Il ciclismo è fatto dai corridori, dalle gare, dai momenti epici e anche da tutto quel mondo che si nasconde dietro le competizioni. Massimo Rava, non è un corridore, non è un atleta ma è “semplicemente” un meccanico delle biciclette e fa parte del Servizio Neutrale Shimano. Un’intervista che racconta qualcosa di diverso, una sorta di dietro le quinte e di cui pochi parlano. Le corse in bici di oggi non potrebbero esistere senza il “neutral support”.
L’assistenza neutrale
Dietro alla disciplina pedalata c’è molto di più, esiste un mondo tanto complesso quanto affascinante, dove i meccanici sono una sorta di fulcro e collante di un team. E l’assistenza neutrale? Il ciclismo moderno non potrebbe esistere senza i ragazzi del “neutral support”. Le macchine e gli uomini in blu Shimano per alcune delle grandi classiche, per il Giro d’Italia, per la Vuelta. Le auto e gli uomini in giallo Mavic per il Tour e per le corse di un giorno che hanno fatto la storia della bicicletta tra Francia e Belgio.
L’assistenza neutrale è diventata una sorta di icona, un punto di collegamento tra l’organizzazione dell’evento, i giudici di gara, le ammiraglie ufficiali e i corridori. Qualcuno ha detto: “ se si potesse dare l’Oscar del ciclismo come attore non protagonista, l’unico candidato e vincitore sarebbe il supporto neutrale”. Abbiamo intervistato uno dei meccanici più rappresentativi del circus delle due ruote, conosciuto e apprezzato da tutti, dai direttori sportivi, dai team manager e dai corridori, Massimo Rava. Prima però ecco i nomi dell’Assistenza Neutrale Shimano:
Driver:
Meccanici:
Chi è Massimo Rava
Una premessa per noi è d’obbligo: per chi scrive, Massimo è prima di tutto un amico, un’amicizia che dura da oltre trent’anni, dai tempi della scuola. Questa è la situazione in cui la vita, dopo aver diviso le strade per tanti anni le ricongiunge, un saluto veloce, una pacca sulla spalla, un abbraccio e sembra di aver raccontato barzellette la sera prima. Oggi Massimo, oltre ad essere team leader dell’assistenza neutrale Shimano è titolare di un negozio di biciclette ad Alessandria, Mania Bike, con i tre collaboratori Alberto, Cristina e Nicolò. Sposato con Francesca è papà di tre bambini (Edoardo 11 anni, Mathias 8 anni e Vittoria 6 anni), quindi una vita davvero piena ed impegnata. Abbiamo fatto dieci domande a Massimo per raccontare quello che si nasconde dietro le quinte, situazioni che non si vedono in televisione, poco raccontate, talvolta dimenticate, surclassate dal ciclismo pedalato.
-
Famiglia, negozio, assistenza neutrale, vita quotidiana, come vive Massimo Rava.
Sempre tutta, proprio come pedalare in gara. Tutti quelli che lavorano o hanno lavorato nel mondo delle corse, sanno bene che questa vita vale doppio, un giorno ne vale due. Infatti, il turnover di personale nel mondo del ciclismo professionistico (quello del dietro le quinte) ciclistiche è molto alto poiché non tutti reggono il ritmo o ne sono all’altezza: è un ambiente davvero esigente. Io per sempre sul pezzo ho scelto di avere una vita bella piena e di avere sempre tutti i giorni, anche quelli fuori corsa ricchi di impegni. Mi ritengo molto fortunato di poter fare a pieno un lavoro che amo. La passione l’intensità che richiede, contribuiscono a farlo pesare meno. Dietro tutto questo c’è il lavoro di 2 donne fantastiche: la prima è Francesca, mia moglie. Se non fosse per lei tutto questo non sarebbe possibile. Gestire una famiglia numerosa come la nostra senza turbare gli equilibri, non è una passeggiata, soprattutto quando io sono fuori casa e Lei si deve occupare di tutto proprio tutto, dai bambini con tutti i loro impegni scolastici e sportivi, alla casa nella sua gestione e il suo lavoro; nonostante tutto lei lavora anche più di me! E’ davvero una macchina instancabile e sen non fosse per lei non sarei mai diventato quello che sono oggi. La seconda è Cristina, che con Alberto e Nicolò mandano avanti il negozio Mania Bike Alessandria in mia assenza. Anche Lei\loro fondamentali
-
Da quanti anni fai parte dell’assistenza neutrale.
Nel 2020 saranno quindici, dal 2006 mi occupo di assistenza Neutrale in corsa, ho fatto il mio esordio 2006/2010 con Mavic poi 2011/2017 con Vittoria e dal 2018 sono con Shimano
-
Come uomo Shimano, oggi, quanti giorni passi fuori casa, lontano dalla famiglia e dal negozio.
Difficile quantificare e dare un numero preciso: fai conto che facciamo tutte le corse RCS in Italia, quindi anche il Giro. Ad ogni gara ci troviamo almeno un giorno prima della partenza: per il Giro sono previsti almeno quattro giorni di anticipo per preparare tutto al meglio, poi dipende anche da dove si parte. Partendo dall’estero, per farti un esempio, iniziamo ad organizzarci nel luogo dello start anche una settimana prima. A questo dobbiamo aggiungere il periodo invernale, prima della nuova stagione agonistica dove stocchiamo e prepariamo tutto quello che ci servirà durante la stagione delle gare. Poi ci sono le giornate dedicate agli aggiornamenti e a fare squadra, fondamentali.
-
Ti ho sempre detto “tu sei bravo perché non sei un ciclista”. Ma da dove nasce la tua passione per il ciclismo.
