Pubblicità

La bici per la salita è leggera e anche sicura

di - 30/07/2019

La bici per la salita è leggera e anche sicura - cover

Una bici leggera è anche sicura e affidabile? Qual’è la bici ideale per la salita? Il peso come un cruccio, talvolta il punto di partenza per lo sviluppo e costruzione di un progetto. Ecco alcune considerazioni.


Le domande che hanno come soggetto il peso delle bici, rapportato alla sicurezza e affidabilità ci vengono poste costantemente ma ancora oggi non sappiamo rispondere in modo univoco. La bici ideale dovrebbe soddisfare una serie di requisiti, anche in apparente conflitto tra loro, facendo convivere leggerezza e rigidità (anche per questo si parla del rapporto tra peso e rigidità). Più semplice tracciare il “profilo” della bici per un record dell’ora, dove si pedala costantemente da seduti e la sfida principale è contro il vento e gli attriti. In salita , l’aerodinamica non è l’elemento principale; per superare le pendenze si alterna la pedalata da seduti al fuori sella (en danseuse) e di questo bisogna tener conto nelle geometrie e sezioni del telaio, che deve garantire una straordinaria rigidità laterale. Ciò si traduce in telai più raccolti, in taglia più piccola, con dimensione over size a livello di movimento centrale (lo standard BB30 ha fatto scuola).

Cannondale, il primo brand ad usare la scatola del movimento centrale BB30. Nella foto qui sopra il precedente modello della SuperSix Evo, ora sosotituita dal nuovo modello con carro posteriore basso e freni a disco.

Guardando con attenzione il movimento sui pedali di campioni come Contador o Froome – che anche in salita sfiorano le 100 pedalate al minuto (il britannico con le sue frullatine ha fatto scuola in questo) – si ha la sensazione di autentiche “frustate” inflitte a pedali e movimento centrale. In salita la bicicletta è spesso sottoposta a ripetute sollecitazioni che la fanno ondeggiare. Bernard Hinault ha descritto, così, il suo modo di avanzare danzando sui pedali: ”…si sposta la bicicletta, inclinandola da ciascun lato alternatamente, mentre il corpo resta all’incirca stabile, allo scopo di porre il pedale discendente più o meno sotto il centro di gravità due volte per ciclo…”. Descrizione che calza bene anche alla tecnica pedalatoria di tanti professionisti e scalatori, che “sbattono” la bici da un lato all’altro scaricando tutta la forza sui pedali.

Alberto Contador nella sua carriera da corridore e campione, conosciuto anche per l’attenzione al dettaglio del mezzo, maniaco del peso.

In una tale situazione è facile capire l’importanza che i costruttori attribuiscono alla cosiddetta rigidità torsionale e laterale (uno dei segreti dell’ideale bici da salita). Fissati i parametri di rigidità occorre lavorare minuziosamente sulla riduzione dei pesi, eliminando ogni inutile accessorio e calcolando al meglio forme e spessori del telaio. La costruzione di bici leggere è da sempre il “pallino” di costruttori e praticanti e le soluzioni si sprecano. Prima dell’arrivo di compositi, carbonio e nuove tecnologie, quando i telai erano fatti esclusivamente in acciaio o alluminio si assisteva ad “interventi” quasi bizzarri. Il grande Eddy Merckx pensò di alleggerire di qualche grammo la propria Colnago forando le leve dei freni e le corone per togliere un po’ di metallo!

Una delle Colnago usate dal Cannibale, ora in esposizione al Ghisallo.

Le strutture “vuote” (il sistema hallowtech introdotto da Shimano per pedali e guarniture) hanno portato ad ulteriori limature dei pesi; non solo, perché il sistema Hollowtech ha “allargato” il concetto di leggerezza anche al medio di gamma, vedi la piattaforma Ultegra. Con l’arrivo dei freni a disco, la ricerca della leggerezza – a tutti i costi – non è più il leitmotiv delle case produttrici, che sembrano rivolgere sempre maggiore attenzione all’aerodinamica, alle trasmissioni wireless, alla componentistica e…alle “nuove frontiere” offerte da materiali quali il magnesio e i “termoplastici”.

