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La Granfondo Città di Loano vista e vissuta da noi

di - 19/02/2018

Ieri si è aperta ufficialmente la stagione delle granfondo, con l’ottava edizione della Granfondo Città di Loano, borgo della costa ligure che ormai da qualche anno anticipa la Granfondo Laigueglia che si terrà Domenica prossima, 25 Febbraio. Da sempre la Liguria è meta di ciclisti e sportivi in genere, una regione che offre un clima mite (quando non c’è troppo vento), sicuramente migliore se paragonato alla Pianura Padana e nord Italia in genere. Qui si può pedalare per 12 messi all’anno, facendo dei buoni allenamenti anche nella stagione invernale, con salite e discese mai troppo fredde: anche le gare per molti, proprio come la granfondo di ieri, possono assumere un profilo di preparazione alla stagione agonistica.

Molto più che una brezza di mare: l’immagine qui sopra identifica al meglio la giornata di ieri, con una temperatura che è rimasta tra i 10° e 13°, tersa e serena ma con un vento a tratti molto fastidioso. Il vento si sa, è uno dei veri nemici di chi pedala ma diventa anche logorante per chi rimane in attesa, ad aspettare i propri eroi. Ieri, spirando di Tramontana, il vento ha messo a dura prova tutti, proprio tutti!

Per alcuni aspetti è stato anche falso e Caino, perché ha iniziato a rinforzare in modo netto e perentorio poco prima dello start alle 10,30. Le 10,30, che bell’orario, un dettaglio di primaria importanza, che ha permesso a tutti di arrivare con la dovuta calma e di godersi, senza troppe pressioni, la prima long distance della stagione 2018. Il tempo per un caffè, due passi, si rivedono le facce dei granfondisti che ti accompagneranno per un altro anno e si ha anche il modo per rientrare nello spirito agonistico giusto. Se avesse piovuto sarebbe stato molto peggio; quindi, per questa volta, considerando anche le previsioni meteo pubblicate fino al Mercoledì, benvenuto vento.

Il via ufficiale: alle 10,30, come scritto in precedenza, la Granfondo città Di Loano sancisce l’apertura della stagione 2018. Si percorre un breve tratto di passeggiata che costeggia il lussuoso porto di Loano, per poi immettersi sulla Via Aurelia, croce e delizia di tutta la Liguria. Qualche rotonda ad andatura controllata, si cerca di prendere e mantenere le posizioni di testa e nei pressi dell’abitato di Borghetto Santo Spirito iniziano le vere ostilità. Si “apre a cannone”, “manetta aperta e full gas”, per un momento si ha l’impressione che la stagione agonistica 2017 non sia mai terminata. Tutti già pronti allo sforzo. Sarà retorica (oppure chi sta scrivendo si rende conto che gli anni passano davvero) ma una volta si partiva con più calma, si regolava il carburatore (ora ci sono gli iniettori) e poi via. Ora no, bandierina abbassata e oltre 50 kmh: pazienza i tratti pianeggianti, a ruota si sta bene e si è riparati dal vento forte ma anche sui falsi piani in leggera salita, la velocità non scende di molto. Via la fuga, quasi subito ma la tranquillità è un’altra cosa.

L’emozione dei 50 fissi: 50 all’ora, una cifra, un numero, un simbolo sul computerino che diventa una sorta di spartiacque, un “muretto” che oggi ha preso il posto dei 40 kmh. Non neghiamolo, non nascondiamoci, qualche hanno a dietro la velocità di riferimento erano in 40 kmh, adesso sembrano essere diventati i 50. Devi essere in grado di performare anche a quella velocità (in qualche modo), sennò addio sogni di gloria e carro scopa assicurato. Va via la fuga e prende vantaggio: una domanda è di rigore! Ma se il gruppo pedala sempre intorno ai 50, la fuga a quanto va? E guadagna pure vantaggio con il vento in faccia.

Il percorso è bello, vario e tecnico, le strade sono pulite a parte qualche tratto umido (il Sabato ha piovuto) e non ci sono detriti e ostacoli portati dal vento: meglio così per tutti, per chi pedala ma anche per le forze che devono presidiare il percorso della granfondo. Si sale e scende con buona alternanza, si rilancia e si respira, i presupposti per un vero allenamento di qualità ci sono per tutti.

