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Granfondo Serre Chevalier, granfondo all’italiana

di - 20/07/2018

In quello che può essere considerato come il weekend più “sacro” dell’anno per il popolo francese, ovvero i due giorni che combinano la ricorrenza della presa della Bastiglia e la finale della coppa del mondo di calcio (in cui la nazionale transalpina gioca le sue carte), mi accingo a prender parte ad una delle più classiche e storiche granfondo presenti sul calendario franco: la Gf Serre Chevalier, ex Luc Alphand. Evento che, oltre al cambiamento nella denominazione, propone un percorso totalmente rinnovato, in cui a svolgere il ruolo di protagonista è il temibile Colle delle Finestre; i coprotagonisti della recita (perché non si può assolutamente parlare di comparse, sebbene qualsiasi altra salita al cospetto della perla del tracciato sembri poco più di un cavalcavia!) sono il Colle delle Scale, Sestriere e Monginevro.

La somma risultante da tutte queste difficoltà si riassume in 152km e 3400 metri di dislivello, ma un cambio di percorso all’ultimo istante (causa improvvisi lavori di messa in sicurezza della sede stradale) obbliga gli organizzatori a sostituire la prima asperità di giornata – il Colle delle Scale, via Névache – con la scalata del Monginevro dal lato di Briançon, accorciando così il percorso di 8 chilometri ma aggiungendo circa 150 metri di ascesa totale. L’evento propone anche un percorso più corto, sulla distanza di 76km per circa 2000m di dislivello, che percorre l’anello Monginevro-Sestriere-Monginevro e permette di potersi gustare comunque gli splendidi paesaggi montani tipici di queste zone. Non ho mai pedalato in questo settore dell’arco alpino, per cui colgo al volo l’occasione della gf per recarmi sul posto che, con mia grossa sorpresa, non dista più di 2h30’ da Milano; inoltre devo ammettere che ho particolarmente “subito” il richiamo del Colle delle Finestre dopo le splendide immagini che sono state trasmesse in tv durante il passaggio del giro d’Italia di quest’anno.

Al mio arrivo, di sabato pomeriggio, trovo una location super attrezzata per l’evento: ampie strutture per il ritiro pacchi gara e pasta party, mega palco premiazioni sulla linea del traguardo, maxi-schermo per le immagini live della gara e per trasmettere successivamente la finale del mondiale calcistico; complessivamente davvero un ottimo ambiente, curato nei minimi dettagli e che fa ben intuire il perché si siano meritati di essere alla 21esima edizione! La partenza è fissata per le 8:35, per cui anche la temperatura è già piacevole sebbene ci si trovi a 1350m sul livello del mare; i primi 7 chilometri, da Serre Chevalier all’uscita di Briançon, vengono percorsi ad andatura controllata ed il via volante viene dato ai piedi della salita che porta a Monginevro, via d’ingresso per l’Italia. So di non digerire particolarmente le salite subito dopo il via, così cerco di non fare fuorigiri e mantenere un ritmo costante; l’aspetto positivo di questo genere di partenze è che con il repentino sgranarsi del gruppo si evitano diverse situazioni pericolose che altrimenti si potrebbero verificare alla presenza di un consistente plotone compatto. La discesa verso Cesana e Oulx è velocissima e dopo ancora una quindicina di chilometri in falsopiano a scendere si giunge a Susa, località di attacco di “sua maestà” Colle delle Finestre: 19km e 1694m di dislivello rappresentano di per sé un ostacolo di non poca rilevanza, aggiungici il fatto che gli ultimi 8km sono sullo sterrato ed hai pronto servito un gran bel cruccio per le nostre gambe!

Ciò che invece mi piace particolarmente di questa salita è il fatto che la pendenza rimane sempre regolarissima, attorno al 9-10%, alternando lunghi tratti in costa a numerosi tornantini in rapida successione; l’asfalto nei primi 11km all’interno della fitta boscaglia è un po’ umidiccio (ha piovuto durante il giorno precedente e nella notte), perciò a volte diventa difficile alzarsi sui pedali, cosa poi quasi impossibile sullo sterrato. E quest’ultimo si presenta peggio di come me lo ero immaginato e “studiato” durante il passaggio dei professionisti: la rullata data per il giro d’Italia è solo un lontano ricordo, ora ci sono lunghi pezzi in cui il fondo si è smollato e la ruota affonda nel ghiaino, mentre nei tornati sono affiorati grossi sassi che obbligano ad uno slalom e giochi di equilibrismo; così, oltre alla fatica per lo sforzo prolungato, si aggiunge anche lo stress psicologico per stare concentrati ed evitare di cadere o colpire grosse pietre con conseguente eventuale foratura. Ai 2178 metri dello scollinamento termina sia lo sterrato che l’estenuante “tortura mentale”, approfitto del ristoro per riempire le borracce e poi mi fiondo nella stretta – ma divertentissima – discesa verso Usseaux; da qui si prosegue con un falsopiano in salita di circa 7-8km verso Pragelato, dove si attaccano Colle del Sestriere e Monginevro (stavolta dal versate italiano) senza soluzione di continuità. Queste due ultime asperità sono lunghe circa 4-500 metri di dislivello ciascuna, non presentano particolari complessità ma l’impegno profuso sul Finestre ha ridotto al lumicino le energie, per cui il ritmo ne risente in buona misura. Una volta rientrati in Francia le difficoltà altimetriche sono terminate, ora solo la discesa verso Briançon e gli ultimi 5 chilometri di pianura ci separano dal traguardo; giungo a Serre Chevalier in compagnia di altri due concorrenti, collaborando piacevolmente ma con i quali non mi risparmio una divertente volata (che come al solito perdo!) sul meritevole traguardo allestito in centro paese. Pasta party e cerimonia di premiazione non hanno sicuramente deluso le attese, me ne avevano parlato molto bene e si sono rivelati essere ben al di sopra delle attese, così come l’organizzazione e assistenza/sorveglianza presente in gara; peccato solo per le condizioni dello sterrato sul Colle delle Finestre, il quale meriterebbe di essere sistemato meglio al cospetto del passaggio di una manifestazione del genere.

a cura di Riccardo Zacchi, foto a cura del C.O.

granfondo-serrechevalier.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.