Ogni azienda adotta delle soluzioni per i freni a disco sulle bici da strada, tutte con l’obiettivo di avere ua penetrazione ottimale dello spazio, senza stravolgere gli standard, questi ultimi necessari per il montaggio dei componenti.

In salita, la leggerezza (della bici e del ciclista) rimane un elemento fondamentale. Non a caso per esprimere la capacità in salita, di un corridore, si ricorre al rapporto “peso/potenza” espresso in Watt/Kg . A parità di potenza espressa sui pedali , un ciclista più leggero avrà un rapporto migliore.

Dettagli e geometrie
Frequentando meccanici e laboratori artigiani, dove ancora si progettano e fabbricano telai e biciclette su misura , si possono raccogliere suggerimenti, idee o sperimentazioni su “come costruire” la nostra bici per la salita. C’è chi ha studiato forme particolari dei forcellini posteriori per ridurre di qualche millimetro la lunghezza del carro posteriore ; altri costruttori si sono concentrati sullo studio delle geometrie e degli angoli di inclinazione di tubi e forcelle; sono ben noti i sistemi che consentono lo scorrimento della sella (fino a qualche centimetro) per soddisfare chi sostiene che in salita è opportuno portare avanti il sellino; incontriamo, poi, le bizzarre geometrie dei telai (slooping, idroformati, arcuati, ricurvi… ) , le forme ellittiche delle pedaliere per facilitare il superamento dei punti morti, senza dimenticare la monocorona…………

Una delle foto scattate durante il nostro test della trasmissione Rotor 1×13 con monocorona ovale.

Ricerca e sperimentazione
In merito al progetto “leggerezza” l’avanguardia è stata raggiunta dalla sperimentazione Canyon che con il progetto denominato 3.7 aveva costruito, nell’anno 2004, una bici, montata completa, dal peso record di 3,78 Kg. dando forma reale a calcoli e progetti. L’idea Canyon, per la cui costruzione vennero impiegati componenti particolari coperti da brevetto, può essere ispiratrice di alcuni suggerimenti. Ad esempio, per il tubo alla base del reggi-sella è stata scelta una forma squadrata, che ha portato ad un aumento della rigidità del movimento centrale del 20 per cento.

Da sempre uno dei simboli del peso ridotto, la piattaforma Ultimate CF SLX di Canyon, bici tanto apprezzata dai corridori pro. In questa foto una versione limited, datata 2017.

“La bici dev’essere più leggera possibile – affermano i ricercatori della Canyon – e l’energia dev’essere convertita solamente in potenza propulsiva “. Christian Smolik, responsabile del progetto Canyon 3.7, ha spiegato che il progetto ha rappresentato “lo studio e la piattaforma per testare i limiti tecnici della bicicletta”. Cannondale propose la Super six Evo, con telaio da 695 grammi … Gli esempi di studi, ricerche e realizzazioni di bici super leggere sono davvero tanti La bici da corsa più leggera al mondo è stata costruita da un ragazzo tedesco, Gunter Mai , che nel 2008 ha assemblato una bici che pesava 3,2 kg e con la quale ha percorso 20 mila chilometri. Sull’onda di questa realizzazione, un negozio di bici di Tucson in Arizona (Fairewheel Bikes https://fairwheelbikes.com/rentals/) ha ulteriormente alleggerito la bici di Gunter Mai portandola a 2,7 Kg. ! Tra le bici da corsa più leggere , vendute sul mercato, troviamo la AX Lightness VIAL Evo Ultra, che costa circa 15 000 euro e pesa abbondantemente meno di 5 chili. Sfogliando i cataloghi , dei più conosciuti marchi di bici da strada, si trovano numerosi allestimenti di “punta” con pesi inferiori a 6 Kg. (anche equipaggiati coi freni a disco !)

