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Bergamont eCargoville, la ragazza di campagna

di - 31/07/2025

bicni cargo bergamont su strada di campagna con carico di legna e motosega
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foto Martina Folco Zambelli | HLMPHOTO

Uno è nato nel secolo scorso. L’altra nel pieno della transizione ecologica. Uno sputa fumo e olio da ogni guarnizione, l’altra non fa rumore neanche sotto sforzo. Uno ha visto più stalle che strade, l’altra è stata progettata in laboratorio da ingegneri col PhD e il cappuccino di soia. Eppure, quando li metti uno accanto all’altra — come è successo in questa tenuta dal sapore d’alpeggio — qualcosa succede. Scatta il paradosso: sono profondamente diversi, ma sembrano parenti stretti.

Da una parte c’è lui: il vecchio trattorino Lamborghini a due ruote, verniciatura scolorita dal tempo e dalla fatica, cassone in legno segnato da decenni di carichi — legna, fieno, sassi, bambini (molto probabilmente…). Dall’altra, c’è lei. La cargo bike Bergamont spalle larghe, baricentro basso, motore Bosch di ultima generazione, pronta a sfidare il concetto stesso di bicicletta. Tutta moderna, tutta smart, tutta elettrica.

Ma la scena dice qualcosa di più profondo. Perché a guardarli bene, fianco a fianco sul prato, sembrano fratelli divisi alla nascita. Entrambi nascono per lavorare. Per portare, spingere, trainare. Per rendere la fatica più sopportabile. E, in fondo, anche per giocare: perché chi ha mai resistito alla tentazione di salire in due (o in tre) su un cassone?

DNA condiviso

Il trattorino: ruote da mulino, telaio ossidato, forza bruta e nessun filtro. Serve per spostare il mondo in campagna. La cargo bike: legno trattato, dischi idraulici, coppia elettrica al pedale. Serve per fare lo stesso, ma senza passare dal benzinaio.
Entrambi raccontano una storia di funzionalità, di intelligenza applicata alla fatica quotidiana. Solo che lo fanno con vocabolari diversi: dialetto stretto e analogico il primo, inglese tecnico e digitale la seconda.

Ma c’è rispetto. Il trattorino guarda la bici come un vecchio alpino guarda il nipote appena tornato da Berlino con il laptop nello zaino: un po’ perplesso, un po’ orgoglioso. La cargo bike, dal canto suo, pare inchinarsi a quel pezzo di ferro che ha segnato solchi veri, ben prima che la “mobilità sostenibile” finisse nei piani strategici europei.

La Bergamont si muove silenziosa sull’erba, carica di fieno per le mucche del contadino. Il motore Bosch Cargo Line risponde pronto, anche sulle balze che dal prato salgono alla stalla. Bastano poche decine di metri per prendere le misure, vincere la diffidenza che lo sguardo trasmette al cervello e imparare a curvare quasi in un fazzoletto. La tenuta di strada è sorprendente, perfetta anche sulle zolle del prato. Il cassone, che un tempo sarebbe stato ad appannaggio esclusivo di furgoncini e trattori, oggi diventa spazio di trasporto sostenibile, piattaforma di carico intelligente. Dalla spesa al vino, dai sacchi ai bambini: cambia il contesto, non cambia lo scopo.

E qui, tra larici e silenzi, lo si capisce: non è la trazione a fare la differenza, ma la missione. Che tu vada a biodiesel, a elettroni o a pedali, quello che conta è il gesto: portare qualcosa da un punto A a un punto B, con cura, con rispetto, con un pizzico di poesia contadina.

Cargo & campo: cronache da una rivoluzione silenziosa

Altro che marciapiedi e semafori. La Bergamont si muove tra alberi e zolle come se fosse nel suo habitat naturale. Balle di paglia, forcone, tronchi e motosega. La Cargo è la carriola 3.0: assistita, robusta, progettata per carichi reali. Come provocazione, ma nemmeno troppo, diciamo che dopo essersi guadagnata spazio fra le auto nelle città, potrebbe entrare di diritto nel regno del lavoro agricolo leggero, dove c’è spazio per soluzioni sostenibili, silenziose e maneggevoli. Il futuro della campagna potrebbe avere due ruote e una batteria Bosch da 625 Wh…

Scheda tecnica

Bergamont eCargoville LJ

Telaio: Alluminio 6061, geometria step-through, design modulare con piattaforma cargo integrata
Motore: Bosch Cargo Line Cruise, 85 Nm, supporto fino al 400% della pedalata
Batteria: Bosch PowerTube 625 Wh (espandibile a doppia batteria per un totale di 1.250 Wh)
Autonomia: fino a 100 km (in base al carico e al profilo altimetrico)
Trasmissione: Shimano Deore a 10 o 11 velocità (a seconda del modello), catena o cinghia
Ruote: 20″ ant./26″ post., cerchi rinforzati, pneumatici Schwalbe Pick-Up Cargo
Capacità di carico: fino a 190 kg (incluso il ciclista), cassone anteriore da 70–90 cm
Optional: seggiolini bambini, cappottina antipioggia, contenitori rigidi, pannelli laterali
Illuminazione: Supernova E3 (anteriore) e Busch+Müller Toplight (posteriore), alimentati dalla batteria
Peso: circa 45 kg (a seconda degli allestimenti)
Prezzo indicativo: da 5.099 euro

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.