La Granfondo Perini 2021 (il nome corretto e completo è la Granfondo Giancarlo Perini Valli Piacentine) spegne le sedici candeline, in un periodo storico complicato e in momento della stagione inedito, quello di fine agosto. La Granfondo Perini, storicamente, si svolge in primavera. La gara ciclistica e l’evento di Giancarlo Perini (e tutto lo staff che collabora con lui) è sempre un gran bell’evento, ben organizzato e ben confezionato, curato nei dettagli e dove si respira un’aria famigliare. Il nostro racconto.
Granfondo Perini 2021, pollice alto
Le manifestazioni “amiche” esistono ancora e la Granfondo Perini è una di quelle e non è un semplice dettaglio. Sono quegli eventi dove ci si sente a casa, nei quali si respira un’aria di famigliare e di coinvolgimento, dove ognuno sembra ricoprire un ruolo e riceve considerazione. La Perini è così.
Questi territori, le Valli Piacentine, sono fatti di gente operosa, di lavoratori instancabili che hanno sempre una buona parola e un sorriso per tutti. Queste colline brulicano di ciclisti e la granfondo è per molti un giusto premio e una valvola di sfogo.
Se noi appassionati/praticanti, non avessimo persone come Giancarlo (Perini, Il Pero, gambe di burro, il Duca di Benidorm, i soprannomi si sprecano) e in Giancarlo identifichiamo anche tutto il suo staff e le persona che collaborano con lui, non potremmo gareggiare. Questo aspetto non dovremmo mai dimenticarlo!
Ricorderemo la Granfondo Perini 2021 come la granfondo dell’ultima Domenica di Agosto, una giornata calda e godibile, con una partenza alle 10 di mattina (che è tanta roba) e per una gara che è ancora capace di mettere sul piatto 3 percorsi: lungo, medio e corto. Parleremo di questa granfondo per la ricchezza del suo pacco gara, una delle sue prerogative e che non guasta mai. La Perini 2021 ci rimarrà nella mente anche per i tanti tratti di asfalto tirati a lucido, dei biliardi, fattore non scontato nelle valli interne tra Piacentino ed Oltrepò Pavese.
Carpaneto Piacentino, un borgo votato allo sport
In realtà non è solo Carpaneto, perché nei dintorni troviamo tanti paesi e borghi famosi nella storia del ciclismo moderno e di epoche passate. Cadeo, Castell’Arquato e Ponte Nure, Castel San Giovanni, Lugagnano Val d’Arda, Fiorenzuola e la stessa Piacenza (ma ne abbiamo molti altri), tutti luoghi che sono fucine di atleti, lo sono da sempre. Carpaneto Piacentino è un bel paese; da una parte è piatto e si nota l’importante anima agricola, dall’altra la strade sale in modo costante verso l’Appennino e traspare un cuore collinare e montano. Lo stesso paese sembra svilupparsi intorno al centro sportivo, luogo di ritrovo e di attività, punto di partenza ed arrivo della granfondo. Perfetto.
C’è spazio per parcheggiare la macchina, i camper e per fare tutte quelle operazioni “da ciclisti”. Ci sono tanti locali, dove le mogli e la famiglie possono sostare quando i pedalatori sono a far fatica, La Domenica c’é sempre il mercato! La Granfondo Perini non è mai stata banale e mai lo sarà!
Ci sono tanti sponsor, molti sono locali e confermano il loro attaccamento ad un personaggio come Giancarlo Perini, che oltre ad essere stato un Professionsita con la P maiuscola è un uomo capace di fare promozione. Conosciamo queste zone anche grazie a lui:” Carpaneto Piacentino, ah si, il paese della granfondo”.
1000 iscritti
Circa 1000 iscritti, non pochi se consideriamo tutto quello che stiamo vivendo. Le concomitanze (tante manifestazioni si svolte nella stessa giornata), una sorta di ricambio generazionale del popolo granfondistico e anche un certo ridimensionamento dei numeri di queste manifestazioni che sono fuori da contesti che fanno del turismo la prima attività lavorativa e di promozione del territorio.
