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Wilier Triestina Zero SLR ecco il nostro test

di - 07/08/2020

Finalmente abbiamo avuto l’occasione di pedalare e provare alla nostra maniera la top di gamma di casa Wilier, la Zero SLR. Quella che vedete nelle immagini e nel video è una versione che non è presente a catalogo, ma il nostro focus si rivolge ai feedback che ci ha fornito il framekit. Entriamo nel dettaglio.

wilier triestina zero slr il nostro test
Una prospettiva della Zero vista da dietro. Si nota bene il carro posteriore con inserzione ribassata. I foderi obliqui alternano uno shape schiacciato con alcune rotondità. Il seat-post è full carbon e specifico per questo progetto: arrotondato frontalmente, tronco nella sezione posteriore.

Un allestimento diverso

Come anticipato, le immagini ci mostrano una Wilier Zero SLR con un pacchetto ruote molto particolare, le Dura Ace C40 full carbon con coperture clincher, non disponibile sulla piattaforma Wilier. Tutto il resto della componentistica è assolutamente all’ordine, con tramissione Shimano Dura Ace Di2 e cockpit Wilier full carbon integrato. Sistema frenante a disco naturalmente, con il disco anteriore da 160 mm di diametro e quello posteriore da 140. Perni passanti di tipo SpeedRelease, 12×142 posteriore, 12×100 mm anteriore. Il peso rilevato, con questa configurazione e nella taglia media? Di pochissimo superiore ai 6,9 kg; eccellente.

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Il mozzo delle ruote Shimano Dura Ace

Il frame al primo sguardo

Beh, in fatto di design, di eleganza e di quel non sò che, tra racing e passerella di velluto, Wilier non deve imparare da nessuno, un marchio che fin dai tempi passati è sempre stato maestro a far collimare forme, cromie e un approccio race sostanzioso. Così è anche per la Zero SLR, una bici che non stanca, con lo shape delle tubazioni che è sempre equilibrato. Non è eccessivamente muscolare e nervosa, ma al tempo stesso trasmette una sensazione di compattezza e affidabilità.

Wilier Triestina Zero SLR è una bicicletta che adotta delle soluzioni pratiche, vedi ad esempio l’impiego dei perni passanti che permettono di sfilare le ruote con una facilità maggiore rispetto agli assi tradizionali. La Zero SLR è una delle poche bici disco di ultima generazione, nella quale abbiamo trovato (con piacere) il ponticello posteriore, quello che unisce i due foderi obliqui. Al di la della resa tecnica di questo dettaglio, la stessa porzione della struttura risulta “piena”, armonica e armoniosa, esente da spazi vuoti! La bici è completa e non da l’impressione che gli manca qualcosa.

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Un ulteriore scorcio a tutto il carro posteriore. I foderi alti uniti dal ponticello.

Una volta su strada

Una premessa: le Shimano Dura Ace C40 sono davvero delle gran ruote, in salita e in discesa (nonostante uno pneumatico, Continental GP5000, che non ci ha convinto a pieno, troppo duro e secco, quasi scivoloso nei cambi di direzione repentini e perentori). Abbiamo utilizzato la Wilier con ruote differenti, anche con pneumatici tubeless, con la volontà di fornire dei feedback credibili e autorevoli, al di la dell’allestimento. Cinque giorni, 400 km divisi su quattro uscite, delle quali una di oltre 200 km e 3200 mdsl. Salite e discese lunghe, ben oltre i 10 km; questo è stato il nostro menù. E comunque è sempre motivante provare una delle biciclette Wilier.

IN SALITA:

è il suo terreno ideale, ma non è la leggerezza a fare la differenza, bensì una geometria e una ciclistica azzeccate. Invita a spingere, il posteriore risponde bene, ma non è eccessivo; anche il comfort nel medio e lungo termine ne guadagna. Per essere una bici leggera ha una buona trazione e infatti, sui tratti con asfalto sconnesso non si scompone. Attenzione, si parla e si scrive di una bici da competizione, non dobbiamo dimenticarlo! L’anteriore è bello tosto, preciso, brioso quando si tratta di cambiare direzione velocemente.

IN DISCESA:

come scrivevamo, l’avantreno è brioso, rapido, ma non nervoso. La bici deve essere guidata, a volte assecondata, ma non scalcia e la sensazione di averla sempre sotto controllo è un qualcosa di tangibile. Ci ha sorpreso la sua scorrevolezza e facilità di guadagnare velocità, tanto è vero che all’ingresso dei primi tornanti, durante la prima uscita, siamo andati lunghi. Vergogna? No, per nulla, provare le bici è anche questo. Ritornando alla prestazione del comparto anteriore, il manubrio Wilier integrato gioca un ruolo fondamentale, in entrambi i sensi. La sua rigidità non si discute. Eppure è comodo e offre una buona ergonomia in appoggio dei palmi anche nella porzione superiore della piega. Molto buone le varie fasi di frenata.

TRATTI VALLONATI E PIANURA:

quello che non ti aspetti è una bici così veloce e che invita a spingere, sempre. Alzarsi in piedi sui pedali è gratificante, la Wilier non cede. Tutto questo ha anche il suo risvolto negativo, ovvero; per poter sfruttare le sue potenzialità è necessario avere una buona base di allenamento. Vero è che la Zero SLR non è una bici scomoda, ma i continui cambi di ritmo rimangono sulle gambe! Nel corso dei lunghi rettilinei non è al pari di una bici aero vera e propria, però, una bici come questa offre dei vantaggi che non sempre vengono valutati con il giusto peso! Un progetto come la Wilier Zero SLR disco è più confortevole e mediamente stabile rispetto ad una muscolare aero di qualsivoglia marchio, quindi è poter sfruttare a pieno la sua stabilità, un certo comfort e una maggiore (e migliore) facilità di guida, può appianare eventuali differenze che emergono dopo trenate a velocità elevata.

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Uno dei punti più armonici del frame, il profilato dello sterzo con le inserzioni dei due tubi, orizzontale e obliquo: mai eccessiva questa Wilier, eppure così efficiente.Il punto di serraggio dello stem: il maschio delle viti non fuori esce dalla filettatura femmina. Banale? No, per niente. Non di rado è uno dei piccoli dettagli tralasciati anche su biciclette di altissima gamma.

IN CONCLUSIONE

Pur essendo una bicicletta con animo corsaiolo, la Wilier Zero SLR disco abbraccia differenti tipologie di utenza, dall’agonista, fino ad arrivare al ciclista della domenica (magari un pò allenato). Certamente cci troviamo di fronte ad una piattaforma che nasce per esprimersi al meglio in un contesto di competizione, ma non è scomoda e non è eccessivamente nervosa. Questi due dettagli messi insieme sono sfruttabili a pieno da un amatore che è lontano dalle gare. Inoltre si fa guidare con facilità ed è ben equilibrata nelle sue parti. Il feeling che trasmette è buon sin dalle prime battute.

a cura della redazione tecnica, foto della redazione tecnica

wilier.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.