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Intervista ad Andrea Peron del Team Novo Nordisk

di - 29/04/2020

Andrea Peron, lo abbiamo intervistato in una lunga chiacchierata di più di un’ora. Andrea è tesserato per il Team Novo Nordisk, sodalizio americano il cui roster è composto da corridori diabetici. In molti ricorderanno Andrea per la fuga alla Milano-Sanremo 2019. Oltre 250 km con tre compagni di squadra (Poli, Planet e il finlandese Henttala), oltre ad altri corridori tutti appartenenti a team di matrice UCI Continental.

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Un’immagine scattata durante la fuga della Sanremo 2019. foto Poci’s

Una fuga diventata un simbolo

Una cavalcata, quella della classica di primavera, che in un certo senso ha fatto conoscere Andrea Peron ad un pubblico molto ampio e che ha dato modo di capire le potenzialità che si nascondo dietro la cura del diabete. Da qui arriva un messaggio importante: il diabete può essere una difficoltà, ma si sa le difficoltà si superano. Fare sport ad altissimo livello è possibile, anche con questa malattia metabolica. Andrea Peron è classe 1988, nato in Provincia di Padova. Ciclista da sempre è un corridore che ha percorso tutto l’iter, dalle categorie giovanili fino a diventare professionista. Firma il contratto da pro con il  Team Novo Nordisk nel 2013, grazie alle sue caratteristiche di grande passista con un’elevata resistenza.

milano sanremo 2019
Milano Sanremo 2019, foto Poci’s

Dodici domande ad Andrea Peron

  • Come stai vivendo e come state gestendo la situazione attuale con il team?

Praticamente devo ancora iniziare la stagione, perché fin dalle prime corse non sono stato molto fortunato. Eravamo in Colombia per l’esordio, io e altri atleti, anche di altre squadre, abbiamo avuto dei problemi intestinali fin dal primo giorno e non abbiamo potuto gareggiare. Al rientro in Europa, erano i primi periodi in cui iniziavamo a sentir parlare del Corona Virus ho ripreso regolarmente ad allenarmi per poi dover fermare le uscite a causa del decreto. Con la famiglia siamo stati obbligati ad affrontare anche in periodo di quarantena, ma per fortuna nessuno di noi si è ammalato. Mia moglie insegna in una scuola, quindi puoi immaginare. Con il team rimaniamo in contatto e siamo aggiornati quotidianamente, per programmare la ripresa delle attività nel modo corretto. Anche in base a questo vediamo e valutiamo i programmi di quelle che saranno le gare. Solo in questi giorni inizia a delinearsi un quadro più chiaro e preciso, considerando il nuovo calendario che l’UCI sta componendo. Anche noi siamo stati obbligati a navigare un po’ a vista, come tutti del resto. Con i preparatori della squadra abbiamo concordato anche una sorta di periodo di scarico, come se fosse Novembre per farti capire. Dobbiamo considerare che, nel momento in cui riprenderanno le competizioni, queste avranno un calendario sequenziale molto fitto e ci sarà tanto agonismo. Sarà necessario essere riposati quando arriverà quel momento.

  • Avete anche una sorta di programma in virtual, ad esempio ritrovarvi su Zwift (per fare un esempio), oppure ognuno si gestisce a suo modo?

No, abbiamo un programma da seguire per il training sui rulli che non prevede le gare virtuali. Ogni corridore ha una tabella personalizzata concordata con i preparatori del team, che sono quattro. Poi abbiamo la fortuna di avere Wahoo come sponsor che ci ha fatto arrivare a casa un Kickr a testa, all’inizio dell’emergenza. L’allenamento da eseguire ci viene passato sulla nostra pagina di TrainingPeaks e tutto diventa più semplice.

  • Immagino tu faccia delle sessioni di rulli a prescindere. Quanto tempo dedichi al training indoor? Lo abbini anche ad esercizi di core stability? Oppure solo bici?

In questo periodo la settimana tipo prevede 3/4 giorni a settimana due sedute quotidiane sui rulli, con diverse tipologie di allenamento. Ognuna di queste non è mai oltre i 90 minuti, come tempo massimo. Comunque dall’ora fino all’ora e mezza. Si faccio degli esercizi di corpo libero tutti i giorni, mi piace, ne trovo giovamento e cerco di mantenere il mio corpo il più elastico possibile.

  • In una stagione normale, non in questo 2020 ovviamente, quanti km fai in bici e quante ore dedichi all’allenamento settimanale? Quanti giorni fai (in un anno) lontano da casa per training camp e gare?

