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BMC Roadmachine01 Two, ecco il nostro test

di - 14/12/2017

Ecco la nostra pagella in sintesi:

ASSETTO IN SELLA

La sua geometria non si discosta molto dal modello Teammachine, aspetto di primaria importanza che identifica il carattere e la versatilità del mezzo. Roadmachine, se scelta da un agonista, da un interprete delle lunghe distanze, permette di non stravolgere la scelta del mezzo in fatto di posizione in sella.

FINITURE/DETTAGLI TECNICI

Sono molti e di importante caratura. Se dovessimo identificarne uno su tutti, il reparto dello stem, che permette di nascondere completamente fili e guaine ma è anche rigido, granitico, oltre che perfettamente in linea con il terreno; non di rado ci si dimentica di quanto sia importante, fondamentale il mantenimento della linea orizzontale dell’attacco manubrio.

IN SALITA

È proprio in salita che ci ha colpito maggiormente: ti aspetti una bici più lenta e invece si prova una grande soddisfazione nei rilanci, anche alle basse andature. Non è un proiettile come potrebbe esserlo la sorella Teammachine ma in considerazione della categoria endurance, qui la valutazione è oltre la media.

IN DISCESA

Gli pneumatici da 28c contribuiscono ad una stabilità che non ha paura di nulla, neppure della strada sconnessa, in curva se affrontata a velocità elevata. L’abbiamo provata anche con gomme dalla sezione di 25 mm, maggiormente aggressive. Aumenta leggermente la velocità d’ingresso e l’agilità ma senza sacrificare la stabilità e l’equilibrio. Non consigliamo di andare al di sotto di pneumatici con sezione di 25 mm per via di un cerchio molto largo e bombato.

SUL PASSO

Perde qualcosa sullo scatto e cambio di ritmo perentorio ma è altresì vero che non nasce come scattista. In fatto di progressioni invece, non ha molto da invidiare alla serie Altitude. Il suo comfort è un valore aggiunto sulle lunghe distanze e dopo tante ore di sella, energie che tornano utili negli ultimi km di gara.

Questo è un test che trovate completo anche sull’edizione cartacea e digitale di 4granfondo di Dicembre.

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.