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SURF. Un mercoledì da leoni 40 anni dopo

di - 06/09/2018

Recensione di Chiara Leoni
Foto: Luca Panegatti
Ho sempre considerato “Un mercoledì da leoni” un film ampiamente sottovalutato, almeno qui da noi. Non surfando all’epoca della sua visione – o forse proprio per questo – intuii che si trattava di un’opera complessa, e non solo perché racchiudeva un’epoca, seguiva con dolorosa precisione processi di cambiamento umano e storico o poteva essere letta su più livelli. “Un mercoledì” era qualcosa di più: era un’opera in parte oscura, al cui interno si agitavano epica e psicologia, la storia manifesta e ufficiale e una storia parallela e sommersa, un’altra dimensione che strisciava sotto la superficie. La superficie era naturalmente il brillante piano narrativo, quello di un bel racconto, a tratti disperato, a tratti esilarante, che trova il suo momento esemplare nella scena della visita di leva con i protagonisti impegnati a salvare la pelle – si veniva mandati in Vietnam – con metodi poco ortodossi. Un’opera così complessa, dicevo, che mancava uno strumento per comprenderla a fondo.

Ci sono voluti appena quarant’anni, ma quello strumento è arrivato grazie a Francesco Aldo Fiorentino e Tommaso Lavizzari che ci regalano un saggio atipico e sorprendente. Per questa esaustiva analisi, che consiglio di leggere dopo aver rivisto il film, gli autori compiono una meticolosa ricerca documentale e si confrontano con personalità coinvolte nella produzione, come il mitico Dennis Aaberg, scrittore e sceneggiatore insieme al regista John Milius, ambedue surfisti della prima ora e testimoni diretti della Golden Age degli anni Cinquanta. Sebbene non ci sia un solo aspetto che sfugga all’esame, dal piano semiotico a quello visivo e musicale, non siamo di fronte a un’arida operazione accademica, tutt’altro: il libro vibra di vita autentica, vita che scorre impetuosa fra le pagine attraverso quattro stagioni storiche, metereologiche, e soprattutto umane. Le quattro grandi mareggiate californiane del ‘62, ‘65, ‘68 e ‘74 bagnano le spiagge liminali del secolo americano al crepuscolo, dal Vietnam agli assassinii Kennedy e King, attraverso le rivolte studentesche fino al ritiro dalla penisola indocinese e allo scandalo Watergate. All’interno di un panorama di caos, euforia e sconforto, il surf è una plancia su cui navigare a vista, “se le onde sono il nostro destino, il surf è la nostra salvezza” recita una bella citazione. Ecco come si intersecano i due piani di realtà, il “Real Mondo” e il “Surf Mondo”, flussi storici e flutti marini. L’epilogo sarà un cambiamento di paradigma, la distensione liquida, la “scivolata elegante e naturale” di Gerry Lopez, l’eclissi della longboard e l’emersione fulminea della corta Lighting Bolt.

Ma abbiamo detto della vita. Il saggio di Fiorentino e Lavizzari non è certo il panegirico su un film, epocale quanto si voglia, ma un’esplorazione a tutto campo sulla nascita e sull’evoluzione di un approccio all’esistenza che il film sviluppa. “È fatta, una volta che sei surfista è fatta. Sei nel giro. E’ come entrare a far parte di una mafia o qualcosa del genere. Una volta dentro non puoi più uscirne”, l’affermazione di Slater illustra perfettamente il secondo livello, l’ultradimensione quasi totalmente sommersa, o meglio visibile all’esterno solo in certi suoi aspetti meramente grafici. Il “Real Mondo” non sa, il Real Mondo ignora i riti e gli eroismi, ignora l’arroganza che serve ad affrontare onde di dieci metri. Il mondo ignora questa malattia che si chiama surf, la scambia per uno “sport”. E poi “Un mercoledì” è una grande opera sull’amicizia, sul suo significato autentico ma senza idealismi, perché “un amico ti serve quando hai torto, perché quando hai ragione non ti serve a nulla”, come afferma Bear. E poi la vita che irrompe con la guerra che strappa i surfisti alla loro dimensione liquida, li pone di fronte a una scelta che deve compiersi per forza di cose nella dimensione manifesta della narrazione storica. Che dire, “Surf. Un mercoledì da leoni 40 anni dopo” ha l’enorme merito non solo di rivisitare una pellicola indimenticabile, ma anche di resuscitare come una madeleine proustiana tutte le memorie, gli umori, i sapori di una generazione, quella che potremmo definire dei padri fondatori, involontari o meno, di un territorio invisibile ai più, dove il tempo cronologico coincide con quello meteorologico, dove “ti svegli la mattina e guardi il cielo in maniera diversa dagli altri”. Un mondo dove il tempo della tua esistenza non è scandito dal calendario, ma dalle stagioni e dall’aria, dalle nuvole e dai venti, dalle correnti e dalle onde…

Francesco Aldo Fiorentino e Tommaso Lavizzari, autori del libro
Locandina originale del film

 

Alessandro Demartini per Bear

    

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf