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“Cycling no borders” e il futuro della mobilità

di - 20/02/2024

Si è conclusa l’ultima avventura della 4x Guinness World Record Paola Gianotti. Cycling No Borders ha visto la partenza lo scorso 30 gennaio da Helsinki. Dopo 2.700 km in bicicletta attraverso 8 Paesi europei, Paola è arrivata il 16 febbraio a Parigi, in occasione della “Giornata mondiale del risparmio energetico”.

Un viaggio per la mobilità sostenibile

L’obiettivo di Cycling No Borders era duplice. Da un lato misurare la qualità dell’aria lungo il percorso, monitorando i livelli di inquinamento atmosferico di diverse città europee; dall’altro promuovere la mobilità sostenibile e l’ecosostenibilità, raccontando le buone pratiche adottate in Europa in materia di ciclabilità.
Dalle piste ciclabili di Helsinki ai paradisi ciclabili olandesi, Paola ha offerto uno spaccato delle realtà europee
in materia di mobilità green, con un focus sulle città che si stanno distinguendo per l’impegno in questo campo.
È il caso di Tallinn (Estonia), Capitale Verde Europea 2023, che dal 2013 ha reso gratuiti i mezzi pubblici per i
cittadini e di Vilnius (Lituania) che sta diminuendo progressivamente i parcheggi destinati alle auto, in favore
delle piste ciclabili, o di Berlino (Germania), definita da alcuni smart city europea, che da anni sta cercando di
rendere le sue strade sicure per i ciclisti e di abbassare le emissioni, allungando i percorsi ciclabili e diminuendo
la velocità massima consentita delle automobili.

Un’occasione di incontro e di confronto

Come nelle sue precedenti imprese, il viaggio è stato un’occasione per incontrare, oltre alle istituzioni, comuni
cittadini che ogni giorno fanno del loro meglio per cambiare la rotta del destino del pianeta
, tramite piccole azioni dall’enorme portata.
Paola ha anche toccato con mano come la scuola possa giocare un ruolo fondamentale nel promuovere
comportamenti sostenibili. A Helsinki, Riga e Varsavia, ha incontrato gli studenti del programma di scambio
Intercultura che le hanno raccontato come, per esempio, le mense offrano frutta fresca per disincentivare il
consumo di prodotti confezionati e processati; le bottiglie usa e getta di plastica siano bannate in favore di
borracce riutilizzabili, e vengano organizzati corsi specifici sulla sostenibilità ambientale che insegnano ai ragazzi
le buone pratiche per un futuro più verde. Inoltre, spesso nelle città attraversate dall’atleta piemontese,
l’utilizzo della bici come mezzo di spostamento è incentivato.
Durante la visita al Parlamento europeo, a Bruxelles, diversi europarlamentari hanno raccontato i progressi a
livello comunitario e a livello nazionale in materia di mobilità green e soluzioni sostenibili.
Anche gli ambasciatori italiani di Varsavia, Luca Franchetti Pardo, e di Parigi, Emanuela D’Alessandro, hanno
illustrato i progressi delle città che li ospitano, evidenziando l’importanza di piani urbanistici che favoriscano
la mobilità dolce.

Un messaggio di speranza per il futuro

Cycling No Borders è stata un’avventura bellissima e formativa – commenta Paola Gianotti. Attraversare
l’Europa da Est a Ovest a quella latitudine mi ha dato la possibilità di vedere paesaggi mozzafiato, dalle distese
innevate finlandesi alle pianure belghe. Le temperature erano molto rigide, le strade non sempre perfette a causa
delle intemperie, ma erano comunque gremite di ciclisti e commuter. Questo mi ha fatto capire ancora di più che la
mobilità dolce è principalmente una questione di senso civico personale e istituzionale, e di educazione
. Gli incentivi sono tanti anche per utilizzare i mezzi pubblici, i parcheggi per le auto pochi e il passaggio verso una mobilità più dolce è quasi obbligato. Ancora di più mi sono convinta che il cambiamento reale richieda un impegno congiunto e coordinato a tutti i livelli della società, dai normali cittadini alle istituzioni.
Tutte le città che ho attraversato si stanno impegnando molto: le Repubbliche Baltiche continuano ad ampliare la
rete ciclabile urbana e a diminuire i parcheggi, Parigi sta rivoluzionando l’assetto cittadino per diventare “bike-
friendly”, per non parlare dei paradisi ciclabili come Germania, Belgio e soprattutto Paesi Bassi, già famosi in tutto
il mondo. L’integrazione tra i mezzi è di casa e le piste ciclabili collegano anche i paesini più piccoli, cosa che non
avviene in Italia. Lo vedo già nella mia zona, intorno a Ivrea, dove l’auto è d’obbligo anche solo per fare pochi
chilometri.
Oltre a una serie di infrastrutture che rendono la scelta della bici sicura, vi è poi un rispetto per il ciclista che in Italia non esiste ancora: qui ci battiamo da anni, per esempio, per inserire nel Codice della strada la legge del “metro e mezzo”, mentre all’estero è già normalità anche senza cartelli. C’è bisogno di una rivoluzione a livello sistemico e in fretta. Dopo tutti i miei viaggi, dopo aver letteralmente girato il mondo, per me l’Italia rimane il Paese più bello e vorrei che fosse anche il più green.