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Il topo e la ruota

di - 25/03/2020

Testo di Alessandro Fogu | Foto di Daniele Macis
Surfers: Luca Sanna (@luca_sanna_) | Giovanni Cossu
(@jonnymarzo)


Prefazione

La cosa più strana dell’abitudine è riuscire a far coincidere la realtà con ciò che il tuo cervello “percepisce” come realtà. Mi ha sempre intrigato questo dualismo tra ciò che ci sembra oggettivamente percepibile e ciò che invece è traducibile solo soggettivamente.
Una volta ho visto un esperimento in cui dei ricercatori studiavano il comportamento di un topo. Sistemavano un pezzetto di formaggio oltre un piccolo cancello che il roditore doveva aprire correndo su una ruota.
Dopo aver effettuato per diverso tempo il test, i ricercatori, decisero di rimuovere il cancello ma lasciarono invariata la sequenza dell’esperimento. Nonostante ciò il topo comunque correva sulla ruota anche se non ne aveva nessun bisogno. Lo so che si tratta di un semplice principio di causa ed effetto, ma una parte di me ha sempre pensato che comunque correre su quella ruota per il topo fosse diventata un’abitudine.
Era anzi diventata la sua realtà.

Luca Sanna – Foto: Daniele Macis

Le onde
Ricordo che per molto tempo dopo aver finito la scuola ed essermi diplomato e laureato, mi capitava di svegliarmi con lo stesso istinto e la stessa ansia che mi attanagliava le mattine in cui a scuola c’era un compito in classe e io non avevo studiato. Non è facile conciliare la realtà con la tua realtà.

Oggi invece mi capita, alcune mattine, di svegliarmi spensierato, rilassato e tranquillo. Fuori è una bella giornata e penso che avrò un sacco di cose da fare, persone da vedere e impegni da rispettare. Serve qualche minuto perché il mio cervello capisca che deve conciliare la mia realtà con la realtà oggettiva.
Ogni mattina in cui mi sveglierò, da qui a chissà quando, sarà in un mondo in cui là fuori questo virus terrificante ci impedisce di vivere , di godere delle bellezze della nostra terra, della bellezza del nostro mare e di stare insieme.
Questa è la nostra realtà oggi.

Giovanni Cossu – Foto: Daniele Macis

La mattina del 8 Marzo, un giorno prima che il decreto di quarantena del governo venisse messo in atto, ho deciso, insieme ai miei amici Daniele Macis e Giovanni Cossu, di andare ad Alghero per passare una giornata tra le onde e il surf. Una giornata come tante altre. Soleggiata e con una leggera brezza che rinfrescava lo spot completamente deserto.
Una giornata normale.

Durante il viaggio in macchina chiacchieravamo della situazione e di tutto quello che stava succedendo e, per quanto fossimo palesemente preoccupati da quanto stava accadendo, il problema ci sembrava così distante da non poterci toccare.
Quando sono salito sulla tavola ho provato quella sensazione che solo chi ama il surf può capire. Tutti i problemi sono spariti in un secondo. Tutto è diventato lontano. Per quelle ore in cui sono stato in acqua non ho pensato a nient’altro se non alla prossima onda da prendere. C’eravamo solo io e il mare.
Non potevo assolutamente prevedere che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto fare liberamente qualcosa di “normale”.

Luca Sanna – Foto: Daniele Macis

Rientrando a casa la sera la notizia che il decreto sarebbe stato messo in vigore dalla mattina del giorno seguente ci ha colpito come un pugno nello stomaco. Anche oggi, nonostante stia scrivendo questo articolo a due settimane di distanza da quella mattina, la sensazione è sempre la stessa.
La nostra mente non vuole accettare la “realtà”.
La situazione in Italia e nel mondo è grave e non di meno lo è la situazione in Sardegna. La nostra sanità già fortemente provata rischia di essere messa definitivamente sotto scacco se non prendiamo coscienza adesso del problema. Dobbiamo cercare di conciliare questa realtà con la nostra realtà soggettiva.

Lo so che è difficile riuscire a cambiare le proprie abitudini e che allo stesso tempo spaventa anche solo pensare all’idea di dover stare così distanti tra noi, visto che l’unica cosa che ci separa e ci incatena sono solo quattro mura. Ma dobbiamo capire che è necessario adesso prendere queste misure per tornare un domani a poter trascorrere delle giornate “normali”.
L’idea di quest’articolo, raccontato anche dalle splendide foto di Daniele, nasce non tanto per farvi venire l’acquolina in bocca e l’impazienza di voler andare a surfare, ma anzi, il nostro intento è proprio quello di farvi capire che la normalità è la fuori che ci aspetta e che almeno per adesso dobbiamo smettere di correre sulla ruota per arrivare al pezzetto di formaggio.

Giovanni Cossu – Foto: Daniele Macis
Luca Sanna – Foto: Daniele Macis
Giovanni Cossu – Foto: Daniele Macis