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Wahoo Elemnt Bolt V2, il test del nuovo device

di - 28/10/2021

L’ultima versione del Bolt eredita solo il nome dal modello precedente. In fatto di dimensioni è più piccolo del Roam, ma per quello che concerne la sostanza e le funzioni è simile a quest’ultimo. E’ divertente e può essere categorizzato come uno strumento di lavoro. La presenza dei colori aiuta nello svolgimento del training di qualità. Non cambia la gestione del dispositivo che avviene con la app Wahoo Elemnt dal telefonino. Entriamo nel dettaglio del nuovo Wahoo Elemnt Bolt V2. 

Wahoo, il cavo serve solo per la ricarica

Quando acquisti un computerino gps Wahoo, compri un sistema e non solo un dispositivo da utilizzare durante le uscite in bici. C’é dietro un mondo, un pacchetto e/o come viene definito, un “ecosistema“. Questa soluzione porta dei vantaggi in fatto di gestione diretta del dispositivo, che non ha bisogno di essere collegato al pc con un cavo, ma si autogestisce ogni volta che si associa alla app Wahoo (un ecosistema, per l’appunto). Ma ora andiamo a snocciolare le caratteristiche principali del nuovo prodotto.

Pur essendo un device gps, che nasce da una piattaforma ben sviluppata, testata nel corso degli anni, il progresso evolutivo è ben percepibile sul nuovo Elemnt Bolt V2. Si tratta di un modello che per sostanza e funzionalità può essere inserto a tutti gli effetti negli strumenti lavoro, facili da usare da chi si allena seriamente e usa il computerino per i dati: watt e ripetute, bpm, rpm e valori medi.

Uno step intermedio. Si ma quante funzioni!

Le dimensioni sono contenute, si tratta di un device gps con 7,7 cm di lunghezza, per 4,7 di larghezza, ma con uno display a colori da 2,2” (non è poco se consideriamo una sorta di categoria media). C’è il pulsante di accensione/spegnimento sul lato sinistro e i due bottoni sulla parte destra, che permettono di cambiare il campo evidenziato e di ridurre le funzioni visibili sullo schermo. Teniamo sempre presente che il numero dei campi e la natura degli stessi può essere cambiata in ogni momento grazie all’associazione della app Wahoo (via smartphone).

E poi ci sono i tre pulsanti alla base dello schermo, che diventano una sorta di master function. Ci sono i led superiori, utilizzabili a piacere. Possono diventare il metro di valutazione della performance, oppure da usare abbinati al tempo di esercizio. O ancora come un segnale per non sbagliare strada, solo per fare due esempi.

La memoria è stata aumentata

La memoria interna è da 16GB, con una durata della batteria dichiarata a 15 ore, al pieno delle funzioni dei sensori collegati (durante il test la durata effettiva è stata superiore e abbiamo utilizzato i sensori power meter, heart rate e quello della velocità, in ambiente aperto). E’ sempre giusto ricordare che la durata della batteria è influenzata anche dalla qualità del segnale gps. La parte relativa alla connettività si basa sui protocolli Ant+ e Bluetooth, ai quali si aggiunge il Wi-Fi che è fondamentale per gli aggiornamenti del device. Cambia l’ingresso USB, ora con porta di natura C (come quella dei telefonini di ultima generazione), mentre è mantenuto il supporto aero (la confezione comprende anche quello per lo stem), come vuole la tradizione Wahoo. Il prezzo di listino è di 299 euro.

I tre bike devices Wahoo, da sinistra verso destra: il Roam, il nuovo Bolt V2 e il “vecchio” Bolt.

Le nostre impressioni e i feedback

E’ un device Wahoo e questo per molti è sufficiente. È sinonimo di garanzia e precisione, di un’infinita possibilità di connessione e facilità di utilizzo. È uno strumento ampiamente personalizzabile in tutte le sue sfaccettature, essenziale e completo al tempo stesso. Come si presenta il nuovo Wahoo Elemnt Bolt V2. È una sorta di “medio”, da inserire tra il Roam e il “vecchio” Bolt. E’ panciuto, sostanzioso e consistente, viene da dire e da pensare, “non è un giocattolino”.

