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Proteggersi dal freddo, i consigli di Nico Valsesia

di - 27/01/2023

Pedalare in inverno può rivelarsi un’esperienza insospettabilmente piacevole, ma ci vuole poco perché possa tramutarsi in un calvario… Come tutte quelle attività sportive che si svolgono all’aperto e fuori dalla nostra comfort zone, l’esito finale dipende tutto da come le si affronta, in modo particolare da quanto la nostra attrezzatura è adeguata a ciò che stiamo facendo e all’ambiente in cui ci muoviamo.

Uno che di queste cose se ne intende, non perché le abbia studiate ma perché le ha vissute un sacco di volte, é Nico Valsesia. Sì, quello che “la fatica non esiste” e quello che si è inventato le avventure “From 0 to…” andando dal mare alla vetta di una montagna con la bici e a piedi, correndo.

Scopri tutti i “From 0 to…” di Nico Valsesia

6 consigli per pedalare in inverno

Abbiamo quindi chiesto a Nico di darci qualche consiglio su come evitare che le nostre uscite invernali possano trasformarsi in infernali

La premessa a questo decalogo è: “prendete esempio da chi va in montagna, perché alpinisti e frequentatori delle vette sono quelli che sanno vestirsi meglio. Sono i più bravi ad affrontare il freddo e i rapidi e cambi di meteo“.

1- Utilizzare un paio di scarpe invernali. I copriscarpe sono meno efficaci e poi se si pedala con una certa frequenza, se ne distruggono almeno due paia e quindi tanto vale acquistare un buon paio di scarpe specifiche per il freddo, spendendo una cifra più o meno uguale.

2- Scegliere un guanto serio. Le mani, come i piedi e la testa sono le zone più sensibili al freddo e, una volta che si gelano, è crisi… Esistono dei guanti quasi simili a guanti da sci, ma che lasciano una discreta sensibilità alle dita. Molto importante, sia per i guanti, sia per le scarpe, prenderli un po’ abbondanti, almeno mezza misura in più! Non tanto per poter indossare calze più spesse o sottoguanti, ma per evitare compressioni. La differenza non la fa la calza pesante, ma il movimento delle mani e dei piedi, perché basta una leggera compressione per peggiorare la circolazione del sangue e le dita gelano.

3- Indossare un intimo di qualità. Io utilizzo sempre una maglia termica e traspirante che contiene filamenti d’argento, molto efficace. Tiene caldo, non si bagna e non puzza. È molto importante che non trattenga l’umidità perché se no, quando ti fermi ti si raffredda addosso, soprattutto sulla schiena.
Poi sopra, dipende da quanto freddo fa e da quanto si sta fuori. In genere io indosso un giubbotto invernale di spessore medio e sopra ci metto un antivento che possi togliere e mettere, al limite anche un termosaldato, che protegge eventualmente dall’acqua. L’ideale è il solito abbigliamento a cipolla, che però al ciclista piace poco perché non sa mai dove mettere ciò che si toglie…

4- Occhio alla testa. Il 40% del calore corporeo si disperde dalla testa. Quindi, se si vuole restare più caldi, bisogna per forza riparare la testa. Indossate qualcosa che tenga caldo, ma soprattutto che non faccia passare l’aria, quindi un capo con una membrana antivento, che copra bene anche le orecchie. Se sudi e dall’esterno non arriva aria, poco male, ma se ti metti un cappellino di pile e ci sudi, l’aria entra e ti congela il cervello…

5- Non snobbare il parafanghino. In pochi lo usano, ma in inverno, quando le strade sono sporche e umide, evita che ti salga l’acqua sul sedere e sulla schiena creando quello spiacevole senso di freddo umido.

6-Coprire la bocca. Se le temperature sono davvero basse, consiglio di tenere sempre un buff davanti alla bocca, perché respirare aria troppo fredda non fa bene ai polmoni. Lo si tiene sempre al collo e lo si alza quando ce n’è bisogno. E se è umido di sudore o bagnato non importa, perché comunque filtra l’aria gelida.

Foto apertura: Camilla Pizzini

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.