Home Ciclismo News Strava ci limita e noi cerchiamo le alternative

Strava ci limita e noi cerchiamo le alternative

7
strava limitazioni

Strava aumenta le limitazioni per la versione free, con la volontà di migliorare la app a pagamento. Salvaguardia delle privacy (almeno all’apparenza) senza sommergerci di pubblicità e senza vendere i nostri dati a terze parti. Qui alcuni dettagli ufficiali.

Strava comunque un riferimento

Partendo dal presupposto che non vanno sacrificati i meriti di Strava, una su tutte quella di essere la prima social cyclist community, è pur vero che esiste un mondo di app, altrettanto valide, anzi, forse di più. Il leader del mercato dell’analisi dei dati e delle prestazioni ha avuto il merito di trasformare questo mondo, diventando leader incontrastato e facendo credere a molti – ma non a tutti, per fortuna – che se l’attività non è caricata sui server di Strava, allora non esiste e non è mai successa. Proprio come recita il claim.

Uno dei claim più famosi utilizzati dalla piattaforma sport social

Cosa vogliamo?

Strava è prima di tutto uno strumento social e di condivisione, o per lo meno lo è diventato. Per molti è stato e lo è tutt’ora, un raccoglitore di dati personali, dal volume delle uscite, fino ad arrivare al modo più semplice di quantificare i miglioramenti (o peggioramenti). Ma non esiste solo questa app, che è diventata con il tempo una sorta di “zona comfort” un po’ per tutti. Comoda e facilmente raggiungibile, agganciabile dalla stragrande maggioranza dei devices e delle piattaforme di analisi presenti sul mercato. Ora le sue limitazioni potrebbero aprirci un nuovo mondo, scoprendo che esiste molto altro, a tratti più valido ed utile, con formule free (non a pagamento), ma anche con soluzioni in abbonamento che offrono una serie di plus.

strava a pagamento
Le limitazioni di accesso alle funzioni, ricadono anche sui partner e sui marchi che in qualche modo hanno creato un filo diretto tra azienda del settore e utente finale.

Capire cosa ci serve

Ci serve programmare un itinerario? Vogliamo confrontare le nostre prestazioni con quelle altrui? Abbiamo la necessità di avere tutto a portata di polpastrello? O ancora, usiamo device di marchi diversi e dobbiamo far convergere tutte le attività su una sola piattaforma? Semplicemente, ci piace spiare cosa fanno gli altri quando si allenano? Comprendere al meglio le nostre necessità per sfruttare una app al massimo delle sue funzioni e potenzialità. Il telefonino è diventata la nostra carta d’identità e con lui ci siamo abituati a raggiungere qualsiasi tipo di cosa in modo facile e veloce. Le app sono parte fondamentale del nostro futuro.

Alcuni esempi

Komoot (di recente pubblicazione), ad esempio, una app che è sempre più utilizzata per programmare viaggi road e off road, che offre una serie di opportunità anche in termini di collegamenti turistici. TrainerRoad, per certi versi la più simile a Strava, piuttosto specifica e rivolta ad un pubblico tecnico. Molto usata dagli anglosassoni e in USA, ha già una folta community e una forte connessione con TP (Training Peaks), molto buoni suoi grafici di analisi. Ride with GPS, un’altra app che permette una sguardo da smartphone ma anche da dispositivi come pc e tablet. Nasce come strumento di supporto alla navigazione gps ed è a tutti gli effetti un navigatore (anche piuttosto preciso) come quello dell’auto. Utilizza funzioni vocali e monitora in tempo reale l’uscita. A Training Tracker, una app che nasce per i telefonini e che nel momento del download offre la possibilità di scaricare i plug Ant+ nelle diverse forme (funziona anche con bluetooth). Può essere associata ad un device, oppure utilizzata direttamente con il telefono (con sensori attivati). Utilizza funzioni mappali GoogleMaps con buona precisione. Questi sono solo alcuni esempi da prendere in considerazione, da valutare e rivolti a chi non ha mai esplorato questo mondo se non al di fuori di Strava.

Ma abbiamo davvero bisogno di Strava?

Chissà quanti saranno gli iscritti che decideranno di pagare un abbonamento per un servizio che fino a quel momento avevano gratis, e che si trova replicato in modo forse migliore su altre piattaforme molto diffuse (pensiamo a Garmin Connect). Per chi già era iscritto, e pagava per l’analisi delle proprie performance atletiche, non è un problema. Per tutti gli altri sì. A questo punto, come avrebbe detto il buon Lubrano, la domanda sorge spontanea: abbiamo davvero bisogno di Strava per guidare la nostra passione e attività sportiva?

Senza dimenticare

Ovviamente non dimentichiamo quelle strettamente legate ai dispositivi, Garmin, Bryton  Wahoo, ma anche Polar, app che oltre a gestire i dati e le connessioni con terze parti, hanno il compito di filtrare, aggiornare e ripulire il dispositivo.

