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Polartec la soluzione nei tessuti e la bici

di - 15/06/2020

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Anche il ciclismo deve imparare e fare tesoro

Le esperienze, sportivamente parlando, che abbiamo vissuto e che viviamo in questo periodo ci lasceranno un bagaglio di nozioni che potranno essere sfruttate in diversi momenti. L’aver estremizzato il ciclismo indoor, come non avevamo mai fatto prima, ci ha insegnato quanto sia importante la combinazione di più fattori: l’allenamento specifico e una corretta idratazione, il core stability training ma anche un’adeguata alimentazione, pur senza le uscite lunghe. Non da ultimi, il ruolo giocato dall’abbigliamento e la capacità di sfruttare le sue caratteristiche al pieno delle potenzialità. Proprio di capi tecnici abbiamo parlato con Tomas Carrara, international product manager di Polartec.

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UNA PREMESSA

Polartec. Siamo abituati a vedere questo nome e il suo logo sulle etichette delle giacche, sui polsini delle maglie e su molto altro, compresi i capi baselayer non solo per il ciclismo. Associamo Polartec, leader mondiale nella produzione di soluzioni tessili innovative, utilizzate in campo sportivo, militare e professionale, alla tecnologia dei tessuti, alla protezione dagli elementi e all’isolamento dagli agenti atmosferici. Forse siamo invece meno portati a pensare a Polartec come a una soluzione anche per combattere il caldo e per rendere più confortevole lo sforzo fisico in condizioni climatiche caratterizzate da temperature elevate. Perché, l’evoluzione dei capi tecnici passa anche da qui. 

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Tomas Carrara di Polartec

L’intervista a Tomas Carrara

  • Tomas, viviamo in un momento dove tutto è tecnologia ed evoluzione, dove il corretto utilizzo di uno strumento permette di cambiare la prestazione dell’atleta. È realmente così anche per l’abbigliamento tecnico?

La risposta è sì, i capi tecnici permettono di migliorare la performance atletica. Tieni presente che l’abbigliamento dedicato al ciclismo ha fatto passi da gigante negli ultimi 10 anni. Se volessimo fare un paragone e una considerazione, possiamo dire che 10/12 anni fa il mezzo meccanico era al 90% del suo sviluppo, mentre la tecnica e le tecnologie per l’abbigliamento erano al 10%. Da quel momento in avanti la crescita è stata esponenziale, e i margini di evoluzione sono ancora molto ampi. Oggi bici, scarpe, elmetti, occhiali e abbigliamento sono tutti sviluppati al 95/98% delle loro possibilità. Ci sono margini di miglioramento dunque, ma sono molto specifici, pro oriented. L’industria tessile si confronta e si misura con una disciplina, quella delle due ruote a pedali, che è probabilmente lo sport outdoor per antonomasia e diventa il campo di prova per eccellenza. È uno sport duro e fisico, dove le variabili sono infinite, per l’atleta ma pure per i capi tecnici.

Un kit di abbigliamento tecnico è in grado di cambiare la performance dell’atleta e può farlo perché l’indumento stesso può essere più o meno aerodinamico, più o meno confortevole, in grado di offrire una compressione muscolare più o meno accentuata. Gli aspetti da curare, sviluppare e tenere in considerazione sono tanti, e messi insieme fanno la differenza. Un altro esempio che porterò sempre con me, e mi piacere citare, è quello dei pro: si vincono le gare e i grandi giri per pochi secondi. Polartec ha collaborato con la Fondazione Contador ed è stata a contatto con i corridori del suo team. Questo ci ha permesso di studiare, approfondire e sviluppare molte tecnologie che oggi sono utilizzate per le collezioni in vendita al pubblico. Lavorare a stretto contatto con uno staff come quello di Contador ti consente di crescere, progredire e pensare al futuro. Fornire a un team pro 45/50 indumenti diversi tra loro, che utilizzano 30/35 materie prime differenti, è un investimento enorme, ma pure un vantaggio in termini di ricerca e sviluppo. Anche per questi ultimi motivi dobbiamo comprendere quanto e perché l’abbigliamento può influire sulla prestazione atletica.

  • È più complicato sviluppare una tecnologia per la stagione fredda o in ottica estate?

L’argomento è molto ampio e non riguarda un singolo aspetto. Se dovessimo fare un paragone, ti potrei dire che le aziende tessili che studiano prodotti e tecnologie si sono concentrate più sullo sviluppo della parte invernale e protettiva nei confronti degli agenti atmosferici. Oggi i capi pensati per i climi freddi, utilizzati nel modo corretto, ci permettono di uscire in bici, ovunque.