La normativa
La normativa tecnica dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) fin dal 2000 ha stabilito che il peso della bicicletta, nelle competizioni su strada, non può essere inferiore a 6,8 Kg. Limite che oggi – a detta di molti – appare obsoleto e superato dagli sviluppi della tecnica e dei nuovi materiali. In seno all’UCI, però, molti esperti sostengono che scendere al di sotto dei 6,8 kg. può compromettere la sicurezza e affidabilità della bici e mettere in serio pericolo la sicurezza dei ciclisti.

Ai fini della sicurezza il peso non è tutto . Sono fondamentali la tecnologia costruttiva e i test di qualità . Al Giro e al Tour vengono impiegate biciclette ben al di sotto dei 6,8 Kg. che devono essere “appesantite” per rientrare nei parametri del regolamento internazionale. Il peso complessivo della bici è poco rappresentativo e non è un parametro sufficiente per definire – da solo – i limiti di sicurezza nell’uso della bici da strada. Oggi sono in commercio kit “telaio-forcella” che non raggiungono il chilogrammo di
peso e possono essere allestiti con componenti e ruote tali da arrivare a 6,8 kg. Paradossalmente, lo sdoganamento della categoria road disc ha dato nuova linfa nella ricerca della leggerezza, introduzione di nuove tecnologie per la lavorazione della fibra di carbonio, delle resine e della loro applicazione. Oppure, al contrario, potremmo pensare a telai molto più pesanti ma allestiti con componenti leggerissimi e, in grado di rientrare nel limite fissato dall’UCI. Tenuto conto dei nuovi materiali compositi , sta avanzando l’idea di ridurre il peso minimo a poco più di 6 Kg, introducendo, al contempo, rigorosi standard ISO a garanzia che telai, forcelle e componenti soddisfino i requisiti minimi di sicurezza e sottoponendo a test di resistenza e fatica tutte le parti della bici.

Le bici firmate Exept, custom monoscocca, sono tra le poche che mettono in mostra la certificazione ISO.

Ah la bici per la salita, quella leggera! Da qualche anno anche per amatori e cicloturisti è possibile acquistare telai (e forcelle) con l’etichetta “Uci Approved” . Si tratta di un bollino , introdotto nel Gennaio 2011 e reso obbligatorio per forcelle e telai destinati ai Team dei professionisti . “Uci Approved” è una sorta di omologazione, una garanzia della conformità del prodotto (telaio o forcella) : un’attestazione che il telaio (forcella) ha superato con successo l’ Approval Programme ed è quindi ritenuto conforme alle normative di sicurezza dell’UCI stessa. E’ bene chiarire
che il bollino non ha nulla a che vedere con il limite di peso ; infatti lo si può trovare, anche, in diversi modelli che alla bilancia sono molto al di sotto dei 6,8 kg. L’elenco completo, aggiornato regolarmente, dei modelli approvati è disponibile nella sezione “attrezzature” del sito Web dell’UCI ( https://www.uci.org/ )
La leggerezza e la bici leggera
Nell’arte di tutti i tempi, architetti e scultori hanno lottato con la forza di gravità per rendere le proprie opere più slanciate, aeree e leggere nonostante il peso dei materiali; dalle cattedrali gotiche, fino ai moderni grattacieli. Forme solide ma snelle e leggere, accattivanti, capaci di stimolare ed emozionare! Lo stesso hanno fatto i costruttori di biciclette, realizzando leggerissime forme aerodinamiche. La leggerezza ha molto a che fare con la bellezza, con l’equilibrio, con l’armonia. ”Se vuoi volare…getta in mare ciò che in te è più pesante”, ha scritto Friedrich Nietzche . Quante citazioni nel ciclismo ci rimandano al volo e alla leggerezza ! L’airone azzurro che vola sui monti (Coppi), l’aquila di Toledo che danza sui Pirenei (Bahamontes), il “pirata” che vola in salita…

Il monumento dedicato a Marco Pantani, in cima al Colle Fauniera.

a cura di Renè Enzo Piccinni, redazione tecnica, foto di Sara Carena e Matteo Malaspina.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.