Sei uno dei pochi che mi conosce bene dal lato ciclistico ma sai altrettanto bene che sono innamorato ed affascinato della bicicletta, le sue tecnologie ed i materiali che la compongono da sempre. Avevo 7/8 anni quando con mio papà e mio zio ero obbligato (mi annoiavo molto tranne quando salivo in ammiraglia o sul furgone ma gli eventi erano davvero rari) ad andare alle corse degli amatori (loro avevano una squadretta). Erano epoche in cui le gare amatoriali avevano ottime organizzazioni, con ponti radio e ammiraglie al seguito, paragonabili alle corse U23 di oggi. Ripeto, non andavo molto volentieri ma ogni volta rimanevo incantato e catturato alla vista di quei gioielli scintillanti, le bici. Poi la storia la conosci bene: la scuola alberghiera, (ho fatto il cuoco) un altro sport e le prime fidanzatine. Ma un giorno, si parla dell’estate 1989, da poco avevo compiuto i 15 anni, terminati gli studi, decido di andare a lavorare in fabbrica, pensando al periodo estivo e con l’intento di tirare su qualche soldo. L’azienda era in realtà un grande brand per l’epoca, “Girardengo “. A quel tempo aveva una produzione giornaliera di 2400 pezzi. Da qui non ho mai mollato, neppure un giorno, sono rimasto in azienda per sette anni e poi ho aperto il mio negozio: avevo 22 anni.
-
La cosa che ti piace di più e quella che odi maggiormente di questo lavoro.
A dire il vero sono talmente innamorato di questo mestiere che non odio nulla ma se devo dire quello che mi pesa di più è il fatto di essere via da casa di frequente.
-
La tua corsa che ti piace di più.
Quella che almeno una volta vorrei fare è la Parigi-Roubaix, però la Strade Bianche rimane la mia preferita. Credo che sia la corsa più bella di tutte sia per il percorso che per panorama. Dura e insidiosa, solo per grandi campioni.
-
Il momento della tua carriera, fino ad oggi, che porterai con te per sempre.
Il mio arrivo in Shimano la più grande multinazionale del ciclismo come responsabile del Servizio Corse, sono già passati due anni.
-
L’atleta che ti è rimasto impresso e che ricordi con piacere, non solo come corridore ma anche come persona.
Paolo Bettini, un gigante sulla bici e una volta appesi gli scarpini al chiodo.
-
Tecnicamente: la bicicletta sta cambiando tanto, qual’è la cosa più complicata da gestire come assistenza neutrale.
Oggi come oggi è davvero difficile non sbagliare. Il Neutral Service interviene ed entra in gioco sempre in situazioni difficili e di stress, dove per qualche motivo (distacchi brevi o barrage) non possono esserci le ammiraglie dei team. Le situazioni complicate si verificano sempre nel finale di corsa e per finale intendo gli ultimi 60/70 Km (quindi 2 ore) e non gli ultimi 10 km. Molti non si rendono conto e non immaginano quanto sia alta la tensione in un auto che viaggia in mezzo ai corridori, con altre auto e moto. Ma il bello arriva quando un corridore ha un problema meccanico, oppure è vittima di una foratura, in un momento in cui c’è una notevole confusione tecnica, come quello attuale; freni a disco, freni normali, trasmissioni a undici velocità, a dodici e molto altro. Fino 2 anni fa avevamo in auto solo 2 ruote posteriori e 1 anteriore, (sapete prima con i cambi 11 v era tutto compatibile e quindi non servivano troppi materiali in auto). Il ragionamento da fare su chi fosse il malcapitato con la foratura e che trasmissione o freno montasse, quasi non serviva. Oggi invece abbiamo una marea di variabili e non portate solo dal freno a disco ma anche dalle 12 velocità. Le ruote in auto sono passate da 3 a 10 riducendo lo spazio di movimento e alzando al tempo stesso il margine di errore.
Un esempio
1 anteriore disco 160 mm e 1 anteriore disco 140 mm, 1 anteriore Rim Brake larghezza 22/23 mm e 1 anteriore rim brake larghezza 28 mm, 1 posteriore 11v disco e 1 posteriore 11v rim brake larghezza 22/23 mm e 1 posteriore 11v rim brake larghezza 28 mm, 1 posteriore 12v Campa Rim Brake e 1 posteriore 12v Campa disco 140 mm, 1 Posteriore 12v Sram disco 140 mm. Questo diventa il contenuto dell’abitacolo di un’ammiraglia Shimano.
Da notare e sottolineare che le ruote con i dischi possono sempre aumentare. Ecco che diventa fondamentale per noi, per la nostra organizzazione avere buoni rapporti anche con i meccanici delle squadre.
-
Rimanendo in tema freni a disco, una tua opinione su questa categoria, sui tubeless e cosa cambierà nel futuro prossimo per i corridori.
Il disco per me è il cambiamento più stravolgente ma necessario nella storia della bicicletta da corsa. Stravolgente, perché di fatto ha stravolto la bicicletta da corsa, ha cambiato il modo di pensare la bici, il suo design e anche l’approccio. I freni a disco hanno cambiato il modo di progettare e di ingegnerizzare. Un passo necessario e dovuto, poiché ha dato e darà nuova linfa vitale al settore e sicurezza all’utilizzatore. Tutto però è ancora in evoluzione e le novità non finiscono qui. Vedrete che dall’anno prossimo anche in gruppo spariranno tutti i freni caliper se non per un paio di brand, forse!
a cura della redazione tecnica
foto 6Stili e Shimano