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L’Etape du Tour 2018, sentirsi come un pro

di - 14/07/2018

Croce e delizia di ogni Etape du Tour; ogni anno il percorso cambia, il che significa posti nuovi da scoprire ma anche difficoltà diverse e incognite da superare; quest’anno, per di più, il Tour ha eletto ad Etape dell’anno una tappa atipica, quella da Annecy a Le Gran Bourmand, che prevedeva il passaggio su una serie di colli meno noti – il Col de la Croix Fry, il Col de Romme e la Colombiere  -, tutti  duri stando alle cifre, oltre che la più grande novità del Tour degli ultimi anni, la salita durissima al Plateau de Glieres con i suoi 2 km di Strade Bianche in cima.

ETAPE DU TOUR – ANNECY – LE GRAND BORNAND

Di fronte a tante novità, le incognite aumentano; e se senti che la gamba non è (e non sarà) quella dei giorni migliori, non hai che da fare di necessità virtù, cercando ogni piccolo aiutino anche solo psicologico che possa salvarti

Primo passo: caricare il file gpx del percorso sul Wahoo, in modo da avere sempre sotto controllo il grafico della pedalata e su ogni colle poter vedere quando spiana e sapere più o meno quanto manca.

Secondo passo: cogliere al volo l’offerta di abbonamento gratuito per 30 giorni a Strava Premium e marcare come preferite tutte le salite sul percorso (anche quelle non classificati come GPM), in modo che sul Wahoo mi compaiano pedalata per pedalata i metri esatti alla fine di ogni segmento.

Terzo passo: scolpire a mio fratello prima che parta per il mare i powermeter Assioma della Favero Electronics, calcolare l’FTP alla buona e regolarsi di conseguenza per dosare il meglio possibile le energie nell’arco dei 170 km e 4.000 mt. di dislivello positivo.

Purtroppo, tra il dire e il fare c’è però di soli to di mezzo il mare, in questo caso il lago, quello di Annecy, attorno al quale si percorrono i primi 40 km piatti dove, come ovvio, chiudendo un buco qua e facendo la sforzo per rientrare sul gruppo davanti tocco subito gli 800 watt!

Grazie a Dio sono solo 40 km, poi inizia il primo colle (non dichiarato, ma opportunamente annotato sul Wahoo)e finalmente (e paradossalmente) scendono anche i watt, mi concentro sui 250 watt circa invece che sui gruppi da seguire e passo serenamente sia la prima che la seconda salitella. Qualche chilometro ancora ed arriva la Croix Fry, il primo colle vero, 11 km al 7%, nonostante un paio di tratti in piano, dove le informazioni del Wahoo diventano in effetti utili per dosare lo sforzo, e anche questo passa. E meno male, visto che è il più facile dei 4 colli. Quello duro duro arriva subito dopo, il Col des Gliéres – 6 km all’11%, con abbondanti tratti al 15% -, che come spesso accade è talmente duro che uno si mette l’anima in pace e va su come una formichina al minimo possibile, anche perché c’è un traffico tale che non ci sarebbe comunque alternativa che salire alla velocità del serpentone fino alla cima, dove mi è aperta davanti agli occhi una delle immagini più belle che ricordi da una gran fondo: l’altipiano verde dei Gliéres, attraversato da una strada bianca che zig-zaga nei campi con il suo serpentone di ciclisti … bellissimo!

ETAPE DU TOUR – ANNECY – LE GRAND BORNAND

Peccato che, come spesso accade, quello più duro sulla carta non è quello più duro nella realtà, e che ti senti a metà dell’opera dopo aver superato il colle più duro, senza contare che la somma di tutti quelli già fatti rende anche massacranti quelli un po’ meno duri anche perché più passano i chilometri più aumenta la stanchezza e più sale la temperatura. Fortunatamente qui entra in gioco efficacissimamente il quarto punto del piano pregara: finita la prima borraccia, riempirla di acqua pura e trasformarla in un serbatoio per le docce a metà salita e sconfiggere il nemico peggiore delle mie Etape, il sudore negli occhi.

Una volta tanto l’idea è geniale e il piano gara è rispettato: al ritmo di una doccetta ogni 2-3 km (più quelle ghiacciate gentilmente offerte dal pubblico) riesco a salvare gambe e occhi, senza rimanere a secco (l’altra borraccia, con l’abbondanza di rifornimenti che c’è qui, basta e avanza). Il che non significa che il Col de Romme – salita sottovaluta in quanto sconosciuta, nonostante siano 9 km al 9% – , fatto con 30°C e combattendo aspramente con gli avversari per guadagnarsi i rari corridoietti all’ombra non sia una salita con i fiocchi, mai impossibile, ma neppure semplice all’alba del 120mo km.

ETAPE DU TOUR 2018 – 08/07/2018 / PHOTO : AURELIEN VIALATTE / @WORLD / ASO

Né, tantomeno che l’ultima, il Col de la Colombiere (7 km al 9%), sulla carta un po’ più facile essendo più corto, lo sia davvero; anzi, gli ultimi 2 km senza tornanti, senza ombra, con lo scollinamento sempre li davanti sempre lontano uguale, con l’ultimo km all’11% di media, dove salta ogni ragionamento e non c’è consolazione dal Wahoo che tenga (anzi, il campo distanza che si aggiorna così lentamente da diventare deprimente).

Che dire, dura, dura, dura, anche quest’anno Etape dura, come nella tradizione.

E quanto hanno inciso i miei trucchetti?

Psicologicamente, molto; oggettivamente, pur pedalando come sempre più a sensazione che a numeri ed usando il power meter solo per un riscontro, se è vero che tra la prima e l’ultima salita il calo di potenza è stato solo del 10% direi che gli Assioma sono stati parecchio utili, un po’ meno il Wahoo, visto che qui in Francia ovunque ci sia un ciclista l’ente strade gli da km per km tutte le informazioni su quota, distanza e pendenza, ma di certo ni Italia sarebbe stato altrettanto utile. In ogni caso, anche quest’anno è stato lo spirito dell’Etape, dei suoi 13.000 partecipanti che hanno creato un serpentone infinito per tutti i 170 km e del pubblico ancor più caldo e numeroso a bordo strada a far la differenza e a portarci all’arrivo.

ETAPE DU TOUR 2018 – 08/07/2018 / PHOTO : AURELIEN VIALATTE / @WORLD / ASO

Bello pedalare così, qualunque sia la fatica fatta!

grazie a bklk.it

credits photo: Sportograf, J.Delevaux ASO (grazie)

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.