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Guida semiseria alla fauna dei biker

di - 12/02/2021

Guida semiseria alla fauna dei biker - cover

Una guida pratica per evitare i comportamenti stupidi, che sia in mountain bike sui sentieri o nella vita di tutti i giorni.

Oltre a tutte le magnifiche creature e alla fragile bellezza della terra, ci sono sicuramente un sacco di coglioni su questo pianeta. Sono in metropolitana che diffondono cattiva musica attraverso gli altoparlanti del telefono e seduti di fronte a noi sul treno che approcciano un panino imbottito come se fossero a digiuno da una settimana. Vivono nel nostro stesso presente e, peggio ancora, stanno anche andando in bici nei nostri stessi boschi.

A volte immagino un mondo in cui tali idioti sono rinchiusi su un’isola. Altre volte, scommetto che alla fine finiremmo tutti su quell’isola. Ognuno di noi ha quei momenti in cui diventa “quel tipo” a causa di una dimenticanza, in un giorno particolarmente egocentrico, o per un pasticcio di qualsiasi tipo. Ecco la nostra guida per evitare di fare gli stupidi in bici ma non solo.

Guida semiseria alla fauna dei biker - 02
Foto: Alex Grymanis

Lo scroccone

-Posso prendere in prestito la tua pompa? In realtà, ho bisogno di una toppa.
-Sai, sarebbe probabilmente meglio se usassi una camera d’aria nuova.
-Ne hai una?

Lo zaino di un biker esperto si legge come un diario di disgrazie capitate lungo i sentieri (grande verità, come potete leggere qui). Con ogni guasto meccanico, un altro elemento si unisce alla faretra di strumenti e pezzi di ricambio che si trascinano lungo ogni giro come una sferragliante coperta di Linus. Abbiamo portato cibo per due da quella volta che il calo di zuccheri di una persona ha messo in pericolo l’intero gruppo. Il nastro americano, le fascette e il coltellino ci hanno trasformati in MacGyver attraverso cambi rotti e tagli nei copertoni. E sì, quella è una garza, perché saremo pronti la prossima volta che un biker si asporterà un pezzo di carne su un manubrio non tappato.

Ma non importa quanto siamo preparati, a un certo punto ci ritroveremo bloccati sul sentiero, prendendo a calci noi stessi per non avere proprio quel tool di cui abbiamo bisogno. Per fortuna, ci saranno offerte di aiuto da quasi tutti i biker di passaggio. Beneficiare della generosità e della preparazione degli altri sono i vantaggi della mountain bike, ma affidarsi costantemente a questa gentilezza ci rende dei coglioni irresponsabili.

Lo stronzo di Strava

Le gare più importanti spesso si svolgono in solitudine. La gara per battere il temporale. La corsa tra arrivare ultimi e non tagliare affatto il traguardo. La gara per scoprire di cosa siamo capaci quando smettiamo di avere paura di perdere. Non c’è niente di sbagliato nel godersi il brivido della competizione facilitata digitalmente, ma nella carica del momento, quando il gusto della vittoria (o della barretta mezza digerita) riempie le nostre bocche ansimanti, può verificarsi un inaspettato attacco di idiozia.

Non importa quanto siamo vicini a stabilire un record su quel singletrack, se avanziamo come un caterpillar e annunciamo il nostro desiderio di passare abbaiando “pista!” poi non dovremmo essere sorpresi se il karma ci colpisce proprio nei numeri.

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Foto: Leo Francis/Red Bull Content Pool

Il menefreghista

Quando abbiamo invitato il nuovo amico biker a questo giro, è stato con un sorriso, ma non lo abbiamo visto per chilometri. Quando è ricomparso spingendo su per una salita, abbiamo gridato “tutto bene?”, ma avremmo anche potuto dire “datti una mossa!” in modo del tutto indifferente e insensibile quando ha scollinato con la faccia paonazza quasi sboccando, mentre noi eravamo già riposati e pronti per la discesa.

A meno che non si intenda diversamente, invitare qualcuno a fare un giro significa stare insieme. La pausa non inizia fino a quando tutti non raggiungono la cima e, per l’amore delle divinità protettrici dei sentieri, dimostrate un po’ di empatia!

Manca solo una salita

Sei ore per un giro di due ore, promettiamo che la fine è subito dopo la prossima salita per la quarta volta. Pensavamo di essere stati chiari quando abbiamo descritto il percorso come “un po’ di sbattimento prima del godimento”, ma ora stiamo lottando per finire prima del buio e ci sentiamo in colpa perché il tuo divertimento (e la tua resistenza) si è esaurito molto tempo fa. Abbiamo paura che rivelare che siamo solo a metà strada vi farà odiare, o peggio, tornare indietro.

