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Il test delle ruote DT Swiss Hybrid HG Spline

di - 19/02/2020

DT Swiss Hybrid HG Spline 32, ovvero una ruota e una piattaforma di prodotti sviluppati appositamente per il settore delle bici e-road. Si parte da un concetto base, utilizzato anche per i sistemi tradizionali ma con rinforzi nei mozzi, nei cerchi e per la raggiatura. Vediamo meglio di cosa stiamo parlando.

DT Swiss Hybrid HG 1800 Spline 32

Componenti dedicati

Usare una bicicletta elettrica con un paio di ruote “normali” è possibile. Pedalare su un mezzo e-road dove ogni componente è studiato per fare un determinato lavoro ed esprimere al massimo le sue potenzialità è un’altra cosa. Prima di tutto la sicurezza e la longevità del prodotto stesso. Il design e alcune soluzioni che permettono di interfacciarsi con gli ultimi ritrovati tecnici. Ecco l’idea di sviluppare questo approfondimento, con la prima e-road che abbiamo utilizzato per un periodo medio-lungo, dotata di ruote ibride specifiche.

Il mozzo anteriore

DT Swiss Hybrid HG 1800 Spline 32

Le DT Swiss HG sono delle Hybrid Gravel che nascono dalla piattaforma Spline e che trovano un giusto impiego anche nella categoria endurance. Rispetto al concetto Spline classico hanno un mozzo, sempre in alluminio ma rinforzato, in questo caso un cerchio in alluminio alto 32 mm tubeless ready. Anche la raggiatura è dedicata e bella corposa. L’obiettivo è quello di sostenere l’aggiunta di watt che esprimere il motore, di garantire stabilità ed equilibrio su tutti i terreni, oltre ad essere un componente longevo e sostanzioso. Attuali: il canale interno è largo 24 mm, una misura che offre un sostegno ottimale anche a coperture tubeless da 30/32 millimetri di sezione (noi le abbiamo usate con tubeless Bontrager R3 da 700×32). I nipples esterni sostengono i raggi DT Aero Comp Hybrid, dedicati a questo progetto, più spessi se messi a confronto con gli Aero delle ruote tradizionali. Il mozzo in alluminio è caratterizzato da flange massicce, una sorta di oversize, che al suo interno mantiene il RachetSystem DT Swiss ma con cuscinetti maggiorati.

Le nostre impressioni

 Ci troviamo di fronte ad un primo test di questa tipologia di prodotti. Le grosse differente, rispetto ad una ruota di pari categoria, le troviamo in fatto di costruzione e assemblaggio, aspetti che si riflettono sul lato prestazionale. Queste DT Swiss nascono per essere usate sulle e-road e sulle e-gravel ma volendo possono scorrere anche al di sotto di una bici standard. Sfioriamo i 2 kg di peso (gomme escluse) e il suo concetto va verso un impiego all terrain. Ci sentiamo di consigliare lo pneumatico tubeless e ruota tubelessizzata.

La trek Domane+ LT con cui abbiamo avuto l’opportunità di fare il test.

Queste HG sono rigide, robuste, consistenti ma scorrono che è un piacere. Non hanno paura di asfalto sconnesso, buche e di colpi al limite del proibito. Occhio però alle pressioni di esercizio degli pneumatici: un gonfiaggio eccessivo porta la ruota ad essere davvero molto secca. Il canale interno è largo, uno stradista puro non è ancora abituato a queste misure. Se utilizzate con una gomma altrettanto ciccia, devono far salire l’attenzione nei confronti delle pressioni di utilizzo: una atmosfera in più di pressione e la sensazione è quella di pedalare su una lastra di granito. Davvero notevole la trazione (ruota posteriore), considerando anche l’impiego “motorizzato” e la stabilità, in particolare in curva, in discesa.

a cura della redazione tecnica, foto di Matteo Malaspina e redazione tecnica.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.