Da un lato è la bici che “ti aspetti”, comoda e facile da guidare, un mezzo sul quale pedalare per giorni e da usare per il bikepacking. Ma la Trek Checkpoint è una sorta di Dottor Jekill e Mr Hide, perché messa all’interno di un percorso tecnico mostra delle doti di tenuta, stabilità ed equilibrio poco comuni ad una bicicletta gravel specific. Ecco il nostro test.

Full carbon e Trek IsoSpeed
A questa Trek non manca nulla. Il frame-kit è full carbon OCLV 500 ed è dotata di tantissimi particolari tecnici che gli permettono di integrarsi al meglio anche nella categoria bikepacking. Dal fronte verso il retro, le possibilità di montare parafanghi, supporti e borsoni, sono davvero tanti, tutti con un criterio ben preciso e ben studiato. Il piantone allungato verso l’alto si abbina al seat-post Ride Tuned (una sorta di cappello che si innesta nella tubazione del piantone). Qui, lo snodo delle tubazioni ha l’IsoSpeed, ovvero il dissipatore, nel concetto che porta la bici ad assomigliare alla mtb Procaliber (un accostamento che rende meglio l’idea. Assomiglia, ma non è uguale.).
Forcellini posteriori regolabili
Quando viene detto:”alle spalle del progetto c’é studio e ricerca lo si vede anche dai dettagli più piccoli”. Scriviamo pure che, questi non sono proprio dei dettagli secondari, ma non è così usuale trovarli integrati in altre piattaforme di questa categoria. I forcellini posteriori scorrono all’interno di una sorta di binario, che permette di allungare o accorciare la loro corsa (grazie ad una semplicissima brugola). Quello dal lato non drive, muove anche la pinza del freno. Ne beneficiano, regolazione della catena e la sua tensione, per esempio. Oppure la possibilità di montare un disco freno più grande, accorciare il passo e ancora una migliore interfaccia nel caso si voglia utilizzare la bici come single-speed. Mica poco.
Fodero a “banana” e il paracolpi
Lo stay del lato catena, ovvero il fodero orizzontale basso, ha una evidente forma a banana (oppure a gomito). E’ una soluzione adottata da diversi marchi, in ambito gravel, che ha diversi obiettivi: accorciare il carro posteriore, assecondare lo smorzamento delle vibrazioni, influire in modo positivo sulla stabilità e sulla trazione. Inoltre, tutta la parte della scatola centrale e la base del tubo obliquo, sono protetti da un inserto gomma-plastica.

Trek, quando la geometria è “tanta roba”
E ancora una volta è necessario dire “giù il cappello” alle geometrie di Trek. Un angolo del piantone votato alla comodità e un’apertura dello sterzo che permette di essere altrettanto comodo e stabile sullo sterrato, anche quello più sconnesso. Reach e stack abbastanza contenuti, una via di mezzo tra il comparto road e quello mtb più moderno. La guida e la posizione sul manubrio, risultano “giustamente” alte sul manubrio e si utilizzano attacchi manubrio non eccessivamente corti. Quest’ultimo aspetto va anche a vantaggio di un certo equilibrio estetico, che non guasta.
Alcuni numeri della taglia 54
- Angolo piantone, 73,5°.
- Angolo tubo sterzo 71,8°.
- Lunghezza effettiva tubazione orizzontale 55,1 cm.
- Lunghezza effettiva tubo sterzo 12,6 cm.
- Passo 101,4 cm.
- Lunghezza fodero posteriore 42,5 cm.
- Reach telaio 38,3 cm.
- Stack telaio 56,7 cm.

Allestimento e prezzo Trek Checkpoint SL5
- Dal frame e dalla forcella in carbonio OCLV 500, si passa all’alluminio di stem e piega manubrio Bontrager (senza la curvatura svasata verso l’esterno).
- In lega sono anche le ruote con diametro 700c, tubeless ready e gommate Bontrager GR1 Team Issue (tubeless ready).
- Sella Bontrager Montrose e trasmissione Shimano GRX meccanica con doppio plateau anteriore (46/30).
- Freni idraulici GRX con dischi da 160 mm di diametro.
- Il peso rilevato è di 9,68 kg (senza pedali) ed il prezzo di listino è di 3299 euro.
Le nostre impressioni
Partiamo da una considerazione: la Trek Checkpoint è una vera bici per fare gravel e per come dovrebbe essere realmente questa disciplina. Si tratta di un modo di vivere la bici che accontenta molti e può essere un semplice spostamento tra strade in asfalto e ghiaiate, un experience, un viaggio-vacanza, oppure la sgasata di un’ora durante la pausa pranzo (magari a ridosso dell’ambiente metropolitano). Oppure, la bici che si usa in modo quotidiano per andare al lavoro, dopo che l’abbiamo infangata durante il fine settimana.

Quando la tecnica è comfort
Per chi è già ciclista, il fatto che una bici Trek porti con se tante soluzioni tecniche, non è una cosa nuova: anzi, sarebbe strano il contrario. Per chi invece la bici l’ha appena approcciata e lo fa tramite il gravel, una bici di questo genere offre degli indubbi vantaggi. Traversalità e versatilità d’impiego, si trasformano anche in sicurezza di marcia, stabilità e possibilità di fare errori quando si guida. Sono anche, trazione in salita e capacità di copiare il terreno e stare bene in sella anche sullo sterrato, “quello tosto” (gli pneumatici tubeless e il manubrio specifico per il gravel, diventano un bel vantaggio). L’IsoSpeed funziona quando serve: una volta che siamo su asfalto è praticamente impercettibile.

In conclusione
Trek Checkpoint SL5, ovvero la versione con l’allestimento che vedete nelle immagini è una bici con un orientamento ben preciso, quello gravel e bikepacking. La versatilità e l’essere trasversale sono delle conseguenza di un progetto azzeccato al 1000%, aspetti che si riflettono tanto sull’impiego del mezzo, quanto all’utenza. Lo vediamo anche come mezzo propedeutico alle attività road e mtb. Per lo stradista vero può essere un mezzo divertente e sostanzioso, una bicicletta “piena” che sopporta le incurie del periodo invernale. Per il biker o l’amante dell’off road in genere, la Trek Checkpoint permette di viaggiare a velocità di crociera, ma anche di fare tecnica senza preoccuparsi di avere un “camion” tra le mani, perché una bici gravel oriented così agile non è cosa di tutti i giorni.
Nelle foto trovate: l’abbigliamento GSG Hydra (maglia) e Trailer (salopette), occhiali Bollé Chronoshield, scarpe e casco Bontrager, rispettivamente Gravel GR2 e Velocis Mips.
a cura della redazione tecnica, foto Sara Carena