Ma che cos’é la Maratona delle Dolomiti (Maratona dles Dolomites). Parliamo di un evento unico nel suo genere, quando parliamo di evento, ci riferiamo non solo alla granfondo della Domenica ma a tutto quello che significa e a quello che mette in mostra questa manifestazione del genere. Ci si rende conto che la “pedalata” (pedalata si, non ci siamo sbagliati, perché per buona parte dei partecipanti essere in bici alla Maratona è l’occasione di pedalare in un contesto ambientale unico) domenicale è solo un tassello che completa un’offerta turistico sportiva di prima categoria. La Maratona delle Dolomiti è la manifestazione ciclistica che ha fatto diventare questi posti una sorta di “luogo di culto”, per i ciclisti, per chi vuole praticare sport in genere, per i vacanzieri, per chi vuole godere di un ambiente che ti mette in pace, dove ogni stagione ha il suo clou. La Maratona dles Dolomites ha permesso a questo comprensorio di allungare la stagione turistica, che ora non conosce periodo e ostacoli. La Maratona dles Dolomites è uno strumenti di promozione che fa bene a tutto il movimento, che piaccia oppure no.
La Maratona delle Dolomiti è prima di tutto una vetrina, per ogni ciclista, per i marchi e sponsors che espongono nel villaggio expo e che fanno parte del palinsesto, per i territori coinvolti nella manifestazione ma anche per i tantissimi vip che presenziano (tantissimi e non solo ex campioni della bicicletta o dello sport in genere). Questa vetrina si trasforma in uno spot, in un biglietto da visita da presentare e vendere al mondo, una manifestazione amatoriale trasmessa in tv in cinque continenti. Le immagini mozzafiato, i video, le riprese tv, qui nelle Dolomiti diventano uniche. Queste promuovono il ciclismo e, anche a chi della bici non gli frega nulla, rimane a bocca aperta, estasiato, emozionato. Essere un attore di questa festa è già in successo.
Dalla vetrina al business il passo è molto breve, perché la Maratona delle Dolomiti è uno strumento di business che muove capitali ingenti. Prima di tutto per il territorio che vive di turismo, provate ad immaginare e quantificare i capitali che sposta un evento di questa portata. Il costo del pettorale è forse la voce minore (per chi paga ma anche per chi riscuote), perché a questo è necessario aggiungere l’ospitalità (mangiare e dormire), i piccoli vizi che uno si toglie quando è in vacanza, accompagnatori a carico, considerando che buona parte delle persone che vanno alla Maratona fanno alcuni giorni di vacanza (la soluzione più gettonata è dal Venerdì con partenza il Lunedì), il costo per raggiungere le Dolomiti e altre voci soggettive: questa manifestazione non è il mordi e fuggi. Si fanno sacrifici, eppure essere alla Maratona è un obiettivo. Per molti, la Maratona è “la vacanza”. Avete visto la caratura delle aziende presenti, anche extrasettore? Chapeau.
Una macchina organizzativa praticamente perfetta che cura ogni dettaglio e che edizione dopo edizione offre sempre nuovi spunti e migliorie. Dalla selezione dei partecipanti, fino ad arrivare alla distribuzione dei pettorali, passando per l’organizzazione delle tabelle orarie per la chiusura delle strade, dove la bicicletta è padrona per un giorno. Gestione dell’ingresso nelle griglie, partenza, passaggio sui passi, primo passaggio da Corvara, ristori e finale di gara, un evento da cui si può sempre imparare qualcosa, o comunque, offre costantemente spunti d’interesse. Qualcuno direbbe “beh molto semplice con le risorse e la quantità di personale che hanno a disposizione”. Vero, avere un budget e totale supporto dagli enti offre dei vantaggi notevoli ma tutto questo la Maratona l’ha anche guadagnato. Diciamo che gestire le risorse umane non è così semplice come potrebbe sembrare, perché i collaboratori li devi gestire in modo adeguato, istruire e motivare, li devi coinvolgere nel progetto e renderli partecipi: per nulla semplice. È necessario capire e far capire a chi ti sta vicino, che la gente che viene alla Maratona delle Dolomiti, si aspetta un evento eccezionale, spende ingenti somme di denaro e vuole indietro delle emozioni, queste ultime non hanno prezzo; se sei bravo a costruirle, ad offrirle nel modo giusto, crei un ritorno perpetuo difficilmente quantificabile. La Maratona è anche questo.