Sono passate (per ora) le epoche dove le granfondo, come ad esempio la Perini, facevano registrare 2000 partenti. Certi numeri, ad oggi, li troviamo “solo” in quelle manifestazioni che sono abbinate ad una promozione turistica territoriale e regionale, dove l’evento ciclistico diventa al pari di una vacanza. Luoghi dove, anche la politica e le amministrazioni giocano un ruolo di primaria importanza in termini di veicolazione e promozione.
Un pò di cronaca della gara
Il bello e il brutto di avere tre percorsi a disposizione: da un lato l’ampia scelta di chilometraggio e dislivello, dall’altra il dover confrontarsi anche con i “circuitari”, ovvero con quelli che reggono i 60 km a più di 40 di media, mettono il gettone nella fessura e chiudono la vena per 1 ora e mezza, capaci di fare fuoco e fiamme fin dai primi metri! Bello anche questo, stimolante e motivante.
Come ormai d’abitudine per la Granfondo Perini, si parte con la strada che tende sempre in salita, a tratti impercettibile, una sorta di riscaldamento veloce dove i vari gruppi iniziano a darsi battaglia. Qui ci sono le prime schermaglie agonistiche, ma è anche facile capire le diverse interpretazioni e chi farà cosa!
All’imbocco della prima salita, il gruppo è già allungatissimo. La testa della corsa non vede la coda e viceversa. Full gas e per gli amanti dei dati e dei wattaggi è proprio la prima erta, quella che passa nell’abitato di Magnani a misurare la febbre a tutti. Qui, salire a 350 watt, significa stare a metà gruppo e poi il tratto veloce in falsopiano fa la differenza. In un certo senso, questo serpentone di asfalto che spacca la collina è il leit motiv del percorso, esigente e discontinuo, dove al pari della forza ci devi mettere anche la testa, per non consumarti e finirti prima del tempo. E poi fa caldo, non è umido, ma la giornata ha un sole che brucia!
Si sale e si scende in continuazione e mollati quelli del corto, la strada ci porta verso Lugagnano, dove ci sarà la divisione tra medio e lungo.
I due tracciati tecnici, c’é poco tempo per tirare il fiato
Il medio ed il lungo lasciano poco spazio per rifiatare, sono molto nervosi e obbligano a continui cambi di ritmo. Per certi versi, una salita alpina è più semplice da interpretare, mentre qui è complicato capire ed interpretare il ritmo giusto. Si passa da Lugagnano, che per molti appassionati è tutt’ora una patria della mtb, si svolta a destra e il lungo ponte è il confine tra i due tracciati maggiori.
Bene o male, a questo punto della gara i gruppetti sono fatti, però, il percorso lungo in modo particolare ha due sorprese! la prima è lo strappo sopra la diga, oltre il 20% di pendenza e un lungo falsopiano e l’ultima salita che passa da Morfasso, con alcuni cholometri che superano in modo costante il 15-18%. Praticamente una sassata sui muscoli delle gambe!
E poi le discese, che sembrano la fiera dei tornanti e delle contropendenze! “Bellissimo, se ti piace guidare la bici, questo percorso è sempre una goduria”. Qualche tratto di asfalto granoso e spaccato, ma nulla di eccessivamente invasivo si è intervallato con strade rifatte a nuovo.
Quei 30 km finali da fare a testa bassa
E poi c’è quella strada che si è affrontata alla mattina e che ora si fa in senso contrario, di ritorno verso Carpaneto. Si scende veloci e se si è in gruppo, ancor più veloci, con qualche dentello che ormai non fà più male. Sembra una via con il tappeto rosso, una strada che sancisce e celebra, che permette di metabolizzare e pensare alle fatiche precedenti.
E per finire, la Coppa Piacentina accompagnata da una bella birrozza, un giusto premio!
a cura della redazione tecnica, immagini di Sara Carena