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Good Year Eagle F1 dai motori alla bici è un attimo

di - 11/05/2020

Vi proponiamo il test delle Good Year Eagle F1, un nome storico per gli amanti delle competizioni automobilistiche, ora ripreso nell’ambito della bici. Eagle F1, una gomma tubetype versatile e racing al tempo stesso.

Automotive chiama e bici risponde

Good Year è solo l’ultimo (in senso temporale) dei grandi marchi dell’automotive che sbarca nel mondo del ciclismo. Continental, il ritorno di Pirelli dopo anni di assenza e ora Good Year, grosse aziende che ora investono e portano il loro know how verso il ciclismo. Pert alcuni aspetti, proprio la bicicletta è terra di conquista, un settore che anche grazie al concept della “nuova mobilità”, attrae investitori extra settore. Ma ora ci concentriamo sulla prova della gomma Eagle F1.

Good Year Eagle F1

Prima di tutto, le immagini lo confermano, la Eagle F1 non è una gomma completamente slick. Gli intagli laterali la categorizzano come direzionale, con un senso di rotazione specifico, unico per anteriore e posteriore. La sezione centrale è liscia.

Una mescola proprietaria

Dal punto di vista tecnico, lo pneumatico è costruito con una mescola di ultima generazione, che prende il nome di GSR. GSR è un blend proprietario, composto da gomma naturale e sintetica, grafene e silice di ultima generazione. Oltre alle performances, la mescola così composta aumenta la longevità del prodotto. Prima di raggiungere la carcassa da 120Tpi, sempre nella sezione centrale e superiore dello pneumatico, è stata inserita una membrana antiforatura con uno spessore di 20 mm, che ha un doppio obiettivo: proteggere e irrobustire l’intera struttura. Una gomma leggera  con i suoi 210 grammi dichiarati nella misura 700×25 (abbiamo rilevato 194g). il prezzo di listino è di 48,90 euro. Giusto precisare che le gomme road racing oriented di Good Year sono due: Eagle F1 Supersport e Eagle F1 (quest’ultima soggetto del test). In Italia è Mandelli il distributore ufficiale.

Le nostre impressioni

Good Year Eagle F1 è uno pneumatico votato alla competizione, nonostante dimostri una versatilità ottimale. Una sorta di trasversalità di utilizzo e capacità di adattamento arriva dalla presenza di intagli laterali e da una mescola polivalente. Al tatto è mediamente pastosa, molto morbida ai lati sottile e consistente. È facile da tallonare al cerchio e a nostro parere si adatta in modo quasi perfetto a ruote con canale interno da 19 mm. Una volta inserita sulla ruota e gonfiata (in un range tra le 6,5 e 7,5 bar) sembra più piccola di quello che è effettivamente.

Una gomma che fa sentire la ruota

La sua forma è contrassegnata da una sezione centrale ridotta a contatto con l’asfalto, mentre i lati sfruttano una superficie abbondante: un bel vantaggio quando c’è da piegare in curva e nelle contropendenze. A dispetto del valore alla bilancia è uno pneumatico tosto, non eccessivamente duro e secco ma che non fa nulla per smorzare le vibrazioni: d’altronde è una gomma che si rivolge a chi ricerca un prodotto con forte vocazione all’agonismo.

Davvero scorrevole

Eagle F1 ha nella scorrevolezza la sua dote migliore, oltre alla capacità di far sentire la velocità al pilota, altra caratteristica apprezzata da chi è in grado di sfruttare i componenti al massimo delle potenzialità. Secondo noi è uno pneumatico che offre il meglio in situazioni di asfalto asciutto e climi non freddi.

a cura della redazione tecnica, foto redazione tecnica.

goodyearbike.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.