Pensando più in grande però, è necessario partire dal presupposto che è impossibile eliminare il problema del sudore: il goal è come spostare il sudore e l’acqua che si formano durante lo sforzo. Si suda sia in inverno sia in estate. Ovviamente per diversi motivi. Overheating è un underperforming poiché il corpo utilizza energia per generare sudore come elemento di raffreddamento del corpo. Successivamente il sudore da caldo diventa freddo, creando poi un effetto definito di chilling (raffreddamento) e quindi l’organismo spenderà ulteriore temperatura per cercare di riscaldarsi. Questo effetto si accentua in presenza di scalate seguite da discese. Quando le temperature sono molto elevate e usciamo in bici, che sia per una passeggiata, un allenamento o una gara, una delle cose più sbagliate da fare è scoprirsi totalmente, ma anche utilizzare indumenti troppo attillati, tanto di moda in questo momento.

Ecco che diventa più difficile impiegare una tecnologia e le sue caratteristiche e combinarle con alcune richieste del mercato. Ti faccio l’esempio del nostro tessuto Polartec® DeltaTM: costruito meccanicamente, permette al capo di non essere mai troppo attaccato alla cute. Il risultato si traduce in uno scambio d’aria costante e in una termoregolazione ottimale.

  • Un’azienda come Polartec che tempistiche ha bisogno per sviluppare una tecnologia, per esempio come Polartec® DeltaTM? Diciamo dalla bozza fino ad arrivare all’utilizzo da parte dei brand partner?

Hai evidenziato il fatto che sviluppiamo la tecnologia, la riportiamo sul tessuto e questo dovrà essere utilizzato dai brand che nostri partner. In merito alle tempistiche, dipende dalla complessità del progetto ma, a prescindere, sono necessari dai dodici ai diciotto mesi. A questo periodo ne dobbiamo aggiungere uno, altrettanto lungo, per far sì che il capo che adotta quella tecnologia e quel tessuto sia messo sul mercato. È un percorso che richiede molto tempo e non facile. In pochi sanno cosa si nasconde dietro l’evoluzione del tessuto e dei capi tecnici per l’abbigliamento.

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il capo intimo Castelli Active Cooling, solo un esempio dell’applicazione di Polartec Delta
  • Quali sono i processi per lo sviluppo?

Noi non creiamo il problema… la sua individuazione avviene attraverso: conferenze, simposio, ecc… sull’evoluzione delle tecnologie nel settore tessile e chimico; Team Work R&D, prodotto, marketing, sales Polartec; feedback atleti; feedback clienti. Mi rifaccio ancora alla collaborazione con Contador, che per Polartec è stata fondamentale e lo è tutt’ora, ma non dimentico l’essere a stretto contatto con i corpi militari. Il secondo step necessario e fondamentale è capire se quella tecnologia è applicabile e come. Le direttive del mercato e i costi sono aspetti da tenere in conto. Poi dobbiamo considerare che nel campo tessile esistono tre cardini fondamentali: tecnologie meccanotessili (le macchine con le quali creiamo differenti tessuti – ma non ultimo macchine per applicare stampa o laminare); filati (sintetici, botanici, animali); chimica (finissaggi pre-post lavorazione tipo PFC Free DWR, Anti Odore, Anti pilling ecc…). La macchina per la costruzione del tessuto, la collaborazione con i fornitori delle materie prime e la chimica, dunque. Il passaggio successivo sono i test, sul campo ma anche in termini di marketing, una sorta di protocollo che dura circa 3 mesi.

Come dicevo, è fondamentale come un prodotto può essere recepito dal mercato. Se ci sono tutte le fasi R&D, si esegue il primo prototipo, e sono necessarie dalle 5 alle 6 prove. Riassumendo: definizione del problema da risolvere, brainstorming, studio di fattibilità; sviluppo tessuto e lab test; sviluppo capo field test; fine tuning (e potrebbe essere che le due fasi precedenti di sviluppo vadano rifatte anche diverse volte); Gtm strategy (con ufficio marketing); Gtm. In alcuni casi, dove si sviluppano soluzioni molto complicate, servono quelli che noi chiamiamo i “fine tuning”, che possono arrivare fino a 8 mesi di lavoro. Oggi è impossibile sviluppare senza un cliente che diventa anche partner.

  • Da dove provengono le materie prime che utilizzate?

Siamo 100% americani, ma un’azienda che opera a livello global. La provenienza delle materie prime è un discorso molto ampio, che non solo tocca la parte produttiva, ma sconfina in quelli che sono i rapporti che l’azienda ha a livello regionale. Essere presenti in diverse nazioni di differenti continenti ti “obbliga” a selezionare materie prime di quei luoghi. Ciò ti permette di risparmiare sui dazi doganali e di attivare collaborazioni che garantiscono una fornitura costante, ma anche il rispetto di regole e normative che cambiano da Paese a Paese.

Non esiste un unico fornitore, oltre al fatto che ci sono varie specializzazioni. Le fibre sintetiche suddivise in varie categorie, quelle di natura botanica e la lana. La lana a sua volta può arrivare da un processo di riciclo. La lavorazione dei tessuti è un puzzle complicato dove ogni tassello deve stare al posto giusto.

a cura della redazione tecnica, grazie a Polartec, foto courtesy Polartec e Matteo Zanga

ulteriori info su

polartec.com

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.