Pubblicità

Il suono della solitudine

di - 16/07/2021

Storie in sella - Il suono della solitudine - cover

La solitudine non è mica una follia
è indispensabile per star bene in compagnia

La solitudine – Giorgio Gaber

Ho un rapporto strano con la solitudine, ma non lo abbiamo tutti?
Essendo figlio unico, i miei giorni a casa da solo sono arrivati presto e si sono ripetuti spesso. E li ho amati.

Dopo aver lanciato la mia bicicletta arrugginita da parte e aver cercato la chiave sepolta nel mio zaino, aprivo la porta e vedevo la mia minuscola casa trasformarsi in una grande astronave che dominavo con la pianola trasformata in console di comando. Quei momenti da solo erano l’apice dell’evasione nell’infanzia. Nessuna regola. Nessuna aspettativa. E soprattutto, nessuno intorno che suggeriva che le mie idee erano a dir poco geniali.

Ecco perché un pomeriggio ho mangiato tutte le creme (e solo le creme) di un’intera scatola di Ringo prima di rimettere ordinatamente gli sterili biscotti bicolore nel loro contenitore, in modo che il futuro scopritore deluso avrebbe creduto a un errore di produzione.

C’è stata anche quella volta che ho scarabocchiato una “S” sul muro della cucina incolpando il gatto, dato che non avevo fratelli e sorelle da gettare sotto la graticola. Inoltre tutti sanno che i gatti sono dei giocherelloni, quindi incolpare il gatto ha funzionato almeno 30 per cento delle volte (scusa Tigrotta, ti devo ancora un favore).

Ho finito per dover sistemare il danno, giustamente, ma questo fa parte del patto con la solitudine.

Non dobbiamo condividere con gli altri le nostre scelte, ma ne portiamo le conseguenze sulle nostre spalle.

Da qualche parte, tra la gloriosa noia della gioventù e il ritmo frenetico dell’età adulta, il mio rapporto con la solitudine è passato da un’appagante relazione quotidiana a incontri imbarazzanti con un vecchio amico che finiscono con vuote promesse di vedersi più spesso. Senza rilasci regolari dalla pentola a pressione della vita sociale, la compressione cresce fino a quando il bisogno di essere soli prende il sopravvento come un temporale estivo che inghiotte un cielo azzurro a metà di una lunga pedalata.

Ieri, c’erano frasi di circostanza con i commessi dei negozi e conversazioni genuine con i vicini che si davano da fare nella calda aria dell’estate. Ma oggi è diverso. Oggi, ci sono troppe persone. Sono troppo rumorose e troppo dappertutto. Ho bisogno di correre al riparo prima che arrivi la tempesta, quindi mi dirigo verso i sentieri dove posso proteggermi dal diluvio sotto una coltre di solitudine.

Questo desiderio non sarà soddisfatto da una sveltina all’ora di pranzo sui sentieri dietro casa, ma richiede un giro che necessita di tempo e pianificazione, e di una coperta d’emergenza che ancora non possiedo.

Recupero una mappa obsoleta scarabocchiata di inchiostro rosso che abbozza un percorso che mi riporterà allo stesso posto da cui sono partito, ma con uno stato d’animo diverso. Il mio zaino è pieno di cibo e acqua in abbondanza, un sacco di ricambi e abbastanza attrezzi da farmi gemere quando lo sollevo da terra. La pinza multi uso e il completo set di chiavi sono probabilmente eccessivi, ma girare da solo significa essere preparati a lavorare un po’ più duramente lungo la strada.

È troppo presto al mattino, ma questo tipo di avventure inizia sempre troppo presto. Con la mia bici caricata nel bagagliaio, metto in moto l’auto e inizio il rituale della fuga in solitaria facendo un salto al bar per il secondo e robusto espresso della giornata, un additivo indispensabile che dà il via al viaggio.

Guido oltre la città e oltre la periferia fino a quando l’ombra vacillante della mia auto cavalca lungo strade che hanno smesso di vantare cartelli per la prossima uscita molto tempo fa. Le mie tracce sono le uniche quando arrivo al punto sulla mappa che segna il culmine della mia pianificazione notturna e di racconti e storie di sentieri su cui si sono avvicendati diversi trail builder. Questo giro non è su Strava, e se mai lo sarà, la corona delle regalità diventerà una supposta molto scomoda per qualcuno. Con un piede sul pedale e gli occhi puntati sull’avventura sconosciuta che mi aspetta, l’esitazione si fa sentire. C’è una grande differenza tra il voler essere soli e l’impegnarsi a farlo. Dopotutto, se qualcosa va storto, non c’è nessun altro in giro ad aiutare.

Questo è il patto.

La pausa è obbligatoria mentre faccio l’unica scelta che c’era da fare. Quando il futuro è sconosciuto, tutto quello che puoi fare è continuare ad andare avanti. Un colpo di pedale dopo l’altro, creando un flusso circolare nella speranza di placare l’immutabile staticità. Non sto più guardando una foresta di alberi, ma attraverso un tunnel dove posso vedere oltre i dettagli, superare gli ostacoli e vedere chiaramente il percorso che voglio fare. I miei polmoni ansimanti e il mio cuore martellante si stabilizzano in un ritmo tranquillo, e mi piace quello che sento.

È il rumore della gente che non parla e il rombo soffocato delle auto che non si muovono. Il suono della solitudine è inquietante e meravigliosamente silenzioso, ed è esattamente ciò di cui ho bisogno.

Abbracciato dalla solitudine, posso lasciarmi andare sfacciatamente per una persona cara scomparsa troppo presto o gioire di vittorie così piccole che molti le considererebbero fallimenti. Posso lasciare che la realtà mi sommerga, sentendo tutto il suo orgoglio e il suo dolore, e affrontare la paura che questa pedalata non andrà nel modo che ho pianificato. Ma c’è solo un modo per uscire da questi boschi. Ed è da solo.

Il sole sta calando e c’è una lunga strada per tornare al punto di partenza. A volte l’incertezza del viaggio è schiacciante, così come la consapevolezza che non c’è nessuno a cui chiedere aiuto, per seguire una linea difficile o farsi prestare una camera d’aria di ricambio perché sono riuscito a prendere per sbaglio l’unica della misura sbagliata in cantina. Ma la natura capricciosa dell’avventura e dell’autosufficienza forzata stanno riempiendo i loro forzieri con il disperato bisogno di vigore. La solitudine è strana in questo senso; è qualcosa che temiamo e desideriamo, spesso insieme.

Mentre le ultime sezioni del sentiero scorrono sotto le mie gomme e un cielo limpido e blu riemerge sopra di me, la pedalata mi dà un ultimo regalo d’addio: la consapevolezza che essere da soli non è poi così spaventoso quanto avere paura di non avere nessuno.

…la pressione cresce fino a quando il bisogno di essere soli prende il sopravvento…

Qui potete leggere le altre Storie in sella

La foresta dei biker

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.