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Granfondo Alassio Laigueglia, la doppia esperienza

di - 24/04/2018

Granfondo Alassio Laigueglia, una doppia esperienza , una sorta di doppio ( e differente) approccio per vivere una granfondo. Da un lato la ricerca della prestazione agonistica (Davide) da un appassionato di ottimo livello del mondo amatoriale, capace di valutare ed analizzare i numeri, i dati e l’espressione della sua performance, un “ingegnere” della bici e nella vita. Dall’altra parte il racconto di Enrico, interprete storico delle granfondo da tanti anni, vero appassionato della bicicletta, una macchina da guerra instancabile, capace di performare e al tempo stesso di fare valutazioni nel minimo dettaglio ma anche sarcastico. Abbiamo voluto costruire un articolo unico nel suo genere, con un doppio testo, scritto dai nostri collaboratori. Ecco a voi e buona lettura.

Davide Sanzogni

Si è svolta Domenica 22 Aprile la Granfondo Internazione Alassio-Laigueglia, sintesi delle due omonime manifestazioni rimandate a causa del mal tempo di inizio stagione. Come contraltare per la lunga attesa gli oltre 2000 partecipanti e i loro accompagnatori hanno avuto in dono una giornata dal clima decisamente estivo. Nutrita la presenza di stranieri e di alcuni tra gli atleti più forti del panorama nazionale. Le due adiacenti località turistiche si sono divise l’onere e l’onore di ospitare la manifestazione. A Laigueglia la partenza e ad Alassio logistica ed arrivo.

In piazza Partigiani è stata allestita un’interessante area expo, il bike park custodito, velocizzato nel funzionamento grazie all’introduzione di lucchetti la cui chiave è affidata allo stesso proprietario della bici, e la tenso-struttura utilizzata sia per la distribuzione dei dorsali e dei pacchi gara che per il pasta-party finale. Il percorso, che in buona misura ha ricalcato quello di Alassio della scorsa stagione, ha secondo noi agevolato lo svolgimento della gara. Infatti, a differenza di quando avviene nel classico percorso di Laigueglia che prevede un lungo tratto pianeggiante fino a Borghetto Santo Spirito o in quello di Alassio che ha comunque un tratto a velocità controllata mentre si attraversa il centro di Laigueglia, qui subito dopo il via il percorso affronta il Capo Mele, seguito a breve distanza dal Capo Mimosa e dall’ostico Capo Berta. Queste pur brevi asperità hanno contribuito non poco ad allungare il gruppo e a rendere più omogenei i gruppetti di partecipanti che si sono andati via via formando, con ovvi benefici in termini di sicurezza. Ineccepibile il presidio del percorso, sia per la presenza di cartelli ben visibili che di volontari agli incroci e moto-staffette. Poche le macchine sfuggite alle maglie dell’organizzazione, risultato tanto più notevole perché va da se’ che realizzare una simile chiusura a fine Aprile, a stagione turistica avviata, sia molto più oneroso che ottenere lo stesso risultato in Febbraio. Anche per questo motivo, la prima vera salita di giornata ovvero il Colle di San Bartolomeo, sede del primo ristoro, è stato affrontato dall’inedito versante di San Lazzaro Reale lungo una strada secondaria, di cui si poteva meglio gestire la chiusura. Un itinerario comunque di grande fascino visto l’ambiente tipicamente ligure in cui ci si trova immersi. La successiva discesa ha richiesto ai partecipanti attenzione e prudenza per via di alcuni tratti sconnessi. Qualcuno ha preso qualche margine di sicurezza in più, mentre altri si sono assunti i loro rischi, ma al momento non ci risulta che ci siano stati incidenti di rilievo. A seguire nel tratto di strada tra Borghetto d’Arroscia, Gazzo e Vendone, che si snoda tra terrazzamenti fitti di ulivi e da cui si gode un notevole panorama verso Albenga, era anche presente il secondo ristoro e un discreto numero di spettatori che incitava i corridori. Il clou della manifestazione, agonisticamente parlando, è stato rappresentato dall’ascesa al Santuario della Madonna della Guardia. 8km di salita di cui li ultimi 2 con pendenze a doppia cifra.

Ad imporsi è stato Paolo Castelnovo del team MP Filtri, davanti a Igor Zanetti del team Miche Legend e Dario Giovine del team Isolmant. In campo femminile Manuela Sonzogni, del team Isolmant precedendo Annalisa Prato del team De Rosa Santini e Carretta Valentina del team All4cycling.

Enrico Monti

E alla fine arriva….Mevio (niente Polly…). Dalla fine di febbraio il nostro amico ha gestito una serie di concomitanze veramente fantozziane e, diciamolo pure, ha corso il rischio di rimandare anche questa data di Alassio dopo l’incidente del venerdì sera che ha spezzato in due l’autostrada tra Savona e Ventimiglia (noi lo sappiamo bene visto che ci siamo fatti 10 chilometri in 3 orette…). Morale: il prefetto dà parere sub judice in quanto in caso di altro incidente sulla rete stradale la manifestazione sarà immediatamente fermata per permettere la gestione del traffico sulla rete ordinaria. Con questa spada di Damocle sulla barba Vittorio tiene il brodo e la macchina organizzativa del GS Alpi, impeccabile come al solito, si prepara per accogliere quasi 3000 partenti. Un numero inimmaginabile al momento del secondo rinvio. A maggior ragione del fatto che in questa data ci sono concomitanze quanto meno “scomode” in altre parti d’Italia. Eppure il sabato si incontrano ciclisti da ogni dove, compresi diversi stranieri che si godono questo anticipo d’estate che tanti danni farà all’indomani. Le griglie sono collocate nelle solite vie cittadine di Laigueglia e lo start avviene sulla statale Aurelia nel tracciato che affronta immediatamente i celebri strappi di Capo Mele e Capo Berta.

Nei sobborghi di Imperia ci si inoltra verso l’interno su un fondo valle sovrastato in lontananza dalle cime innevate delle Alpi. Gara relativamente breve su un unico percorso ma con una altimetria che non da tregua. Le strade “blindate” presentano in diversi tratti un fondo che mette alla prova le capacità di guida dei fondisti; in particolare la seconda discesa è veramente tecnica e veloce pur presentando diversi tornanti. In tema di sicurezza ci teniamo a rimarcare la scelta di gestire tutti i mezzi sul tracciato in modalità satellitare, onde permettere ad ogni SOS lanciato sul percorso una risposta pronta e veloce, dal primo all’ultimo ciclista. L’ultima fatica della giornata è sempre sotto un sole caldo che porta alcuni atleti poco idratati al “crampo cane”, variante del “crampo tradizionale” con la particolarità di sentire un bel morso di bulldog ai lati della coscia.

Se possiamo permetterci un appunto alla maniacale organizzazione valtellinese lo facciamo al ristoro post traguardo, sottodimensionato alle temperature che sfiorano i 27 gradi nelle rampe finali e riducono a zero le scorte d’acqua dei ciclisti; ma qualcosa da criticare ci vorrà pure! Se no cosa ci stiamo a fare? Scherzi a parte non finiremo mai di ringraziare gli organizzatori per questa giornata veramente perfetta nonostante i numeri e gli angusti spazi della Liguria. Un ventennale con i fiocchi, un po’ sofferto e desiderato ma alla fine …..

le foto sono di: HML Photo Dardo Gaudin

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.