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Omar di Felice e Italy Unlimited, noi lo abbiamo intervistato

di - 14/12/2017

1) da dove nasce la tua passione per le imprese, le idee “folli”, come le chiami tu? Cosa ti spinge a sfidare tutto questo?

Sin da bambino guardavo incantato i documentari sulle grandi traversate artiche, a piedi e con gli sci. L’amore per il ciclismo è nato contestualmente durante gli anni delle grandi imprese di Marco Pantani. Ho iniziato a praticarlo seguendo la classica trafila delle categorie giovanili ma dentro di me si è sempre agitato il “tarlo” dell’estremo. Quando ho smesso con il ciclismo professionistico e mi sono sentito libero di poter vivere la bici senza vincoli dettati da gare, programmi, ritiri, etc, ho iniziato ad allungare i miei giri fantasticando su avventure, imprese e traversate che avrei potuto realizzare con la mia bici da corsa. Ho dato sfogo all’istinto e alla fantasia.

2) come ogni atleta anche tu avrai momenti in cui vorresti azzerare tutto, situazioni in cui ti piacerebbe spegnere il mondo. In bici ti è mai capitata una cosa del genere e invece sei stato “obbligato” ad andare avanti?

Se devo essere sincero per me pedalare è gioia. Quando sono in bici dimentico di tutto il resto e lascio ogni problema a casa. Questa è sempre stata la mia forza ed è per questo motivo, probabilmente, che si è creato un legame indissolubile tra me e la bici. Come in ogni altro lavoro, ovviamente, ci sono dei momenti in cui lo stress (legato all’organizzazione, agli eventi, al dover testare un prodotto o affrontare lunghe trasferte per eventi e presentazioni ad esempio) è a livelli molto alti. Ma questo vale per ogni professione. In quel momento chiudo tutto e.. mi rifugio ancora una volta nella bici!

3) la disciplina che interpreti è dura e richiede un impegno enorme, per te e pensiamo anche per chi è accanto a te; riesci a coniugare la tua vita sportiva con quella di tutti giorni?

La mia attività è totalizzante. Entra nella vita di tutti i giorni ma, fortunatamente, la mia compagna ha compreso che, se da un lato questo è il mio lavoro, dall’altro è la mia passione più grande. Fa parte del mio team sin dai primi giorni, quando nessuno avrebbe scommesso un centesimo su tutto ciò ed ora ci ritroviamo ad aver costruito qualcosa di cui essere orgogliosi. Spesso, nella vita, chi incontriamo e abbiamo accanto è fondamentale per il nostro successo.

4) dal punto di vista fisico, ci sono state situazioni in cui hai iniziato una sfida programmata e non eri al meglio delle tue condizioni?

Durante i primi anni di questa attività estrema ero molto più scientifico ma, soprattutto, attento alla parte di recupero e preparazione. Non che ora non lo sia, ma ho sviluppato la parte che reputo più importante: quella mentale.

Riuscire ad utilizzare testa e cuore ti mette nelle condizioni di affrontare le difficoltà e superarle e questo vale anche per i tanti momenti in cui fisicamente non sei al meglio. Durante gare ed avventure così lunghe è impensabile di non dover affrontare crisi fisiche. E’ in quei momenti che, nell’ultracycling, si fa la differenza.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.