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Quali prospettive per il ciclismo amatoriale

di - 27/02/2020

Partiamo da un presupposto: il ciclismo amatoriale è un’attività, un’industria e un settore che tocca differenti categorie merceologiche. Lo sport, la tecnologia e l’alimentazione, il turismo e la natura ma anche la “new mobility”. Oggi gli “utenti ciclisti” sono in crescita esponenziale ma il segmento amatoriale attraversa l’ennesimo periodo di difficoltà, dovuta principalmente ad uno stallo (in molti casi si verifica un calo) del numero dei partecipanti. Ecco alcune considerazione, per un dibattito sempre aperto. Un dibattito e una discussione però, sono utili quando le critiche e le idee sono mirate a costruire, non a distruggere!

Il ciclismo è uno sport itinerante

Al di la del numero dei partecipanti, ci domandiamo e come noi molti lo fanno, quale sarà il futuro del ciclismo amatoriale in Italia. Questo è un dibattito aperto e lo è da diverse stagioni. C’è sempre un pò di confusione e in molti “si fanno la guerra”. Prima c’è stata la confusione degli enti, chi rivendicava cosa a chi e per quale motivo, sfogando la sua rabbia nei confronti di chi vuole solamente pedalare. Prima di un certo periodo il ciclismo amatoriale è visto e considerato come la schiera degli sfigati e dei falliti, fino a quando qualcuno non capisce che può essere “la vacca da mungere”. Ora gli enti (tutti), si trovano a fare i conti con un numero di partecipanti che non cresce più (anzi la flessione c’è ed è tangibile a più livelli) e dove i giovani ( e tutte le categorie con età medio/bassa) sono sempre meno. Granfondo, mediofondo e gare a circuito non fa differenza.

Sport ed educazione

La stagione a preso il via anche se un pò ingolfata per via del virus e degli stop forzati legati a questo evento. Nonostante le molte campagne di sensibilizzazione ci ritroviamo con molti dei problemi di cui parliamo da sempre. Il ciclista è un maleducato e uno zozzone! Si, molti di noi lo sono, perché nonostante facciamo uno sport ecosostenibile, siamo capaci di inquinare a dismisura. Dopo il passaggio di una gara è facile riempire i sacchi della spazzatura, con gli involucri di barrette e gel. E questo è solo un esempio. Visto che siamo gli utenti deboli e lenti della strada, per lo meno cerchiamo di essere educati e di non sporcare! I ciclisti in genere sono già odiati a sufficienza per altre motivazioni.

Facendo una camminata in estate sulla strada che porta ad un passo montano famoso. In pochi km è possibile riempire un sacco della spazzatura.

Ma esiste ancora l’amatore?

Ci troviamo a parlare e discutere di cosa si potrebbe proporre di nuovo per attirare (nuovamente) l’interesse di quegli amatori che si sono distaccati, in qualche modo scollegati (volutamente) da un mondo amatoriale che non è più tale. I motivi di questa sorta di “disinnamoramento” sono tanti ed è difficile identificarne uno che possa andare bene per tutti. Troppe spese, tutto troppo costoso e caro. A questo colleghiamo il fatto che i ragazzi non hanno (o l’hanno limitata) disponibilità di denaro. Troppa specificità e tecnologia, tanto divertenti da una parte ma che hanno fatto perdere il senso della libertà. Non in ultimo, il grande agonismo che riscontriamo nelle ultime stagioni.

L’agonismo esasperato e il pummarola pro

L’agonismo e la voglia di primeggiare fanno parte dello sport, questo è certo. Partecipare ad una gara di bici è uno sfogo, la possibilità di primeggiare in qualcosa che non sia la quotidianità. C’è adrenalina, emozione e forza e ci si sente partecipi di un movimento. Tutto questo presuppone uno stimolo, che però si affievolisce, si smorza e può scomparire quando ti vai a confrontare con chi parte da un livello superiore. L’amatore che fa la vita da pro (a volte pure peggio) e te lo ritrovi come avversario di categoria. Quei pummarola pro che si fanno squalificare miseramente. Non va bene! Il nostro sport si sta schiacciando sotto il suo stesso peso, sotto la volontà di emergere a tutti i costi, non quella del gruppo ma quella dei singoli. Non è solo una questione di prestigio personale, di distacchi e gestione della corsa (ma anche della vita di tutti i giorni). E’ un discorso più ampio che abbraccia anche il rispetto per l’individuo.

Valorizzare la persona prima di tutto

Tornare a valorizzare la persona e il ciclista appassionato, questo potrebbe essere un valor aggiunto che alcune manifestazioni dovrebbero adottare. Non significa escludere chi corre “solo” per vincere la classifica assoluta, oppure denigrare chi indossa una maglia del primato (beati loro che hanno il motore e il fisico buono). Ci piace ribadire, come fatto in passato, che essere i più forti non è una colpa. Portare ed indossare una maglia iridata, ci campione europeo e/o con il tricolore, deve essere una responsabilità prima di tutto verso se stessi e gli altri che praticano la stessa disciplina. Quelli che lottano per una categoria, che non hanno sponsor e che non si autoproclamano. Quelli che nonostante tutto combattono per ritagliarsi quelle ore per pedalare.

L’amatore quello vero è l’ossigeno per il ciclismo amatoriale

L’amatore, quello che lotta per una categoria, che non ha uno o più sponsor e che non si autoproclama. Quello che nonostante tutto combatte per ritagliarsi qualche ore per pedalare. Se ci pensate sono questi i polmoni e il cuore del ciclismo amatoriale. Senza fare troppi corsi e ricorsi storici, una volta c’era la lista rossa, ex pro, ex U23 e qualcuno con un passato da corridore, che veniva o tornava nel ciclismo amatoriale. La lista rossa una categoria a parte, con cui si battagliava fino ad un certo punto e poi in gara ognuno prendeva il posto che gli spettava.

L’agonismo ci deve essere ma deve essere sostenibile per far vivere il ciclismo amatoriale

Non siamo qui a dire che dobbiamo tornare a quelle epoche (neppure troppo lontane) ma fare una categoria a parte per questi (che hanno dimenticato come si fa realmente l’amatore), quello si. Un po’ di ordine, una selezione e un filtro. Hai un passato da corridore vero? Vai in quella categoria. Hai vinto 10 granfondo in un anno, hai fatto molti piazzamenti e hai un punteggio alto? Vai in quella categoria. Hai dei meriti sportivi? Vai in quella categoria. La discussione è aperta.

a cura della redazione tecnica foto courtesy Lapierre e archivio.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.