Le selle corte non sono una moda del momento. Questa categoria di prodotti hanno un’anima propria, con caratteristiche tecniche ben precise e capaci di variare il modo con cui si pedala. Ecco alcune considerazioni.
Il core delle selle corte
La grossa esplosione delle selle corte, in termini di utilizzo e tecnica (non di mercato), avviene tre anni a dietro. Prima Micheal Matthews e poi Tom Dumoulin, iniziano ad usare il modello Stealth (la sella corta di Pro) anche sulla bici tradizionale, non solo su quella da crono.
In realtà alcuni marchi, Selle Italia, Prologo e la stessa Pro, avevano già alcuni modelli pronti (ad esempio la Selle Italia Novus Boost Superflow, davvero ben fatta e comoda) ma la comunicazione di questo segmento era ancora agli albori. Qui sotto il link del nostro test in merito alla Novus Boost.
All’epoca iniziavano a prendere piede anche in ambito mtb, in particolare le Prologo, con il modello Dimension, largamente utilizzato dal Team Cannondale.
Le selle corte permettono una pedalata stabile e ben centrata, limita lo scivolamento in avanti (e conseguente scivolamento verso il retrotreno), non ha ingombri anteriori (per via del naso corto). Bisogna partire dal presupposto che è necessario avere la sella con le dimensioni giuste, adatta alla propria anatomia fisica. Ma ora cerchiamo di approfondire al meglio.
Quando le selle corte erano scarrellate
La Selle Italia SP-01 è un prodotto avveniristico, efficace e votato alla performance ma è un classico esempio di sella corta che dà l’impressione di rimanere scarrellata. In realtà, proprio questa sella ci ha insegnato e trasmesso molto di questa categoria. Proprio grazie alla SP-01 abbiamo inziato ad approfondire e apprezzare le selle corte. Inizialmente le selle corte venivano posizionate (principalmente) tenendo conto dell’impatto estetico, senza considerare il punto anatomico del prodotto. Questo succedeva per via di un telaio montato nello stessa maniera delle selle tradizionali, che abbinato ad una porzione anteriore tagliata, dava l’impressione di usare una sella completamente scarrellata verso il posteriore. Brutta da vedere. TUTTO SBAGLIATO IN TERMINI DI BIOMECCANICA. Adottando questa soluzione, in realtà, il punto anatomico era errato, con conseguente stravolgimento della misura tra sella e manubrio.
Il punto anatomico
Oggi molto sta cambiando, rispetto ai primi modelli di selle corte. Ogni marchio e ogni azienda ha il suo concetto di punto anatomico. C’è chi identifica il punto in cui la sella è larga 8 cm, chi 7 centimetri, chi 7,5 e così via. Questo ci permette di capire che il punto anatomico delle selle corte è lo stesso di una sella con lunghezza standard e non dobbiamo farci ingannare dal becco corto. Oggi la maggior parte dei prodotti ha un segno o una sigla nella scocca inferiore che segna questo punto e facilita il posizionamento (altezza e arretramento). La ricerca e le soluzioni di design hanno permesso di variare la costruzione delle selle corte, in particolare del loro telaio, rendendole belle da vedere una volta messe sul reggisella e meno sgraziate. Molte aziende hanno avanzato il carro verso l’avantreno. Qui il test della Selle Italia SLR Boost Superflow. Interessante anche la soluzione adottata da Prologo per la nuova Scratch M5
Come montare una sella corta
Ci piace partire dal presupposto che una visita biomeccanica corretta è sempre il punto da cui partire. Altezza e arretramento non s’inventano e non dovrebbero essere fatti a caso, tanto con le selle corte, quanto con quelle tradizionali. Però è comprensibile essere curiosi e voler provare una sella corta, anche solo un breve test (e a nostro parere ne varrebbe la pena). Montare una sella e farlo in casa, non è difficile.
Da una sella “normale” ad una corta.
1 Prima di smontare la sella “classica” è necessario identificare il punto anatomico, una misura generalmente compresa tra 7 e 8 cm, farlo con un calibro risulta preciso e affidabile, soluzione che resta “immune” dalle forme e larghezza della sella.
2 ora possiamo misurare l’arretramento (può essere sufficiente anche un filo con il piombo) e la distanza tra il nostro punto anatomico e il centro del manubrio. Sarebbe opportuno segnare queste misure.
3 dopo aver tolto la nostra sella possiamo montare la sella corta sul seat-post e andremo a misurare il punto anatomico di della sella corta. Allargando il calibro, lo si fa scorrere dal fronte al retro.
4 inclinazione della sella a parte, che oltre agli aspetti soggettivi, deve tenere in considerazione anche del design della sella, possiamo misurare arretramento e distanza dal centro della piega.
5 se le operazioni sono state eseguite nel modo corretto, altezza e in particolare la distanza orizzontale, avranno gli stessi valori che usavamo con la sella standard. Si possono verificare delle differenze di pochi millimetri (fino a mezzo centimetro). Queste non sono “anomalie” ma sono da identificare in una forma differente tra le due categorie, oppure da una larghezza diversa (ad esempio la sella corta è più larga di quella standard).
Le prime sensazioni
Questi sono alcuni feedback estrapolati dalle nostre esperienze e test, con diverse selle, di differenti marchi e che potrebbero essere d’aiuto (sia ben chiaro che non sono vangelo). Come ogni cosa e componente delle bicicletta è necessario darsi un periodo di adattamento. Se la sella corta ha le giuste caratteristiche (comfort e larghezza), adatte all’utilizzatore, il feeling è quasi immediato. Quella sensazione di non avere la sella che spunta, da subito è strana, sembra che manchi un pezzo ma sparisce e ci si abitua in fretta.
Selle corte e stabilità
Come scritto in precedenza, le selle corte ci rendono stabili quando si pedala da seduti e ridicono i movimenti orizzontali. Non di rado permettono di scaricare il busto e il corpo in generale verso l’anteriore, favorendo la presa bassa. Attenzione proprio a questo passaggio, perché non tutti sono abituati a schiacciarsi verso il basso. Può capitare di sentirsi indolenziti (zona lombare in particolare), dopo le prime ore. Bisogna abituarsi. In salita si tende a sfruttare maggiormente la parte larga posteriore. Quest’ultimo è uno dei vantaggi che vale la pena sottolineare, perché, caratteristiche soggettive a parte si appoggia meglio la porzione ischiatica con conseguente scarico della zona perianale (selle con scarico centrale o senza).