E’ difficile essere preciso nella risposta, perché molto dipende da quante gare facciamo. Però ti faccio un esempio: durante una settimana di pieno carico, lontano dalle gare, arrivo a fare 28/30 di allenamento in bici. Mentre sono 20 le ore in una settimana tranquilla. Anche i km totali sono variabili, sempre in base a quanto si gareggia. Diciamo 34000 km ma l’anno passato ne ho fatti oltre 36000, considerando che ho corso molto. In un anno sono via da casa tra i 130 e 150 giorni.

  • Il diabete ti ha condizionato nella carriera da corridore?

Mi è stato diagnostica il diabete quando avevo 16 anni e nonostante questo ho fatto tutto il percorso, fino ai dilettanti. Comunque si, la malattia ha condizionato la mia carriera, soprattutto nel passaggio tra i pro. L’ultimo anno da dilettante ho vinto quattro corse e nonostante tutto mi è stata sbattuta in faccia qualche porta. Un po’ di ignoranza forse, legata al diabete ma per fortuna molte cose stanno cambiando.

  • Se dovessi evidenziare una differenza tra te e un corridore senza diabete, a parità di caratteristiche fisiche. Cosa vorresti sottolineare?

Non ci sono grosse differenze e comunque ti ripeto che ad oggi la tecnologia aiuta e ha fatto passi da gigante rispetto a tanti anni fa. Certo, chi ha il diabete ha una variabile in più, che il tenere sotto controllo la glicemia. Le nuove tecnologie ci aiutano a tenere sotto controllo la glicemia in tempo reale.

  • I controlli UCI tengono conto del diabete?

Si, abbiamo un protocollo da seguire e una sorta di tabella dove annotiamo tutto quello che prendiamo. La prassi è standard, come quella che segue un corridore senza diabete, con la variabile della malattia per noi.

  • Quando sei e siete in gara quali sono (se esistono) le restrizioni che avete a causa del diabete e le cose a cui dovete prestare maggiore attenzione?

Cerchiamo di stare attenti alla glicemia ma non ci sono grosse differenze quando mangiamo in gara e durante le fasi di rifornimento. Anzi ti dico, mangiamo le stesse cose. Qualche accortezza che si rifà, più che altro, alle abitudini soggettive.

  • La malattia del diabete e il professionismo in bici, la famiglia e la vita di tutti i giorni. La bici è il tuo lavoro in questo momento ma è tutto compatibile oppure devi trovare dei compromessi?

Diciamo che il diabete non è un grosso problema ad oggi. La tecnologia aiuta e supporta le normali attività quotidiane. Entra a far parte della tua vita come qualsiasi altra cosa, ci convivi. Il ciclismo ad oggi è il mio lavoro. Mi ritengo fortunato a fare il professionista come attività lavorativa. Ma sai, i compromessi sono quelli di una famiglia normale e ti devo dire che mia moglie è una santa.

  • Le passioni oltre la bici?

Abbiamo cambiato casa da poco e qui, per fortuna anche di mio figlio, il giardino è grande: così ha modo di sfogarsi. Mi sono ritrovato ad appassionarmi al giardinaggio, perché passo delle ore a tagliare l’erba. A volte mi sembra di non finire mai. Battute a parte mi piace studiare e tenermi aggiornato sui temi riguardanti il training e l’allenamento in genere. Mi piace sapere cosa faccio e il perché. Infatti, anche per questo motivo, le tabelle del preparatore del team sono in un certo senso concordate.

  • Hai mai pensato al tuo futuro senza bici?

Mi riaggancio alla risposta precedente. Oltre agli aspetti più legati alla preparazione atletica mi piace essere informato sulla biomeccanica e sulla alimentazione. Sono aspetti del mio lavoro che mi piacciono particolarmente e che vedo anche come un’eventuale sviluppo in futuro, quando terminerò la carriera da corridore pro.

  • Un consiglio che ti piacerebbe dare ad un ragazzino che inizia ora con la bici

Ora come ora sarebbe bello poter andare fuori. Soffro io pensa un ragazzino. La bicicletta è disciplina e metodo, ti chiede molto ma ti insegna altrettanto. Proprio il suo essere esigente ti permette di stare lontano dai guai che ha volte, quando sei ragazzo, ti ritrovi addosso anche quando non vuoi.

a cura della redazione tecnica, grazie ad Andrea Peron, al Team Novo Nordisk, foto courtesy Team Novo Nodisk e Poci’s

teamnovonordisk.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.