Kom Strava eBike
“Oh Oh! Hai appena perso il tuo KOM”, una notifica che fa rodere il fegato ai dipendenti da Strava

Ma torniamo al nostro caro e amato Strava

Ma veramente qualcuno di voi ha mai pensato, per sé e per gli altri, che si potesse vivere senza guadagnare?
Questo non vale solo nel mondo delle app e dei social, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni. Pensate solo a una cosa, Strava ha circa 200 dipendenti, e in qualche modo deve farli vivere. Qui si inserisce il dilemma di tutto quello che ruota intorno al fantasmagorico mondo di Internet: meglio una pubblicità che compare fastidiosamente a caso, o ancora cedere i nostri dati dicendo addio a buona parte della nostra privacy (le due cose vanno sempre più spesso a braccetto, con inserzioni personalizzate), o pagare per un servizio?

Gli iscritti non bastano

Strava, che vi piaccia o meno, ha deciso. Il faro che guida l’attività di molti sportivi, soprattutto ciclisti e runner, ha deciso di provare una nuova strada, almeno per sé: cercare di trasformare una parte degli oltre 50 milioni di utenti in tutto il mondo – CINQUANTA MILIONI!!! – in una fonte reale di entrate per sostenere il proprio servizio e, auspicabilmente, ampliarlo e migliorarlo. Ma gli iscritti “free” non bastano, così l’azienda USA presenta il conto. La piattaforma diventa “freemium”, un (brutto) neologismo inglese che sta a significare una cosa: il servizio base è gratuito, ma la maggior parte delle funzioni sono a pagamento (al costo di un paio di barrette al mese, dicono loro).

Strava prova grauita
Non manca la prova gratuita di 60 giorni prima di attivare, se si vuole, l’abbonamento a pagamento

Le funzioni Premium hanno fatto diventare Strava la app TOP

Peccato che le funzioni ora “premium” siano quelle più interessanti, che hanno aiutato Strava a diventare l’app numero uno a livello globale. Ma è giusto così, non è una Onlus che fa volontariato. Chi ha creato e sviluppato questa religione neopagana non solo deve ripagare i costi ma anche generare profitti.

a cura della redazione tecnica, con il contributo di Cristiano Guarco, Davide Sanzogni, foto redazione tecnica.

 

 

 

7 Commenti

  1. Peccato che i segmenti e cosi’ la mappatura di un luogo e di conseguenza la popolarita’ di strava sia stata sostenuta da migliaia di rider che hanno creato i segmenti e spesso anche aperto i trais

    • Ci si dimentica troppo facilmente che ogni attività ha i suoi costi fissi, a partire dalla corrente elettrica che fa funzionare i server che permettono di avere in tempo reale i dati in ogni parte del mondo…

  2. Caro cristiano mettici pure tutti i costi di questo pianeta, ma se sono un decimo dei 50 mio di utilizzatori passa alla versione a pagamento, fa 360 milioni di dollari/anno che significa 1,8 milioni di entrate a dipendente. Ora, un dato del genere, ti fa capire che con tutte le spese del mondo, parliamo di cifre che generano utili da capogiro al netto di qualsiasi spesa. Metti pure che x ogni dipendente ci siano spese pari a 3 volte un suo lauto stipendio medio di 80.000 dollari anno, (più alto della realtà sia chiaro) e cioè 240.000 dollari a testa all’anno, restano 1,5 milioni a cranio di utile. Tutto ciò grazie ai dati avuti gratuitamente dagli utenti free ed elaborati nel tempo. Ricordati che strava non è mai fallita anche quando era free, e che incassa botte di pubblicità enormi dagli sponsor delle sfide. Come al solito è arrivato il manager che la gonfierà di dollari prima, poi ci sarà la fuga utenti, le perdite di consensi e di share, (che valgono gli sponsor), e cercheranno un nuovo manager che riporti strava in testa come era prima. Nel frattempo qualcuno, si è fatto la villa con piscina e non certo i 200 dipendenti….

    • Credo che i dati percentuali degli abbonati siano molto più bassi, così come quelli di molti altri servizi cosiddetti “freemium”: accesso gratuito alle funzioni di base, a pagamento per quelle evolute o, come nel caso dei giochi mobile, a espansioni di vario tipo e valore. Avendo masticato per lavoro il mondo dell’informatica – dal consumer al business e corporate – negli anni passati, sono conscio di quanto sia complesso e variegato questo mondo di servizi online, che si appoggiano a enormi server farm capaci per l’appunto di snocciolarti con un ritardo di millisecondi i dati di qualsiasi utente…

  3. La maggior parte di questi 50mln sono scrocconi che non pagherebbero nemmeno 1€ al mese. Gente che non sa valorizzare il lavoro e non sa cosa significa essere imprenditori. I paganti saranno sufficienti a far continuare il business. Voi lavorereste gratis? E se fanno tanti soldi per un app che merita è ingiusto?
    Fare i conti in tasca degli altri si dimostra solo di essere invidiosi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui