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La posizione in sella, nuova ossessione

di - 12/02/2022

Un continuo e costante livellamento verso l’alto del valore dei corridori di punta, bici sempre più performanti che permettono tantissimo, ma allo stesso tempo rigide regole UCI che circoscrivono non poco lo spettro di interventi sui mezzi… In estrema sintesi è questo il ritratto tecnico/atletico del grande del ciclismo World Tour dei nostri giorni, un “circus” di massima elite, dove il guadagno sostanziale lo fanno la somma di tanti piccoli dettagli apparentemente infinitesimali.

Guadagni marginali

In gergo si definiscono marginal gains, appunto. E un resoconto esemplare di come corridori e team lavorino a fondo su ognuno di questi singoli aspetti ce lo dà questo racconto. Al termine della stagione 2021, il Team AG2R Citroën e i tecnici di un gruppo di specialisti della performance hanno svolto due giorni di test presso il velodromo Tissot di Grenchen (Svizzera).
Per comprendere fino in fondo cosa significhi questo genere di test le parole, basta leggere le parole di Ben O’Connor, corridore del team transalpino: “Quest’anno mi sono trovato in una situazione diversa da quella che mi sarei aspettato e mi devo giocare la partita.”

“È come essere catapultati improvvisamente nella finale di Premier League, quando proprio non te lo aspettavi. È un po’ folle, ma questo è ciò che significa essere un atleta professionista”

L’epilogo di un grande giro

Le parole di O’Connor spiegano bene cosa possa accadere a un corridore “da Premier League” nel mondo reale, quando si gioca il successo in una corsa a tappe nelle prova a cronometro conclusiva. Ce ne accorgiamo anche noi, guardandoli alla TV. I due favoriti hanno caratteristiche fisiche molto simili ma, mentre uno guida per tutto il tragitto bloccato in posizione robotica, l’altro muove il corpo come se stesse spaccando il mondo, ma il responso del cronometro dice che, in realtà, sta continuamente perdendo metri sull’avversario.
In questi casi è la stanchezza a entrare in gioco, modificando la posizione in sella e l’efficacia della pedalata: si può vincere (o perdere) un grande giro per frazioni di secondo, distacchi infinitesimali che potrebbero essere ribaltati da altrettanto minime differenze di assetto in sella.

“Sono sufficienti un paio di gradi in più di movimento nei muscoli flessori dell’anca o basta qualche chilometro in più in sella, dedicato a esercitarsi per tenere la posizione”

Movimenti diversi

Il maggiore spettro di movimenti richiesto al corpo in una prova a cronometro è qualcosa a cui un professionista deve abituarsi. Ecco perché l’AG2R Citroën si è recata al Tissot Velodrome insieme ai migliori specialisti del settore: per lavorare affinché i suoi atleti di punta possano restare performanti anche in condizioni di stanchezza estrema.

In due giorni e dieci ore di lavoro e test, Ben, Aurelian, Dorian, Nans e Clément hanno pedalato sulla pista in legno di abete siberiano per controllare, testare e perfezionare le loro posizioni. A ciascuno di loro sono state applicate sulla schiena e sull’osso sacro due unità di misurazione inerziale (IMU) per la raccolta dati, oltre a sensori per misurare la velocità, la potenza e la cadenza.

La pista diventa laboratorio

La pista è stata trasformata in una sorta di laboratorio, con computer a bordo anello che calcolava i valori CDA in tempo reale. Dietro questo acronimo si cela il coefficiente di resistenza x superficie frontale, che in poche parole valuta quanto sia aerodinamico il ciclista, considerando la geometria della pista, la densità dell’aria, la velocità del ciclista, la circonferenza della ruota e la potenza erogata.

Inoltre, sulla sella e all’interno delle scarpe sono stati posizionati dei sensori di pressione di Gebiomized: “Il nostro approccio integra la stabilità del ciclista, che equivale al suo comfort, con l’aerodinamica – spiega Daniel Schade, fondatore e CEO di Gebiomized, specialista del bike fit su cui fanno affidamento tanti atleti nel World Tour -. Dato che il ciclista è la più grande area frontale per la resistenza, il guadagno maggiore si ottiene migliorando la posizione del ciclista stesso, diventa dunque cruciale fissarlo in una posizione che può essere mantenuta per un tempo più lungo“.

