Ecco la nostra pagella in sintesi:
ASSETTO IN SELLA
La sua geometria non si discosta molto dal modello Teammachine, aspetto di primaria importanza che identifica il carattere e la versatilità del mezzo. Roadmachine, se scelta da un agonista, da un interprete delle lunghe distanze, permette di non stravolgere la scelta del mezzo in fatto di posizione in sella.
FINITURE/DETTAGLI TECNICI
Sono molti e di importante caratura. Se dovessimo identificarne uno su tutti, il reparto dello stem, che permette di nascondere completamente fili e guaine ma è anche rigido, granitico, oltre che perfettamente in linea con il terreno; non di rado ci si dimentica di quanto sia importante, fondamentale il mantenimento della linea orizzontale dell’attacco manubrio.
IN SALITA
È proprio in salita che ci ha colpito maggiormente: ti aspetti una bici più lenta e invece si prova una grande soddisfazione nei rilanci, anche alle basse andature. Non è un proiettile come potrebbe esserlo la sorella Teammachine ma in considerazione della categoria endurance, qui la valutazione è oltre la media.
IN DISCESA
Gli pneumatici da 28c contribuiscono ad una stabilità che non ha paura di nulla, neppure della strada sconnessa, in curva se affrontata a velocità elevata. L’abbiamo provata anche con gomme dalla sezione di 25 mm, maggiormente aggressive. Aumenta leggermente la velocità d’ingresso e l’agilità ma senza sacrificare la stabilità e l’equilibrio. Non consigliamo di andare al di sotto di pneumatici con sezione di 25 mm per via di un cerchio molto largo e bombato.
SUL PASSO
Perde qualcosa sullo scatto e cambio di ritmo perentorio ma è altresì vero che non nasce come scattista. In fatto di progressioni invece, non ha molto da invidiare alla serie Altitude. Il suo comfort è un valore aggiunto sulle lunghe distanze e dopo tante ore di sella, energie che tornano utili negli ultimi km di gara.
Questo è un test che trovate completo anche sull’edizione cartacea e digitale di 4granfondo di Dicembre.