando si lavano le scarpe, allungando di conseguenza i tempi di asciugatura…

Protezione…premessa necessaria!

Premetto che il grado di protezione della tomaia a mio avviso è generalmente un punto dolente di molte calzature nate per correre velocemente su terreni tecnici, che per risparmiare qualche grammo sacrificano la protezione verso gli impatti, come se i sassi o le radici non facessero male anche a chi corre forte!

Protezione avampiede

Partiamo dal descrivere l’avampiede: la tomaia dà l’idea di essere molto resistente, a protezione delle dita è presente un inspessimento in TPU a contornare i punti critici e un film più sottile che avvolge la parte anteriore e si congiunge con una fitta intelaiatura sul mesopiede. In gara, alla ricerca della velocità ho impattato più volte contro delle pietre ma nonostante questo le protezioni sono state efficaci.

Protezione tallone

Il contrafforte tallonare è molto articolato e ben imbottito all’interno, rigido anche grazie al già citato Heel Preloader e a rivestimenti termoplastici posizionati in punti strategici e di vario spessore. Alpine che si è rivelata un ottimo compromesso tra prestazione pura e protezione del piede, una versatilità che amplia il suo potenziale utilizzo anche ad allenamenti a ritmi meno esasperati.

Capacità di ammortizzare

Questo parametro è figlio del reparto più studiato dagli ingegneri delle aziende di scarpe, dove si concentrano i maggiori investimenti per rimanere al passo con le concorrenti. L’evoluzione corre più rapida dei runners, Dynafit ha realizzato una schiuma in EVA (ovvero etilene vinil acetato, un polimero elastomerico) a doppia densità, che definirei “semplice ma efficace”.

Niente piastra, ma…

Molte scarpe prestazionali della concorrenza sono ormai equipaggiate con inserti tecnologici come piastre in fibra di carbonio o altri materiali, la Alpine segue una filosofia più minimale e vecchia scuola, ma che secondo me ha diversi benefici: infatti ho potuto contare su una sensibilità superiore a molte scarpe dello stesso segmento, l’intersuola risulta reattiva e con un’ammortizzazione ideale. Non ho mai avuto la sensazione di dissipare energia in salita, ma il bello inizia quando si può spingere e correre veloce, il ritorno di energia è eccellente e l’ammortizzazione è stata calibrata alla perfezione. Per essere una scarpa veloce ho affrontato le lunghe discese con grande comfort, anche maggiore di quello immaginato nelle “first impressions”.

Consigliata per…

Trovare un utente ideale per questa scarpa non è così scontato come mi ero immaginato calzandola la prima volta. Infatti, se dovessi descrivere la Alpine con una parola la definirei versatile, certamente da posizionare nella categoria delle calzature per piedi veloci. Da questo test in gara emerge una scarpa leggera (ma non troppo), con un’ammortizzazione efficace nonostante uno stacco da terra “medio” e non massimale.
Come detto la Alpine non è equipaggiata con tutte le ultime mode-tecnologie, ma non se ne sente la mancanza soprattutto grazie al “Heel preloader” che è la vera chicca. Si calza una scarpa reattiva, protettiva dove serve senza che sia svestita per la performance.

Dynafit Alpine, prestazionale, ma non esclusiva!

È una scarpa prestazionale ma non per questo “esclusiva”. La consiglierei al runner leggero per effettuare gare e allenamenti fino a 5-6 ore. i sentieri tecnici sono i suoi preferiti ma si comporta bene anche sui segmenti corribili, soprattutto grazie alla geometria rocker che tende a proiettare in avanti. Può andare assolutamente bene anche per chi è meno leggero, ma solo se padroneggia una buona biomeccanica di corsa e per distanze leggermente inferiori. Complessivamente penso che sia un modello riuscitissimo e che consiglio di provare a questo tipo di utenti.

Suggerimento finale

È un consiglio che dovrebbe valere sempre, ma in questo caso ancora di più: provatela prima di acquistarla! La Alpine è molto fasciante, per piante medio-strette e con una numerazione che potrebbe risultare di anche 1 numero superiore alla media delle scarpe della concorrenza. Dopodiché divertitevi! Arrivare veloci in cima sarà bello, ma lo sarà ancora di più correre verso valle a perdifiato.

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”