Pubblicità

I chetoni aiutano a vincere?

di - 18/01/2024

Nella ricerca continua della prestazione migliore, negli ultimi tempi, sta crescendo la curiosità verso l’integrazione tramite chetoni per poter garantire maggiore autonomia ed energia ai muscoli durante la pedalata. Ma cosa sono e quando può avere senso usarli?

Cosa sono i chetoni?

In condizioni normali, il corpo umano predilige come fonte di energia primaria il glucosio che viene estratto dai carboidrati, siano essi semplici o complessi. Quando, però, questa forma di carburante non è disponibile o è insufficiente alla situazione, come per esempio durante il digiuno o una lunga attività di endurance, l’organismo utilizza le fonti di grasso come energia, sfruttando i corpi chetonici da esso derivati. Questi ultimi rappresentano alcuni tipi di molecole derivate dai grassi, che possono essere sfruttate dal nostro corpo alla pari del glucosio per ottenere energia e, di conseguenza, mantenere i muscoli in movimento.
Di qui, la possibilità di sfruttare i corpi chetonici (o chetoni) come integratori da assumere prima e durante gli allenamenti e le gare per aumentare la prestazione dei muscoli.

Pro e contro: carboidrati vs grassi

Sebbene l’idea teorica di partenza sia corretta e il corpo umano abbia scorte di grasso pressoché illimitate per alimentare i muscoli, l’intensità alla quale sono svolte le uscite in bici è un fattore determinante per capire se e quale reale vantaggio possa apportare l’integrazione con chetoni. Il costo energetico dei grassi, infatti, è ben superiore a quello dei carboidrati e proprio per questo motivo essi non possono garantire un adeguato rifornimento di energia ad alte intensità di lavoro.
I carboidrati sono l’unica fonte di energia in grado di alimentare efficacemente ritmi di corsa sostenuti ad alta intensità. Il limite di questa fonte di energia risiede nelle povertà sue scorte (circa 90’ di attività fisica), rispetto a quelle dei grassi, che potrebbero alimentare l’esercizio fisico per un tempo quasi infinito. Non di meno, a parità di quantità, i grassi apportano più energia rispetto ai carboidrati e necessitano, quindi, di assunzioni più basse, permettendo al ciclista di alleviare l’insorgenza di disturbi intestinali durante la pedalata, data da alti introiti di zuccheri.

Leggi anche “Carboidrati, la nuova soglia”

Come sfruttare i chetoni nel pratico

Detto ciò, il raggiungimento della flessibilità metabolica è ciò che permette al ciclista di sfruttare appieno entrambi i meccanismi energetici (grassi e carboidrati) attingendo da uno piuttosto che dall’altro, in base all’intensità della pedalata in quel determinato segmento di percorso. L’assunzione di chetoni prima e durante l’attività può permettere all’organismo di risparmiare il glicogeno muscolare durante le frazioni svolte a media-bassa intensità, utilizzandolo in occasione di quei picchi, come per esempio una salita impegnativa o la volata al traguardo. In questo caso, sono sempre da preferire gli esteri ai sali, una forma chimica di chetoni più tollerata a livello intestinale e sempre rispettando le dosi indicate in etichetta dal produttore.
Ma essi possono tornare utili anche nel post allenamento, sempre in abbinamento ai carboidrati per ottimizzare il recupero.

Chetoni e flessibilità metabolica

Per poter sfruttare appieno le potenzialità dei chetoni è necessario, però, porre delle basi solide, da costruire tramite l’allenamento della flessibilità metabolica. Quest’ultima si raggiunge effettuando periodi di allenamento con assunzioni di carboidrati limitate, in modo da abituare l’organismo ad alternare anche i grassi a scopo energetico, soprattutto nelle frazioni svolte a media-bassa intensità.
Questi protocolli, se da un lato permettono di migliorare la flessibilità metabolica e, quindi, l’utilizzo dei chetoni, dall’altro non permettono di allenare la prestazione ad alta intensità di lavoro, non preparandoci al meglio ad affrontare la stagione agonistica. Il momento migliore per l’utilizzo di questi protocolli è il pre-stagione, vista la bassa intensità degli allenamenti nonché la necessità di diversi atleti di modificare la propria composizione corporea in previsione delle gare. L’assunzione di chetoni, infatti, porta a una rimodulazione del senso di fame, con vantaggi diretti in termini di perdita di peso.

Il punto della ricerca

A oggi, l’utilizzo di chetoni, in particolare quelli esteri, è ancora agli esordi e restano molti punti oscuri su cui fare chiarezza. Sebbene, al momento, essi siano utilizzati prevalentemente in ambito professionistico all’inizio della stagione, i presupposti potrebbero creare una vera e propria rivoluzione nell’ambito degli sport di endurance, come il ciclismo.
La prima squadra professionistica a confermare l’uso dei chetoni è stata l’olandese Jumbo-Visma nel 2019 con Jonas Vingegaard, seguita dalla Soudal Quick-Step, con Ramco Evenepoel, valutando questa integrazione come parte di una strategia nutrizionale più complessa e sfatando il mito della pillola magica (la ricerca in merito è ancora in corso). La Alpecin-Deceuninck di Mathieu van der Poel comincerà a utilizzarli nel 2024 e altri professionisti hanno già iniziato a testare i chetoni, sebbene molti ne stiano ancora alla larga per le poche ricerche conclusive fino a oggi.

Leggi anche “Sono più forti i ciclisti di oggi o quelli di ieri?”

Nel mondo amatoriale, l’integrazione con chetoni può rappresentare una valida alternativa da sperimentare per chi svolge lunghe uscite in bici in cui, ad alte intensità di lavoro, sono alternate frazioni a bassa intensità. Ma se si pedala principalmente ad alto ritmo, la loro assunzione potrebbe non portare ai risultati sperati, soprattutto se non si riescono ad applicare i protocolli di flessibilità energetica in maniera così precisa e costante, come avviene nel mondo professionistico.
Per il resto, non ci resta che attendere l’evoluzione di queste nuove molecole e l’arrivo di altre prove tangibili dei loro benefici nella prestazione sportiva.

A cura del dott. Enrico Baggio (biologo nutrizionista | nutrizionistabaggio.com)