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Letizia Paternoster e Paola Pezzo tra gli amatori

di - 20/05/2021

Letizia Paternoster e Paola Pezzo tra gli amatori

Il cuore ci avrebbe portato ad aprire questo breve spazio con un’immagine di Paola Pezzo. Chi scrive è un ex biker (ormai ex purtroppo) e ha vissuto proprio in quegli anni, quelli dei due successi olimpici dell’atleta veneta, gli anni di maggiore espansione delle ruote grasse. Ma è giusto dare merito e spazio a Letizia Paternoster, bella, giovane e forte, che vive il suo percorso atletico-sportivo, anche grazie al sogno olimpico di Tokyo. Tre domande a Letizia, tre domande a Paola.

paola pezzo
Paola Pezzo alcuni istanti prima della partenza. Paola ha pedalato tutta la gara, dall’inizio alla fine, in mezzo alla gente.

L’attenzione verso i fans di Letizia Paternoster

E’ uno degli aspetti che maggiormente ci ha colpito. La volontà e la voglia di farsi fotografare, di firmare autografi e di concedere un sorriso. Di parlare e di chiacchierare in modo amichevole, di rispondere alle domande di chi era li per vedere Letizia Paternoster. Noi gli abbiamo fatto tre domande, cercando di non essere banali.

  • Letizia, per te la bici è prima di tutto un lavoro e un’attività che condiziona il tuo modo di vivere. Cosa significa per te la bicicletta?

Per me la bici è un piacere che va oltre lo sport e l’attività professionistica. Mi piace viaggiare e la bicicletta offre molte opportunità in questo senso. La bicicletta ti permette di conoscere gente, di parlare con le persone e di essere sempre attiva. Per me una passione che va anche oltre l’attività professionistica, mi piace pedalare!

  • La cosa che ti manca di più quando ti alleni intensamente e sei sotto pressione?

Mi mancano gli amici e la compagnia, perché qualcosa in questo senso è necessario sacrificare. A me piace la convivialità e il poter condividere i momenti liberi con i miei amici e questo si, è quello che a volte mi manca quando gli allenamenti e le trasferte ti lasciano poco spazio per gli altri.

  • Questa domanda siamo quasi obbligati a farla e anche noi incrociamo tutto quello che possiamo incrociare. Cosa ti aspetti per il futuro?

(rispondendo con un sorriso coinvolgente) Di realizzare i miei sogni…………………

letizia paternoster

La professionalità e la timidezza di Paola Pezzo

Quando ci siamo trovati di fronte Paola, l’emozione è salita! Il cuore ha iniziato a battere forte! Un simbolo, un’icona, un’atleta che con tutta probabilità avrebbe primeggiato in più discipline. Una donna con un fisico pazzesco ancora oggi a 52 anni e due figli. Quando Paola ha la parola ti trasmette sicurezza, forza e anche tranquillità. Le nostre domande.

paola pezzo

  • Paola, ti mancano le gare e l’attività professionistica?

No, non mi mancano le gare e le corse da professionista. Mi mancano quegli anni, ma non l’agonismo. Sai, io alla fine ho vissuto intensamente quel periodo, momento nel quale la mtb stava esplodendo ed è esplosa. Viaggi e trasferte, gare, competizioni e allenamenti, tante aspettative e se vuoi, anche un certo cambiamento anche del ciclismo femminile. Sono stati anni molto belli, forse così belli perché il periodo era diverso da quello attuale e c’era anche una sorta di scoperta.

  • Come viene vissuta la bicicletta in casa tua? Tuo figlio Kevin stà affrontando un bel percorso e stà crescendo molto bene! Per lui il cognome Pezzo è un peso?

Eh si, però lui per primo, è passato U23 e inizia a rendersi conto che non è più un gioco. Prima di tutto deve studiare e fare bene alla maturità, poi c’é il resto. Noi, io e Paolo (Rosola) lo lasciamo il più libero possibile, lo lasciamo decidere in autonomia e ovviamente lo consigliamo, quando è necessario. Vediamo come procede, l’importante che faccia e facciano, anche il piccolo, sport e che stiano all’aria aperta. Mah guarda, si in alcune situazioni ha sofferto, si arrabbiava quando alla partenza di una o più gare al microfono lo annunciavano come il “figlio d’arte”. Kevin non voleva, soffriva questo soprannome e il fatto di essere messo in primo piano per via del suo cognome.

paola pezzo
Paola Pezzo con Sara, la nostra fotografa.
  • Quando correvi, eri appassionata anche agli aspetti tecnici della bici? La mtb te la preparavi tu?

Talvolta mi piaceva trovare delle soluzioni che fossero finalizzate a farmi stare comoda in bici e di conseguenza a fare una prestazione migliore. In alcune casi mi sono adattata qualche componente, ma nulla di più. Ricordo una volta che avevo scavato e sagomato una sella che mi faceva stare scomoda! Paolo faceva gran parte del lavoro tecnico e con gli anni avevamo costruito un vero e proprio staff tecnico intorno a me! Sai, era anche una bella responsabilità. Ti dico che mi piaceva di più pensare all’immagine! Ti ricordi il body dorato e quello argentato della nazionale? Li abbiamo fatti insieme a Castelli. Da li in avanti è stata rivolta anche una maggiore attenzione alla categoria femminile in generale e questo fattore mi gratifica ancora oggi.

a cura della redazione tecnica, immagini di Sara Carena.

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Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.