La Maratona è condivisione e parità. Condivisione, una giornata in cui anche i selfie non hanno nulla di banale e scontato, in cui l’autoproclamazione diventa giusta e in alcuni casi degna di album fotografico, momenti più o meno seri che vale la pena ricordare e che, anche a distanza di tanti anni, saranno capaci di creare emozioni. Chi ha vissuto l’evento di questo 2019 avrà notato ciclisti e accompagnatori di colore (non pochi), tanti orientali, per un totale di 72 nazioni rappresentate, quasi 1000 donne sul percorso. Altra cosa, non esiste al mondo un altro evento che fa una diretta di sei ore. Parità, la Maratona delle dolomiti (il ciclismo e lo sport in genere) per qualche ora appiattisce le differenze: che tu sia operaio, minatore, ingegnere aerospaziale, un evento come la Maratona ti mette sullo stesso piano (vip a parte ma anche loro hanno fatto fatica).
Una gara da cui si accettano molte cose. Passare sotto l’arco dello start ufficiale dopo 10/15/20 minuti dopo la partenza ufficiale (ore 6,30) è una cosa che alla Maratona delle Dolomiti la accetti di buon grado. Pedalare al primo passaggio sulla salita del Campolongo e mettere giù il piede, per via del traffico, è una cosa che capisci e assecondi. Programmare la sosta ai ristori allo scollinamento dei passi è una cosa normale alla Maratona. In molte alte granfondo (quasi tutte) queste cose sarebbero contestualizzate come inaccettabili.
Il rispetto delle regole. Il comitato organizzatore della Maratona delle Dolomiti è da sempre attento, a tratti severo, per far si che le regole vengano rispettate, regole per una migliore convivenza, per quello che dovrebbe essere un “normale rispetto” di ambiente, del prossimo ma anche per il rispetto delle norme per la sicurezza di tutti. Ci piace, ci piace parecchio, perché chi è abituato a vivere di “fagianate” (per usare un termine ciclistico), qui non ha molto spazio. Pulizia ed educazione, perché per un giorno la politica di “tenere le strade pulite” diventa un must anche tra i ciclisti. Quando si è su queste strade, diventa più facile gettare le cartacce, gli involucri, la sporcizia, nei punti e zone dedicate (le ecozone), anche se qualche SOMARO che getta per strada c’é e ci sarà sempre.
Un mondo di volontari e una comunità. Un territorio ed un comprensorio completamente coinvolto, a conferma dell’unione che esiste tra le gente di questa comunità (la comunità ladina e del comprensorio dolomitico), a tratti distaccata e distante dal modo di vivere a cui molti di noi sono abituati. Tutto quello che si fa in questi luoghi, lo si fa con un occhio costantemente rivolto alla comunità di cui fai parte, alla terra, all’ambiente, perché il rispetto delle azioni lo rivolgi prima di tutto verso il contesto ambientale in cui vivi; e anche in questo, noi, dobbiamo imparare. Se vai in luogo pulito ed ordinato sei portato a tenere questo luogo come l’hai trovato: se vai in un posto lurido, lercio, diventi sporco e maleducato!
La Maratona dles Dolomites è tutto questo e molto altro, non è sufficiente un solo articolo per raccontare quello che è capace di esprimere.
a cura della redazione tecnica, foto di Freddy Planinschek, Alex Moling, Manuel Glira e C.O.