Il design è parte del DNA, ma la scocca è diversa. Touchscreen? No grazie

Tutti i tasti sono facilmente raggiungibili e azionabili, hanno un buon grip e si sentono anche con i guanti indossati. I tre vicini al display non entrano nella scocca come nei modelli precedenti, ma sporgono leggermente e sono in linea con lo schermo. Il dispositivo non ha lo schermo touch. Quest’ultimo è liscio, quasi setoso al tatto ed è completamente anti-riflesso. Ci sono i led superiori, quelli che si illuminano con il power meter, oppure con i bpm, oppure con la velocità, ma si possono anche lasciare spenti. Sotto invece ha l’ingaggio del supporto aerodinamico, come vuole la trazione Wahoo. Troviamo un vantaggio la possibilità di fissare il dispositivo alla base aerodinamica, grazie ad una piccola vite. C’è spazio per inserire il cavo di ricarica. Può essere montato anche su un supporto generico, ma è necessario un adattatore (lo zoccolino di aggancio non è uguale a Garmin e Bryton, per fare due esempi).

Il supporto frontale aerodinamico è specifico per questa versione del Wahoo Bolt. In questa immagine si nota anche l’asola di ingresso per la vite di fissaggio.

Una volta scansionato si può anche partire

La prima associazione con il telefonino avviene (é obbligatoria) scansionando il QR e l’accesso ai dati è immediato: semplice, veloce ed intuitivo (i vari tutorial su Wahoo Fitness aiutano a chi non è particolarmente avvezzo alla tecnologia). Ci sono tre schermate che compaiono, quella primaria con i dati che ci piace definire “base”, quella più specifica per la salita e la schermata mappale. E’ una sorta di switch-on and go, pronti-via, si parte, tenendo ben presente che tutta la parte riferita alla personalizzazione di campi e schermate è possibile tramite la app (con il telefonino).

Ma non è tutto, perché nell’immediato è richiesta anche la possibilità di abilitare il dispositivo e abbinarlo al Rival Watch. Per quale motivo? Per utilizzarlo in ambito triathlon ad esempio, in modo che i dispositivi non accavallino i dati di registrazione. Oppure, come nel nostro caso, per un impiego gravel, dove abbiamo utilizzato l’orologio per i dati fisici e il Bolt V2 per quelli ambientali e di percorso. E’ molto interessante e utile, anche nell’ottica di un risparmio energico tangibile, la funzione del sensore ambientale che regola la luce del display (ma che può essere regolata a tempo).

Associazioni infinite

L’associazione con i dispositivi esterni, power meter, sensori di cadenza e velocità, fasce cardio e luci radar (e la possibilità di associare il dispositivo Specialized Angi per la sicurezza), non conosce limiti, l’importante è che ci sia la trasmissione Ant+ e/o Bluetooth. Inoltre, non è necessario eliminare alcuni sensori e fare spazio, quando si vuole eseguire una nuova associazione (che può essere eseguita anche in modo diretto tra device e sensore, bypassando lo smartphone). La compatibilità con le app cycling (vedi Strava, TP e Komoot, ad esempio) è massima. Come per i modelli che l’hanno preceduto, anche il nuovo Bolt è una sorta di console di gestione dell’impianto smart training Kickr.

Con il sensore Specialized Angi
Una volta montato sulla bici

Quando si inizia l’utilizzo vero e proprio, la confidenza e l’immediatezza è quella tipica della piattaforma Wahoo. Il valore aggiunto è legato al fatto di poter evidenziare il campo di maggiore interesse, ma anche ad una migliore accessibilità dei pulsanti, rispetto al passato.

Il Bolt V2 è una sorta di strumento di lavoro, un pò come il Roam, ma più piccolo. Non ci sono fronzoli e/o cose inutili che occupano lo spazio in memoria in modo superfluo ed inutile. Ci sono i bottoni e lo schermo non è touchscreen. Una aspetto che ci piace in modo particolare è quello relativo alla schermata “lap o giro”, che tendenzialmente viene utilizzata per le ripetute. Compare solo quando è stato premuto il “giro” per la prima volta. La gestione e la visualizzazione delle mappe è ottima, considerando anche lo schermo da 2,2” che è a colori.

Oltre al resto, lo abbiamo utilizzato anche con i pedali Rally di Garmin, che sono un power meter.

Ci sono le funzioni di re-indirizzo del percorso, che trovano un valido aiuto nei led che s’illuminano, come una sorta di segnalatore in aggiunta, oltre alla parte acustica. Non abbiamo sfruttato la funzione “route to start”, che diventa molto utile in caso di attività outdoor in una zona poco conosciuta e che utilizza la via più breve. Una volta in movimento si può zoommare il display con i due pulsanti a destra, riducendo i campi fino ad un dato (mentre il massimo è nove). Sette pagine visualizzabili, totalmente customozzabili, sono molte e il numero dei dati che è consultabile nell’immediato è un valore aggiunto non da poco.

A cura della redazione tecnica, immagini della redazione tecnica

wahoofitness.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.