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L’arrampicata è politica

di - 29/04/2024

Lavorare? Studiare? Fare la spesa, andare a un aperitivo, pulire casa? Preferisco Ghisarmi. È la risposta che i Brocchi sui Blocchi, la più grande community di arrampicata d’Italia, dà scherzosamente (ma non troppo) a quasi tutte le domande della vita. Ed è anche il titolo del loro podcast e della loro newsletter, entrambi lanciati nel 2023 e dedicati al mondo dell’arrampicata e dintorni. Ne parliamo con Amedeo Cavalleri, fondatore dei Brocchi sui Blocchi.

Di Chiara Beretta, da 4outdoor #01 – 2024

Partiamo dalle origini: come nascono i Brocchi sui Blocchi?

Per gioco, a dicembre 2016, da un gruppo di amici. Avevamo deciso di partecipare a una gara amatoriale di arrampicata. Un mio amico si chiedeva cosa ci andassimo a fare, dato che tutti avevamo appena iniziato a scalare, e io ho risposto: andiamo a fare brocchi sui blocchi. Da qui è partito tutto: con molta incoscienza, perché non sapevamo nulla del mondo dell’arrampicata, abbiamo iniziato a raccontarci sui social. Online funzionavano molto bene le pagine social dedicate agli sport, ma non c’era nulla di simile sull’arrampicata.

2021 – Magic Wood – Amedeo – Davide – Nicolò

È iniziata come un gioco, ma da allora vi sono capitate e avete fatto cose notevoli. C’è qualcosa che, ripensandoci adesso, ti sembra ancora incredibile?

La cosa più notevole che ci è successa, e che ancora oggi ci stupisce, è stata conoscere Tommy Caldwell, probabilmente la persona più famosa nel mondo dell’arrampicata. Abbiamo fatto una foto insieme in cui fingevamo di essere una band: abbastanza assurdo. A parte questo, secondo me le cose migliori devono ancora venire. I Brocchi sui Blocchi esistono da sette anni, quindi il nostro è stato un percorso lento: non c’è mai stato qualcosa di totalmente inaspettato, perché ogni passo era programmato e ogni volta che abbiamo salito un gradino in più sapevamo di poterci arrivare. Magari non ci aspettavamo che alcune cose andassero così bene: ad esempio, quando abbiamo lanciato il podcast Preferisco Ghisarmi siamo arrivati quarantesimi in classifica in Italia.

Qualche tempo fa avete pubblicato un reel in cui scalate insieme a Stefano Ghisolfi, a casa sua, provando la replica di Burden Of Dreams (il primo boulder di grado 9A al mondo, in Finlandia). Anche questa mi sembra un’esperienza notevole.

Poter provare la replica del blocco più duro al mondo è una cosa che pare assurda adesso, secondo me, perché siamo stati i primi ad avere questa possibilità. Credo però che diventerà più diffusa: probabilmente anche le palestre inizieranno a comprare e proporre le repliche. Il rapporto con Ghisolfi invece è nato quasi subito, così come con molti altri nel mondo dell’arrampicata: Wafaa Amer, Federica Mingolla… Una cosa bella di Brocchi sui Blocchi credo sia proprio il fatto che mostriamo che il mondo dell’arrampicata non è così elitario. Siamo tutti uguali. Certo, loro scalano su altri gradi rispetto a noi, però il mondo è lo stesso.

2021 – Val Daone – Brocchi sui Blocchi

Anche nel podcast Preferisco Ghisarmi, che citavi prima, fate convivere le vostre esperienze “piccole” con le grandi storie e i grandi nomi dell’arrampicata. Raccontaci meglio del progetto.

Ci sono vari podcast dedicati all’arrampicata, ma avevamo notato che non esistevano podcast di intrattenimento sull’arrampicata: l’idea poteva funzionare e così l’abbiamo realizzata. Nel 2020 avevo già fatto un podcast sui libri d’arrampicata, ma questa volta abbiamo preso dei microfoni nuovi e studiato un prodotto migliore. Di base, vogliamo parlare di arrampicata e ci piace raccontare questo mondo attraverso tutte le esperienze, quelle vissute personalmente e quelle imparate dalle storie degli altri. Penso che da ogni storia si possa imparare qualcosa, che sia la storia di una persona come te, nella quale ti puoi rivedere, o di una persona a cui ti puoi ispirare. Una cosa non esclude l’altra.

Ci sarà una seconda stagione?

Sì, sicuramente. Ci dobbiamo lavorare, ma adesso abbiamo altri progetti in cantiere.

Come avete scelto i temi delle puntate della prima stagione?

Il progetto è già nato pensando anche a una seconda stagione; quindi, volevamo che nella prima ci fossero i sette argomenti che sono un po’ il fondamento di Brocchi sui Blocchi: a partire dall’attivismo, un tema non scontato, e poi l’ambientalismo, il boulder, la condivisione, eccetera.

2021 – Val Daone – Giorgio – Dario – Nicolò – Amedeo

È interessante che abbiate portato l’attivismo nell’arrampicata. Nel vostro “Brocchi Manifesto” non fate segreto delle vostre posizioni antifasciste, antisessiste, inclusive e ambientaliste. È stata una scelta ragionata o è venuta da sé, in modo naturale?

È stato soprattutto un processo spontaneo. Io ho studiato Scienze politiche, Davide (Borgogno, parte di Brocchi sui Blocchi, ndr) fa da sempre attivismo sul territorio… Già agli inizi, quando avevamo mille follower, ci siamo interrogati su cosa volessimo essere: vogliamo fare gli influencer che consigliano le scarpette o vogliamo comunicare qualcos’altro? Essendo due persone già politicizzate, ci è venuto naturale decidere che volevamo mandare dei messaggi per creare nell’arrampicata un ambiente che potesse farci stare bene. Il privilegio, il machismo e il sessismo non creano un contesto sfavorevole solo per le ragazze, ma anche per i ragazzi.

