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Ciclocross World Cup, la prima volta con la neve

di - 03/12/2021

A Vermiglio, nella Val di Sole Bikeland, si sta per scrivere una pagina se non storica quanto meno originale della Coppa del Mondo di Ciclocross. Fra una settimana si svolgerà infatti, per la prima volta, una tappa ambientata sulla neve. Le aspettative sono tante, anche perché nessuno sa ancora cosa potrà accadere e come il fondo reagirà all’ondata di watt che Voss, Van Aert, Pidcock e tutti gli altri atleti scaricheranno sul tracciato.
Mai la Coppa del Mondo di ciclocross aveva raggiunto i 1.200 m di quota, e l’area dei Laghetti di San Leonardo è una pagina bianca a disposizione del team di Flanders Classics, che inizierà a lavorare sul percorso a partire da Sabato 4 Dicembre.

Il Ciclocross alle Olimpiadi invernali

“Una proposta innovativa” – afferma Tomas Van den Spiegel (CEO di Flanders Classics, la società che coordina la Coppa del Mondo) – “Il Ciclocross è una disciplina invernale ed abbinarla alla neve è un esperimento interessante. L’obiettivo non è solo quello di offrire un nuovo grande spettacolo, ma di bussare alla porta del CIO: il ciclocross sogna l’ingresso nel programma delle Olimpiadi Invernali, e Val di Sole può diventare un banco di prova importantissimo per rafforzare queste ambizioni”.

Martino Fruet highlander della bici

Non esiste un altro atleta così longevo e vincente, in nessuna disciplina. Martino Fruet ha corso e vinto ovunque ci vogliano gomme tassellate e pochi mesi fa, a 44 anni, ha conquistato un’ennesima maglia tricolore: quella di Campione Italiano di eMTB. Molto legato alla sua terra, di cui è perfetto testimonial, Val di Sole lo ha voluto come protagonista di questo video fuori dal comune, come lui del resto è.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.