La bicicletta è pronta noi no
La bicicletta e il suo universo sono pronti ad affrontare una nuova sfida; in realtà non si aspettava altro. Abbiamo studiato per anni, ci siamo preparati ed evoluti più volte, ma non ci è mai stata data una vera occasione per fare una sorta di “esame di maturità”. Il paradosso è che l’occasione si presenta proprio ora, in un momento di difficoltà e ristrettezze. La bicicletta è pronta, noi come persone, individui, cittadini e comunità non lo siamo. Brutto da dire e da scrivere ma è così e ogni volta che ci mettiamo per strada, con qualsiasi mezzo lo dimostriamo. Ci proviamo ed è giusto farlo, dobbiamo farlo al di la dei proclami. Questo è il momento giusto.
Un’educazione stradale che manca da sempre
Non è questo lo spazio e il momento per fare processi. Le cause di una maleducazione radicata nel nostro modo di spostarci è da riprendere dal passato e i motivi sono numerosi. Uno su tutti, aver favorito gli spostamenti motorizzati di qualsiasi tipo e questo ha contribuito ad adattare l’ambiente che ci circonda alle auto, o comunque ai mezzi a motore. Solo ora cerchiamo di rimediare, di trovare dei compromessi e di mettere delle pezze.
Noi tutti, la nostra comunità nella sua interezza non conosce la differenza tra pista ciclabile e pista promiscua. Un ciclista di qualsiasi livello non ha l’obbligo di indossare il casco. Io ciclista, quando sono per strada faccio quello che voglio, i sensi unici non esistono. Il ciclista ha un credo e una venerazione, ovvero quello di un semaforo costantemente verde!Solo per citare alcuni esempi. Forse, al di fuori delle metropoli la situazione è migliore, forse, ma dobbiamo fare i conti con una qualità delle strade degna di essere paragonata al periodo post bellico! La nostra società deve farsi delle domande, molte domande, anche in ottica futura, pensando ai nostri giovani e ai nostri figli.
Le piste ciclabili sono un parco giochi
Aree urbane e metropolitane, stanno rivedendo il concetto di mobilità: la bicicletta è un soggetto importante. Ma non basta restringere dei marciapiedi e fare una pista ciclabile di 100 metri. Non è sufficiente tracciare una riga bianca e disegnare una bicicletta, togliendo un metro di larghezza ad una via cittadina congestionata dalle auto 16 ore al giorno. Le piste ciclabili e le vie promiscue sono spesso un luogo di giacenza e parcheggio. La pista ciclabile è anche quel luogo semi-protetto dove è possibile andare a passeggiare con il cane, avendo tra le mani un guinzaglio che porta il dolce animale fuori provincia.
Il problema è nostro e non della bicicletta
Non troviamo scuse, perché la bicicletta esiste da 200 anni ed esisterà sempre. Facciamola diventare uno status symbol come è stato per l’automobile. Facciamo della bicicletta un’icona come abbiamo fatto delle mascherine in quest’ultimo periodo. Pedalare non significa solo andare a testa bassa con la bici da corsa, depilati e con una tutina munita di pannolone. La bicicletta non è solo sinonimo di sudore, fatica, lacrime e sangue. Siamo in un pentolone che stà per bollire e dentro ci siamo tutti, nessuno escluso. Speriamo di potr dire, da qui in avanti, “finalmente ci siamo riusciti”!
a cura della redazione tecnica, foto IBF e Lapierre.