La prima salita lunga: dopo tutta la strada degli ulivi, completamente in costa, si arriva nell’abitato di Zuccarello, nell’interno, proprio a ridosso delle montagne e da qui si attacca la salita che porta a Bardineto, erta che sfiora i 14 km. Per molti è la prima salita vera del 2018, comunque un’ascesa che supera i 10 km, fatta in gara e che inevitabilmente lascerà il segno anche ai più allenati. Una strada del genere ti mette alla prova, sotto tanti aspetti: ci puoi arrivare “già cotto” e allora la sofferenza diventa bestiale. Ti puoi cuocere durante ma ti puoi salvare perché la lunga discesa successiva ti permette di respirare. Ti permette di capire se ti sei allenato bene, tenendo per tutta la salita (anche facendo fatica) ma avendo comunque buone sensazioni, sotto sforzo e in fase di recupero. Sei una moto e rilanci appena hai scollinato, per poi sgasare come se non ci fosse un domani, pensando alla discesa e guadagnare ancora qualche posizione. Tutto questo turbinio di emozioni (perché anche le emozioni della prima stagionale contano), non fanno passare in secondo piano la prima gara con il nuovo team, la nuova bici, le nuove ruote gomme e tanto altro che c’é di nuovo.

Buona la gestione della gara: si, la manifestazione si è svolta nel migliore dei modi con la maggior parte degli aspetti organizzativi di buon livello. Lo diciamo spesso: in Liguria non è mai facile organizzare un evento ciclistico, in particolare se questo passa per la Via Aurelia, strada di comunicazione primaria di tutta la costa. Tre ristori lungo il percorso (tanta roba se si considerano i 106 km totali), punti sensibili ben presidiati e ben segnalati, strade chiuse per 30 minuti dopo il passaggio del primo concorrente. A nostro parere molto buona la presenza dei mezzi di supporto (moto e vetture) lungo tutto il percorso, con alcune motociclette che sono tornate indietro, lungo il percorso, per scortare alcuni gruppetti di ritardatari. Tanti parcheggi gratuiti a disposizione, area portuale praticamente a disposizione dei concorrenti e accompagnatori, stesso punto dedicato alla partenza e arrivo della granfondo. Pasta party finale di buon livello.

Prima di partire un minimo di attenzione è necessaria: si chiacchiera, si parlotta, si scherza e si ride per fortuna ma, a nostro parere, uno dei doveri di ogni granfondista è anche quello di prestare un minimo di attenzione agli annunci pre-gara. La comunicazione della chiusura delle strade per i 30 minuti successivi, dopo il passaggio del primo concorrente, qui in queste zone non è poca cosa. Chi arriva a distanza di 40, 50 60 minuti e oltre, non può lamentarsi e fare rimostranze in merito, bene o male si deve adeguare ad alcune regole. A questo vogliamo aggiungere che, le rotonde che riportavano i città, non sono mai state lasciate sguarnite con gli addetti che fermavano il traffico anche in maniera temporanea. Si, qualche auto poco tollerante, che si è letteralmente infilata in mezzo ai ciclisti (prendendosi pure qualche rischio e facendo rischiare) l’abbiamo vista ma di questo non dobbiamo dare colpe, al limite ragionare su un discorso di educazione e tolleranza (per l’appunto).

Vince Dario Giovine con un tempo di poco superiore alle 2 ore e 53 minuti ( circa 38 kmh di media): un aereo, con la casacca (per lui nuova) del team Isolmant. Tra le donne la conferma di Barbara Lancioni, sempre una certezza tra le cicliste in rosa.

La conferma della crescita del livello medio: la conferma non arriva tanto dai primissimi della classifica, quanto dalla crescita del livello medio dei ciclisti, frase che per noi non è la prima volta ma sempre più attuale e fondata. Provate a pensare un attimo: i primi 80 classificati assoluti, hanno percorso il tracciato ad una media oraria di 35 kmh, poco più, poco meno, con un tempo compreso tra le 2 ore e 53 minuti di Dario Giovine (il vincitore) e le 3 ore e 08 minuti, per fare 106 km e 1500 mdsl. Con un tempo del genere, ci riferiamo ai 3,08, solo qualche anno a dietro si arrivava tra i primi assoluti.

Tutte le foto sono di Sara Carena

Il sito ufficiale della manifestazione loabikers.com

4actionsport.it

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.