Non ci interessa entrare nelle palestre e dover dimostrare di essere maschi alfa. Anche per questo, ad esempio, abbiamo iniziato a partecipare agli eventi con le unghie colorate. Comunque, non abbiamo inventato niente: guardando all’arrampicata solo come prestazione, spesso ci dimentichiamo che in realtà questo sport nasce negli anni Settanta, in un momento di rivoluzioni culturali, sulla spinta del desiderio di abbandonare l’eroismo e il cameratismo dell’alpinismo per inseguire altri ideali. La visione politica e ribelle è sempre esistita nell’arrampicata, solo che ce ne siamo dimenticati. Noi abbiamo semplicemente fatto evolvere questa visione portando gli ideali delle nuove generazioni: inclusività, antisessismo, antifascismo, ecologia.

Quando avete abbracciato pubblicamente l’idea che anche l’arrampicata è politica, come ha reagito la community? C’è chi ha criticato o non ha capito questa mescolanza tra sport e politica?

Ce ne sono stati tanti, soprattutto all’inizio, anche vicino a noi: quando andavamo a scalare c’era chi ci diceva che la politica doveva rimanere fuori dall’arrampicata. Siamo andati avanti per la nostra strada e poi è stato chiaro che avevamo anticipato un trend destinato a scoppiare. Oggi nell’arrampicata tutti parlano di ambientalismo, di inclusività… Noi lo facevamo sei anni fa ma, anche in questo caso, non ci siamo inventati niente.

2022 – Granpablok – Amedeo

Come è cambiata negli anni la community di Brocchi sui Blocchi?

È cambiata in base alla piattaforma social e alle sue regole, soprattutto. All’inizio la community era forte su Facebook, poi abbiamo puntato su Instagram, che è ancora il nostro canale principale, e anche su TikTok. Adesso stiamo cercando di uscire dai social per andare in altri spazi dove poter comunicare meglio, in modo più intimo. Nella vita mi occupo di social e comunicazione digitale quindi, ancora una volta, non ci stiamo inventando niente: stiamo seguendo la naturale evoluzione del mondo dei social network, cercando di non rimanerne schiacciati.

Amedeo Cavalleri

La newsletter Preferisco Ghisarmi nasce per questo, dunque: aprire un canale di comunicazione diverso con la community, slegato dalle piattaforme.

Esattamente, ma non solo. Come il podcast, anche la newsletter nasce dalla necessità di creare un contenuto che non trovavamo. Mancava una newsletter sull’arrampicata fatta bene, che fosse un modo per stare aggiornati sulle notizie e per condividere delle riflessioni. E poi dà continuità al podcast, perché sapevamo che la seconda stagione sarebbe uscita molto tardi.

2022 – Granpablok – Scalatore_ Davide

Prima ancora di una passione in comune, prima della condivisione degli stessi valori, ho l’impressione che ad unire la community sia il sollievo di riconoscersi nella possibilità di arrampicare senza dover per forza essere bravi. È così?

Sì, ed è assolutamente liberatorio. Ci ho riflettuto soprattutto nell’ultimo periodo: Brocchi sui Blocchi è l’ambiente in cui noi vorremmo scalare. L’abbiamo costruito per noi stessi. Nella vita ho i miei obiettivi, le mie cose, ma quando arrampico non voglio trovarmi in un contesto tossico, dove la performance è obbligata. Ci sono tanti modi di vivere l’arrampicata e non ce n’è uno giusto e uno sbagliato. Voglio dire, non penso che chi vive l’arrampicata in modo totalizzante, fissato sul raggiungere un certo grado, stia sbagliando. Semplicemente, quello è il modo giusto per quella persona in quel momento della sua vita. Ma ognuno deve essere libero di vivere l’arrampicata nel modo che ritiene il migliore per sé stesso nel momento della vita in cui è. Visto che non siamo professionisti, visto che si tratta di un hobby, è una cosa che deve farci stare bene.

Che cosa rischia di far diventare l’arrampicata un contesto tossico?

Non voglio che passi il messaggio che la palestra di arrampicata possa diventare un luogo tossico: la palestra è un posto bellissimo, positivo, dove conoscere persone con cui scalare, confrontarsi, imparare. Sicuramente all’interno di un posto positivo possono esserci atteggiamenti che magari creano situazioni che mettono a disagio alcune persone. Banalmente, penso al mansplaning: ho delle amiche che tutte le volte che vanno a scalare da sole ricevono consigli non richiesti. Penso al machismo, alla performance, al bisogno di doversi impegnare per forza. Penso in alcuni casi anche allo sfottò: per alcuni è goliardia, ma per altre persone con una sensibilità diversa è motivo di disagio.

2022 – Val Daone – Laura

Oggi l’arrampicata è cambiata molto: era un mondo tutto da scoprire, letteralmente, mentre adesso si fanno cose prima ritenute inimmaginabili. Secondo te questo ha cambiato l’approccio a questo sport?

Sicuramente. L’arrampicata originariamente voleva togliere una componente di eroismo, e quindi anche di pericolosità, e nasceva soprattutto come gesto atletico. Abbiamo tantissime storie di questo tipo: basti pensare a Wolfgang Güllich che negli anni Novanta, insieme ad altre persone, continuava a cercare di alzare il grado. Adesso lo stacco è ancora maggiore: il grado limite è totalmente diverso ed è molto più difficile arrivare al top.

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