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Jeroboam, bollicine e gravel

di - 09/06/2017

Una nuova disciplina?si

Un nuovo standard di bici? si, anche!

Ma il gravel è un modo diverso di andare e interpretare la bicicletta, una disciplina completa che stà avendo un successo forse inaspettato, un modo di pedalare che fa collimare il turismo, l’enogastronomia, il territorio e le abitudini della gente.

A nostro parere è riduttivo definire il gravel come una sorta di cicloturismo.

Siamo stati nella zona dei vigneti del Franciacorta, una delle perle dell’Italia e abbiamo partecipato (in realtà la fatica l’ha fatta il nostro Sauro Scagliarini) alla Jeroboam Franciacorta Grevel Challenge: Gravel in Franciacorta con balcone sul Lago d’Iseo.

Era la prima edizione e chi ha partecipato sarà il testimone di un evento che diventerà una classica del ciclismo negli anni a venire. Ma soprattutto è stato un grande test collettivo dei 3 percorsi che l’efficiente team organizzativo di Giangi,s Bike di Erbusco ha creato per esplorare il territorio, dal lago fino alle montagne, attraverso strade secondarie, ciclabili e tanti sentieri, alcuni anche piuttosto tecnici.

Le distanze: 300,150 e 75 km, cioè Jeroboam, Magnum e Standard, nomi presi in prestito dal settore enologico, cioè la capacità delle bottiglie di 3, 1,5 e 0,75 cl. che con il “bottiglione” è diventato simbolo e originale denominazione della manifestazione Gravel. Chi avesse mancato l’occasione deve aspettare l’edizione 2018 ma, basta entrare nel sito di Jeroboam e scaricare le tracce gps per assaporare l’avventura possibile, appena dietro l’angolo di casa. Partner migliori dell’evento non si potevano trovare: 3T ha raggruppato uno stretto gruppo di aziende in sintonia con il nascente mondo Gravel (Kask, WTB, Proaction).

Qualche decina di raffinati modelli Exploro erano presenti per essere usati da ospiti eccellenti che hanno potuto pedalare col modello dedicato alla disciplina.

Potete trovare un ampio approfondimento dell’evento anche sul numero, quello ad oggi in edicola, di 4granfondo magazine, versione cartacea e digitale.

Testo principale di Sauro scagliarini, foto di Marc Gasch

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.