Pubblicità

Granfondo La Mont Blanc, pedalata con voi

di - 25/06/2017

Questa mattina poco dopo le 8 il cielo sopra la zona di Courmayeur si presentava così, dopo un paio di violenti temporali della notte. Nulla di male e nulla che abbia portato scoramento negli animi dei ciclisti (circa 1300 partenti), anche in considerazione delle giornate bollenti appena trascorse in settimana. Il Monte Bianco, tutta la valle che porta a Courmayeur, sono una bomboniera, con il “grande massiccio” che incute in certo timore, merita rispetto ma non puoi, non si può, non fermarsi ad osservarlo e guardalo in tutta la sua imponenza.

 

Le notizie che arrivavano da Aprica, per la granfondo con Gavia e Mortirolo, son ben peggiori, visto il nubifragio, neve sul Gavia per una delle manifestazioni storiche del nostro movimento che è stata annullata, per motivi di sicurezza. Onore e rispetto a chi ha preso la decisione annullare l’evento: siamo convinti che non tutti sarebbero in grado di prendersi queste responsabilità.

Tutti i ciclisti iniziano a prendere il loro posto in griglia, in molti hanno sfruttato una giornata in più per rifiatare dal caldo e godersi queste zone; sembra non esserci tensione agonistica (sembra) perché una granfondo alpina è temuta da tutti ma, la frase che più è di moda in questa mattina “meno male che non fa lo stesso caldo dei giorni passati”: in un certo senso anche il termine del Challenge Coppa Piemonte Nikon, porta una certa tranquillità, in molti pedalatori termineranno le loro fatiche granfondistiche con la giornata di oggi (così dicono ma in queste affermazioni i ciclisti sono poco affidabili). Il cielo inizia ad aprirsi, l’azzurro si allarga e guadagna terreno sulle nuvole che sembrano panna, si parte con il sole, strade umide e subito naso all’insù.

Piccola salitella verso il tunnel del Monte Bianco, la strada che porta fuori il borgo di “Courma” (come si dice) e picchiata in valle con un discesone dove si passano gli 80 orari. La strada è asciutta e alcune curve, le più pericolose, sono tutte esposte al sole.

Il percorso corto gira subito nella borgata di La Salle, il medio e il lungo vanno avanti verso la porzione più tecnica del tracciato. Questa’anno il comitato organizzatore ha messo a punto tre percorsi, per tutte le esigenze e gusti.

Tutto il tracciato è ben segnalato con cartellonistica ben visibile, non solo i punti più pericolosi ma anche le strade secondarie sono chiuse, oppure presidiate: in fatto di sicurezza e gestione non manca nulla.

Si sale e si scende continuamente, alcuni tratti di salita passano abbondantemente il 10% e le discese non sono da meno, tecniche e tutte da guidare, anche se in alcuni tratti ti lasciano a bocca aperta: i panorami che offrono sono incredibili, con questi veri e propri balconi che si aprono sulla valle dove il Monte Bianco è sovrano. Il clima è ottimo, la temperatura sembra essere studiata appositamente per pedalare.

La bici è fatica e passione; non si vive di sola bicicletta, ma il panorama è di quelli da urlo e le chiazze di neve sono solo l’ultimo valore aggiunto in questa estate africana.

I tre percorsi tornano verso Courmayeur, sul lato destro della montagna si passa in mezzo alle vigne su questa strada che sembra un serpentone tra sport e natura. I lunghisti si dovranno arrampicare sul Colle San Carlo, poco più di 10 km al 10% di pendenza media: per fortuna che è quasi tutto all’ombra.

Solo per il percorso maggiore, l’organizzazione è stata obbligata ad approntare l’arrivo proprio in cima al colle, per via di un nullaosta non concesso dalla cittadina di La Thuile, una cosa che ha poco senso, forse un dispetto che non giova a nessuno, in primis a quei partecipanti (che sono anche turisti) che sono venuti in zona con le famiglie. Dopo il traguardo gli atleti sono tornati a Courmayeur con i propri mezzi.

Questa manifestazione ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento delle granfondo, non solo in ambito nazionale ma anche per quelle nazioni predisposte al ciclismo: ci vengono in mente le vicine Svizzera e Francia (oggi in griglia si parlava molto il gallico). Un applauso agli organizzatori per la gestione della gara, della manifestazione e della difficoltà del passaggio a La Thuile. Si può e si deve sempre pensare di migliorare, ma qui il livello è stato molto alto.

 

 

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.