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La nostra Nove Colli, vissuta in mezzo al gruppo

di - 22/05/2018

La Nove Colli è sempre la Nove Colli e quando il tempo è bello, come in questo 2018, la signora, la regina, la decana delle granfondo, è ancora capace di indossare l’abito delle grandi occasioni.

La “Regina delle Gran Fondo” offre senza dubbio diversi spunti di riflessione. A livello generale alle sue concorrenti che in tutte le maniere hanno provato a insidiare i suoi primati; certo la Maratona delle Dolomiti, se volesse, potrebbe sicuramente giocarsi la partita ma giustamente, come del resto la nostra corsa romagnola, ha contingentato le partecipazioni. E’ la serietà e la competenza che ti porta a definire un numero massimo. La differenza tra gestori manageriali di eventi e chi cerca solo “euri” più o meno facili. Guardate, mancavamo da due anni eppure siamo restati di sale nel vedere dal vivo la macchina organizzativa della Fausto Coppi. Una macchina che ha un cuore, 20.000 euro donati alla struttura oncologica pediatrica dell’ospedale di Rimini. Non è da tutti. Come non lo sono i quasi 1.500 volontari tra addetti al percorso e ai servizi in partenza e arrivo. Solo al Pasta Party parliamo di oltre 100 addetti, sereni, sorridenti, veloci e professionali. La Nove Colli è come la Amerigo Vespucci per la Marina, è una scuola vivente per tutti coloro che pensano o sperano di organizzare gare. Una festa che comincia con la Fiera espositiva, in leggero calo per la sempre più anticipata Fiera in terra tedesca di Friedrichshafen che obbliga le case a lavorare già da queste settimane. Completata da eventi serali e kermesse ciclistiche per i giovanissimi. Che si chiude la domenica sera festeggiando come un vincitore l’ultimo arrivato. Perché è vero che c’è una corsa nella corsa, limitatamente ai primi 20 trattati da pro. Però è anche vero che la Nove Colli dispensa un sorriso a tutti, proprio tutti! Così al ritiro del pacco gara, più che onesto, ci guardiamo intorno e ritroviamo amici di tutta Italia che non vogliono perdersi questo giorno.

L’intera riviera riempie gli alberghi (altro grande successo organizzativo che olia i meccanismi con gli Enti Locali). Alla fine arriva il mattino. C’è per tutti adrenalina addosso quando si entra nella propria griglia, come una miriade di formiche. Alcuni sono lì da più di un’ora. Ma il Ranking che è stato costruito per definire e snellire la partenza funziona abbastanza e i famigerati “tappi” di tante edizioni ai piedi delle colline almeno per i primi gruppi sono solo un ricordo. 12.000 biciclette da gestire e proteggere lungo strade e paesi resi oramai celebri dalle rispettive salite. Nove ristori completi e straordinari, più un ristoro “abusivo” dopo la Ciola che dispensa piadina, salciccia e vino rosso già dalle 8.00…un’intera regione sulle porte di casa che sente la Nove Colli come il suo Giro delle Fiandre. In verità qualcuno lo sente talmente bene che getta chili di chiodi, puntine e trucioli di ferro poco prima di Pieve di Rivoschio, falcidiando i primi grupponi. Spendere 75 euro per ritirarsi causa idioti è un problema da gestire per il futuro. Così come è un problema la “testa” di chi pedala e sente come un peso insostenibile una cartaccia o una fialetta di plastica. Oggi sui social decine di indignati per i chilometri di sporcizia lasciati ai lati delle strade, nonostante le Eco Zone appositamente preparate. Per favore, squalificate sul serio chi butta immondizia. E’ un problema che dobbiamo risolvere non solo a Cesenatico. Non siamo tutti zozzoni e menefreghisti. Anzi ci fa davvero schifo che dopo due ore dal primo si possa pensare di non avere il tempo di mettere in tasca pochi grammi di plastica.

E le strade? Beh…si fa quello che si può come in tutte le parti d’Italia, certo è che vaste zone di asfalto fresco le abbiamo mescolate con tratti pericolosi. Del resto le bici scendono anche dalle mulattiere, il problema è sempre lo stesso: farlo in sicurezza. Una cosa che abbiamo ben avvertito è la noncuranza della altrui presenza da parte di esperti discesisti kamikaze, anche a strade aperte al traffico. Probabilmente sono imparentati con gli “urlatori” da salita che ti gridano di stare a destra e poi a sinistra per superare questa povera fila di impediti. A questi fenomeni su carbonio chiediamo di spedire il curriculum al team Sky per uno stage estivo, magari è la svolta della loro vita. In verità in mezzo a questa moltitudine di umanità tanto diverse, anche per nazionalità, c’è posto verso la fine del programma anche per gli Ultra Runner (la Nove Colli a piedi), gli ultimi li superiamo poco prima del Passo delle Siepi e ne vedremo altri fino a Savignano. Non commentiamo, anche qui c’è sempre spazio per la maleducazione a due ruote che li sfiora e li invita a spostarsi. Senza parole! E poi l’arrivo, ben studiato e preparato per evitare volate extra large cumulando i due percorsi. Un Bike parking blindato e super efficiente senza code. Una gestione del Pasta party, dove si può mangiare e bere fino a essere sazi, che sfamerà circa 20.000 persone in poche ore. Chapeau! Si potrà essere favorevoli o meno a questa classica ma certo la generosa operatività romagnola non si mette in discussione. Un’ ultima considerazione: 11.550 arrivati, qualche osso rotto (al Traumatologico di Cesena per la Nove Colli rafforzano i turni!), un po’ di pelle sull’asfalto, diversi malori all’arrivo complice il primo caldo. Però nessuna “tragedia”, nessuna ecatombe a due cifre, insomma: ci sarà un perché?

Testo di Enrico Monti

Foto a cura dell’organizzazione nove colli

(bettini photo)

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.