Con oggi, Martedì 6 Luglio, inizia ufficialmente la seconda settimana del Tour de France 2021. A prescindere da quello che succederà nei giorni prossimi, ricorderemo questa grand boucle per le tante cadute, per le medie folli e per l’agonismo sfrenato. Ma avremo ben nitide anche le gesta ed il modo di pedalare di Tadej Pogacar, per quello che ci piace definire una sorta di ritorno al futuro.
Tadej Pogacar e quella pedalata potente, ma normale
“Ritorno al futuro” è anche il titolo di un grande successo cinematografico datato 1985, dove i protagonisti viaggiavano avanti e indietro nel tempo. All’epoca Tadej Pogacar non era ancora nato. Eppure l’abbinamento è venuto naturale nel vederlo pedalare, al Tour de France, sul Col de Romme e sul Col de La Colombiere. Nel corso degli ultimi lustri ci eravamo abituati a vedere un’agilità estremizzata.
“Pedalare di agilità, mulinare sui pedali, usare rapporti corti, far girare le gambe”. Quante volte l’abbiamo sentito ripetere da tecnici e allenatori, in anni recenti. Cadenze centenarie, rotazioni da far girar la testa. Pochi metri di sviluppo e tanti, tanti giri della catena sul “piccolo davanti”. Froome docet con il suo mulinare. Tutte queste cose han fatto scuola (e mercato) tra praticanti ed amatori, col diffondersi delle guarniture “compatte” (34/36 denti, abbinati al 50/52) e quasi assoluto rigetto dei padelloni. Tutti rivolti all’agilità, all’incremento della cadenza.
Il ritorno del padellone, eppure ci piace
Poi arriva un ragazzo poco più che ventenne e sale le montagne col padellone, spiana il Col de Romme col 53 (pendenza media superiore al 9% in 8,8 km), alternando sulla ruota libera il 28, il 25 e il 23. Sale con una media di 85 pedalate al minuto, composto elegante e potente. La fatica sul suo volto, quasi non si percepisce.
Un ritorno al passato
Viaggia nel tempo: ritorna al passato, con la bici del futuro (cambio elettronico, freni a disco e poco più di 6 chili e mezzo di carbonio). L’uso del “rapportone” fa la differenza. Pogacar assesta colpi da ko, infligge ritardi da orologio a cucu, il tutto con estrema naturalezza e con il “polso” di uno che non ha paura. Ripropone l’uso delle grandi corone, dei lunghi rapporti, della forza unità all’agilità. Sale il Col de La Colombier (7,5 km. Pendenza media 8,5%) a quasi 20 Km/h. Irride qualche teoria che sconsiglia gli “incroci estremi della catena”. Pedala in modo nuovo, così sembra. Resuscita concetti e criteri che sembravano vecchi e superati. Anche in salite dure, impiega il “padellone”, fa incroci estremi con la catena e fa velocità.
Cercheremo di emularlo per quello che potrebbe essere un ritorno al “rapportone” anche nelle categorie amatoriali? Qualcuno ci proverà di sicuro, ma i watt di Tadej Pogacar sono ben altra cosa!
a cura di René Enzo Piccinni, della redazione tecnica. Immagini courtesy Prologo (BettiniPhoto).