Se la comodità può essere un aspetto soggettivo, la ricerca di questa qualità è fondamentale quando parliamo di gravel, disciplina moderna e praticata anche da chi, il ciclismo, lo ha appena approcciato. Vi raccontiamo l’esperienza e il vissuto dell’amico Giacomo.
La sella per le proprie caratteristiche, non solo nel gravel
Quando si parla di selle per il ciclismo (praticato nelle sue tante sfaccettature) o di ricerca della migliore sella, le condizioni imprescindibili per un equilibrio naturale tra l’atleta e il suo mezzo sono rappresentate dai fattori “comodità” e “stabilità”.
Comodi e stabili a prescindere
Stare comodi e stabili in sella, specialmente per alcune ore e nelle situazioni più diverse di guida, non è affatto scontato, e rende la scelta della sella quasi prioritaria rispetto al mezzo. Dall’asfalto all’offroad, infatti, non è un caso che scegliere una sella sbagliata sia deleterio tanto per la bontà della pedalata quanto per l’esperienza di guida, a qualsiasi livello. Fi’zi:k, brand che produce in Veneto, è sbarcato sul mercato delle selle gravel con la nuova TERRA ARGO (nei modelli X3 e X5) completando così la linea di selle “corte”.
Caratteristiche tecniche della sella gravel Fi’zi:k TERRA ARGO
Se Fi’zi:k è la trascrizione fonetica della parola “fisico” (facendo riferimento alla forma del corpo umano e alla fluidità del gesto tecnico), è facile intuire come le caratteristiche tecniche della sella gravel TERRA ARGO possano rispecchiare il concetto di armonia. Tutto però, in linea con i valori di tecnologia, innovazione, ricerca e sviluppo del prodotto, sempre cari alla casa madre Selle Royal. Questa fa parte della categoria delle selle corte.
Una sella corta disponibile in due larghezze
La sella gravel Fi’zi:k TERRA ARGO è stata pensata e progettata con un guscio che assorbe qualsiasi vibrazione e una forma specifica che mantiene il bacino saldamente in posizione, specie su terreni irregolari come quelli offroad. Corta, per non avere ingombri (aspetto tecnico che va a favore anche di una spinta sui pedali, diversa dalle selle standard). Un ampio e generoso supporto ischiatico dietro (per garantire la migliore stabilità evitando pressioni eccessive). TERRA ARGO viene prodotta nella versione X5 (più economica, a 89 €) e in quella X3 (129 €) in due taglie: 150 e 160 mm (lunghezza 270 mm).
Un guscio che ha l’obiettivo di dissipare
Il guscio assorbente è frutto di una combinazione tra nylon rinforzato con carbonio e binari leggeri Kium (lega sviluppata da Fi’zi:k più leggera dell’8% rispetto al titanio) nel modello X3. Il primo impatto visivo di TERRA ARGO è quello di una sella un po’ “abbondante” rispetto a quelle tradizionali, ma che sa il fatto suo.
Soluzioni tecniche e know how
- Per supportare meglio il guscio della TERRA ARGO, Fi’zi:k ha utilizzato il suo sistema di binari Mobius a circuito chiuso che garantisce maggiore stabilità, resistenza, reattività e distribuzione del peso. Foam di Tipo 2 per il supporto ischiatico.
- L’incavo centrale respinge schizzi di fango, pozzanghere, ghiaia e pioggia tipici dell’offroad, mentre la tecnologia WINGFLEX permette ai bordi laterali della sella di flettersi per adattarsi al movimento interno della gamba, un plus che rende la pedalata su sterrato davvero customized.
- E non è finita, perché Fi’zi:k ha trattato TERRA ARGO con un’imbottitura a SCHIUMA di tipo 2 che offre un’ammortizzazione progressiva ed uno stato di comfort davvero considerevoli. Sì, perché la prima sensazione che si prova standoci seduti è quella di averci già macinato tanti chilometri e non si percepisce nessun fastidio nelle zone cosiddette “sensibili”.
I feedback e la user experience
Non c’era palcoscenico migliore per un primo test “a freddo”, se non quello della Nova Eroica di Buoncovento (Siena), il progetto made by L’Eroica dedicato al mondo gravel, strada e ciclocross. Nel weekend del 24 e 25 ottobre scorsi, la Val d’Arbia e la Val d’Orcia hanno ospitato uno dei pochissimi eventi autorizzati in Italia al tempo del Covid, in un clima di rispetto delle regole tipico degli eroici, con la voglia di ritrovarsi in sella su quelle strade bianche che tutto il mondo ci invidia.
Tre i percorsi proposti: cicloturistico, corto e lungo. Da Buonconvento si potevano toccare le località di Asciano, Monteroni d’Arbia, Murlo e Montalcino, un paradiso di strade bianche fatte apposta per suscitare tutte le sensazioni possibili ma anche, nel mio caso, perfette per testare la sella TERRA ARGO.
Gravel per la prima volta
La scelta del mio percorso è ricaduta su quello delle Crete Senesi, 95 km e 1500 metri di dislivello con tre tratti gravel (puro off road a strada bianca) importanti. La fortuna di pedalare su un percorso misto di questo tipo è stata di aver potuto “assaggiare” la TERRA ARGO in condizioni di pedalata completamente diverse tra loro. E per non farmi mancare nulla e rendere il test ancora più attendibile, quella di Buonconvento è stata la mia prima esperienza di guida con una gravel bike.
Non facciamoci mancare nulla
Quando affronti una gara di qualsiasi tipo, con una bici che non è la tua e una sella che non hai mai provato prima, è molto facile che qualcosa possa andare storto, non tanto a livello di “prestazione” quanto a livello fisico. E invece no. Nonostante il fitting del mezzo, una Via Nirone Allroad (entry level di casa Bianchi di tutto rispetto), fosse stato fatto bene ma “ad occhio”, ho cominciato a percepire nettamente la qualità della sella TERRA ARGO quando da Asciano ho imboccato il secondo tratto sterrato della Nova Eroica, che da lì a poco (si fa per dire) mi avrebbe portato verso la località di Monte Sante Marie. Un simbolo della Toscana offroad e non solo (le pendenze sono intorno al 12%) che porta il nome di Fabian Cancellara, vincitore per ben tre volte della leggendaria “Strade Bianche”.
La stabilità ha il suo valore
Il terreno sterrato e irregolare, fatto di pendenze crescenti, ciottoli, sassi e in qualche caso avvallamenti, è stato il primo vero test dove valutare tutte le caratteristiche tecniche di una sella che non mi ha messo in crisi, nonostante io non fossi proprio Cancellara. Il bacino è rimasto incollato quasi fosse un tutt’uno col mezzo, mai una sensazione di scivolamento, né laterale né in avanti. Posso affermare che, essere ben impostati sulla sella, permette di risparmiare parecchio, in termine di energia e fatica, il tutto con un buon vantaggio che si percepisce sul rendimento della pedalata.
Il fattore comfort
Dicevamo della comodità. Alla fine del percorso, completato in poco meno di 5 ore, la sensazione percepita una volta sceso dalla sella è stata come non esserci mai salito. E non ho avuto fastidi o problemi post gara nemmeno nei giorni a seguire, che di norma sono quelli in cui qualche problemino lo si avverte. Il primo verdetto? Decisamente positivo.
Il ruolo della sella nel cicloturismo: le mie considerazioni
Se comodità e stabilità sono condizioni imprescindibili nelle esperienze di guida gravel, lo sono ancora di più quando parliamo di avventure cicloturistiche. Il ruolo della sella nel cicloturismo, infatti, assume una valenza triplicata, perché la sella – punto di contatto più sensibile con le parti intime – deve rispondere alle esigenze dell’utilizzatore. Quest’ultimo non è necessariamente un agonista, un ciclista di lungo corso o un appassionato che fa collimare l’esperienza a d una buona conoscenza tecnica. Il cicloturista può essere semplicemente il ciclista della domenica, uomo o donna, che vuole essere comodo/a, a prescindere da design, forme, ergonomia e moda.
Un’esperienza che mi lascia un bagaglio
La mia passione verso il cicloturismo, ci racconta Giacomo, nasce per gioco tre anni fa. Viaggi piccoli, di qualche giorno, ma con tappe di una lunghezza decisamente sopra la media. In alcune occasioni, però, il viaggio si è dovuto interrompere prima del previsto proprio perché era mi impossibile rimanere seduto. La sella, mi creava non pochi problemi e dolori.
Ho voluto effettuare altri due test su questo modello di sella, diversi per approccio e durata – per capire se le sensazioni positive avute a Buonconvento. Ero curioso; avevo necessità di capire se i feedback ricevuti in quell’occasione, potevano trovare ulteriori conferme, oppure cambiare parere e dire: “mi sono sbagliato, è stato un caso”.
Con la mtb
Prima di tutto ho cambiato bici e mi sono preso una mtb, sulla quale ho montato la TERRA ARGO, cercando di rispettare, per quanto possibile, una posizione sulla bici che potesse ricordare quella usata in precedenza. MTB e portapacchi, quindi il doppio del peso. Ecco che, il profilo ondulato che permette di sfruttare la parte posteriore della sella e il ridotto ingombro anteriore diventano un vantaggio. Un aspetto su tutti? Lo scarico e il benessere nella zona lombare.
Non solo gravel: l’obiettivo delle 4 ore
Ho voluto passare una giornata in sella, dalla Val di Chiana alla Val d’Orcia e ritorno, pedalando poco più di 100 km e 1400 metri di dislivello tra asfalto (70%) e sterrato (30%). Non mi interessava valutare tanto il chilometraggio quanto la permanenza in sella per un tempo superiore alle 4 ore.
Test “cicloturistico gravel” in versione casual
L’ho voluto fare durante il primo giorno di zona rossa in Toscana. Vivo in una zona di campagna in Val di Chiana, l’occasione è stata propizia per usare la sella in un’altra condizione di guida, forse più “estrema”. Ho utilizzato un pantaloncino anatomico a compressione, specifico per la corsa, con un fondello sottilissimo a mo’ di seconda pelle dove la sensazione di contatto con le parti intime era evidente: “mica tutti vanno in bici con la salopette munita di fondello, la gente ci va anche con i bermuda”. Quasi 3 ore su sterrato e su qualche salita in asfalto, affrontando quasi sempre pendenze intorno al 9%. Anche in questo caso sono rimasto stupito, la TERRA ARGO è stata impeccabile. Nessun dolore o fastidio.
In Conclusione
Per quella che è la mia esperienza di amatore, cicloturista e gravel man, posso dire di essermi trovato di fronte a un prodotto esteticamente diverso, non tradizionale e in un certo senso fuori dagli schemi. Sono entusiasta, perché ho voluto capire e approfondire, cercando di interpretare quelle che possono essere le differenti esigenze di chi pedala.
Mi sono ritrovato a pensare spesso e a beneficiare dei fattori di cui accennavo all’inizio, comodità e stabilità, non solo come aspetti tecnici slegati tra loro, ma di come l’insieme di più cose, possono fare la differenza e che l’una non può fare a meno dell’altra. E comunque va tutto nel calderone della gratificazione personale e del benessere, perché io ho pedalato in totale comfort e mi sono divertito.
a cura di Giacomo Petruccelli, immagini di Giacomo Petruccelli (grazie).