“Le posizioni aggressive spesso funzionano per i primi 15/20 minuti di gara, ma diventano controproducenti e fanno perdere terreno quando entra in scena la variabile instabilità”

Mantenere la posizione nel tempo

Gran parte di questa stabilità è legata alla biomeccanica di ogni ciclista. La flessibilità è messa sotto al microscopio, poiché vengono controllati gli squilibri, prima di passare al trainer per vedere come questo si riflette nella loro posizione.

Grazie a questi test, possiamo accertare il potenziale biomeccanico di miglioramento, ma anche scoprire limitazioni anatomichespiega Jan Neuhaus, biomeccanico interno – Questo è ciò su cui poi costruiamo una posizione. Dove c’è spazio per il potenziale, daremo agli atleti una lista di “compiti” da fare a casa. La domanda più grande è se la strada per l’adattamento sia lunga, breve o addirittura impraticabile a causa dell’anatomia“.

Gli interventi possibili

Oltre all’anatomia, che impedisce le posizioni aggressive, Stifu Christ (un veterano fra i tecnici in questo campo) puntualizza che ci sono altri fattori restrittivi in gioco: “Gli adattamenti sono regolati dalle norme UCI e tutti lavorano al limite di ciò che è consentito dal regolamento“. In sostanza, sul loro mezzo i ciclisti possono principalmente spostarsi in su e in giù, visto che lo sviluppo in lunghezza sulla bici è rigidamente fissato dalle normative.

Ancora Christ: “Le prove a cronometro sono molto specifiche. Rappresentano un caso a parte, in cui ed entrano in gioco diversi dettagli molto particolari per poter pedalare ad alta velocità, per lungo tempo”.

“Naturalmente, più una bici è personalizzabile, meglio è. Si tratta quindi di educare i meccanici sulle varie funzionalità e non solo di costringere un ciclista in una posizione aerodinamica

L’importanza della fiducia

Dello stesso avviso è Stifu: “Lavoriamo molto sulla fiducia dei corridori durante l’esecuzione del gesto. È soprattutto lì che concentriamo la nostra attenzione. Con velocità medie in pianura che toccano i 60 km/h, se c’è forte vento laterale, molti atleti fanno fatica a mantenere la postura, proprio a causa dell’incertezza. Quindi, stiamo facendo tutto il possibile per farli sentire più sicuri nella loro posizione aerodinamica“.

L’importanza del mezzo

Il lavoro di questi due giorni è quindi finalizzato alla costruzione delle basi per la velocità e l’applicazione di un nuovo pensiero per rendere più sostenibile il CDA di un ciclista. Oltre a Gebiomized il progetto AG2R Citroën Team ha un altro partner molto importante: BMC. “Non è scontato trovare un’azienda così ricettiva e disposta a lavorare sulla versatilità; condizione che aiuta i bike fitter a ottenere posizioni più personalizzate per mettere i ciclisti più a proprio agio e renderli più veloci”.

Quindi, se da un lato ci sono Daniel Schade e il suo team, concentrati sulla biomeccanica e l’aerodinamica per definire la posizione in sella ottimale, dall’altro c’è BMC, impegnata sul fronte della personalizzazione, una situazione che permette a tutti di concentrarsi sullo stesso obiettivo. Infine, c’è un gruppo di ciclisti professionisti aperti a soluzioni e metodologie nuove, alla ricerca di risultati sempre migliori.

“Non esistono ciclisti uguali. Per questo è importante poter contare su una bici da crono che offra molte possibilità di personalizzazione, in modo che si possa ottenere questo tipo di posizioni, che aiutano i corridori a essere efficaci in tutte le situazioni”

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Nel suo passato tante granfondo e da qualche tempo anche una passione matta per le biciclette d’epoca. Per anni “penna" delle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna”, si occupa di informazione legata al mondo “bici” da un mucchio di tempo, soprattutto di tecnica e nuovi prodotti.