Nessuno vuole dare cattive notizie a qualcuno che è già in marcia verso la morte, ma tutti noi affrontiamo le sfide a modo nostro. Sminuire la lunghezza o la difficoltà di una escursione può far sì che le persone usino energia che altrimenti conserverebbero, oltre a stimolare immaginari piani di vendetta anche quando in realtà manca solo una collina da valicare. Le nostre intenzioni possono essere pure, ma mentire spudoratamente sulla lunghezza della pedalata non rende più facile finirla.

Il montanaro megalomane

Molti di noi sono cresciuti su sentieri di montagna dove almeno un migliaio di metri di dislivello sono lo standard. Quando un abitante della rigogliosa pianura padana inizia a parlarci dei suoi sentieri, non possiamo fare a meno di emettere una risata prima di chiedere: “Come si può andare in mountain bike in una zona senza montagne?”

Diamo per scontato che tutti i sentieri al di fuori delle Alpi – e mettiamoci anche l’Appennino – siano piatti e noiosi e, cosa più fastidiosa, tutt’altro che belli. Eppure, quando parliamo delle nostre sezioni preferite di trail, spesso ci riferiamo alle interminabili lingue sinuose di terra a pendenza moderata. Un giorno, se saremo fortunati, potremo esplorare intere regioni piene di centinaia di chilometri di sentieri flow e nemmeno una montagna in vista.

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Tutte, ma proprio tutte, le informazioni in tempo reale

Il biker tecnologico

Indossiamo cuffie, un cardiofrequenzimetro e un GPS, probabilmente il motivo per cui non riusciamo a sentire lo stridere dei nostri freni. Pedaliamo in una cacofonia di bip elettronici con soste improvvise per chiamate e messaggi nei boschi. Senza dubbio, il guinzaglio di sicurezza della tecnologia e i giocattoli potenziati dai dati possono aumentare l’esperienza sul singletrack.

Ma solo una persona priva di buon senso lascia che l’elettronica lo distragga così tanto da quello che conta veramente: entrare in connessione con il sentiero tramite la nostra bici. Faremmo tutti bene a staccare la spina dei giocattoli digitali di tanto in tanto e a regolare i nostri maledetti freni.

L’irresponsabile

Giriamo quando c’è fango devastando i trail e non notiamo (o, peggio, non ci badiamo) quando il nostro pacchetto di gel vuoto cade dai nostri shorts. Ci lamentiamo che i sentieri non sono abbastanza duri per il nostro speciale blasone di cazzutaggine, e poi giriamo intorno ai gradoni di roccia, incrociamo altri biker senza nemmeno un cenno di saluto, o ancora peggio, superiamo i trail builder al lavoro senza ringraziarli.

È la forma più bassa di coglionaggine che non guarda oltre al proprio riding per vedere i sentieri come risorse condivise e rese possibili da una comunità di benefattori armati di zappa e piccone. Sostenere coloro che supportano i nostri sentieri e quindi il nostro divertimento è l’antidoto definitivo allo status di ingrato e irresponsabile.

È tutto facile

Con un sorriso da Stregatto, insistiamo che l’intricata rete di radici e rocce sia facile. “Basta andare più veloce”, si dice. “E non frenare”. Pochi istanti dopo, un casco rotto e una bocca piena di sangue e terra dimostrano che il facile è relativo, e a volte andare più veloce fa solo impattare il terreno più velocemente. La prossima volta, ci ricorderemo di quando i piccoli tronchi sembravano insormontabili e galleggiare sulle radici era tutt’altro che facile.

C’è sempre una scusa

Abbiamo il mal di gola. E il cambio è regolato male. E probabilmente non avremmo dovuto mangiare quella focaccia con il wurstel per colazione. Certo, forse stiamo pedalando lentamente, ma non siamo assolutamente e decisamente lenti. Abbiamo dimenticato che l’unica scusa essenziale per girare più lentamente del resto del gruppo è: “Mi sto divertendo”.

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Foto: Graeme Murray/Red Bull Content Pool

Tutti abbiamo i nostri momenti di debolezza, quando dimentichiamo gli attrezzi e i ricambi, o scordiamo la ricetta per il divertimento concentrandoci troppo sulla tecnologia, ma ciò che è davvero importante è evitare i modelli sbagliati di comportamento.

Quindi, prestate una camera d’aria.
Raccontate a un nuovo biker di quella volta che vi siete schiantati sullo stesso drop.
Raccogliete un cartaccia che non avete lasciato cadere.
Ringraziate la persona davanti a voi per aver accostato facendovi passare.
Sorridete.
Salutate.
Annuite.
Godetevi l’uscita in bici.
Dopo tutto, è un bel mondo là fuori, idioti compresi.

Adattarsi al cambiamento

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.