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eBike, le regole per scegliere un’usata

di - 01/07/2022

Conosciamo tutti quali sono le conseguenze della crisi mondiale degli approvvigionamenti, anche nel mercato dei nostri oggetti preferiti: consegne ritardate di mesi, allestimenti e colori non disponibili…
Se questo problema sta creando disagi nel campo delle biciclette tradizionali, figuratevi in quello delle biciclette a pedalata assistita, che devono fare i conti con ulteriori componenti, ossia la drive unit e l’elettronica che si portano appresso.

Se la voglia (o il bisogno) di bici sono proprio irrefrenabili, diventa dunque inevitabile spostare la propria attenzione sul mercato dell’usato. Bisogna però approcciarlo con la consapevolezza che (con qualche naturale eccezione) il tempo degli “affari” non è questo. Soprattutto perché l’eccesso di domanda rispetto all’offerta ha portato un fisiologico aumento dei prezzi.
Ma questo è un fenomeno governato dal mercato e non ci possiamo fare nulla. A noi interessa darvi qualche consiglio su come muovervi nel mondo delle eBike usate ed evitare brutte sorprese.

Regola numero 1

Prima di essere una bicicletta a pedalata assistita, una eBike è pur sempre una bicicletta, quindi valgono le stesse regole di base, che abbiamo raccolto in questo articolo ⌈Usato, il decalogo per evitare sorprese⌋.
Trattandosi però di biciclette con una massa decisamente superiore rispetto a quelle tradizionali, è il caso di soffermarsi sullo stato di usura di trasmissione, cuscinetti e freni (dischi e pastiglie).
Assumendo quindi questa prima verifica come imprescindibile base di partenza, andiamo ora ad aggiungerne qualcuna specifica, che prende in considerazione tutte quelle componenti che caratterizzano e differenziano una bicicletta a pedalata assistita da una bici tradizionale.

Regola numero 2

Verificare il chilometraggio. Grazie alle app abbinate ai vari sistemi e al display, sulle eBike controllare il chilometraggio è un’operazione piuttosto semplice. Questo ci permette di sapere quanta strada è passata sotto le ruote della bici dei nostri sogni e quanto la sua power unit è stata impegnata. Un dato importante perché influisce, fra l’altro, sulle prestazioni della batteria.

Regola numero 3

Verificare lo stato della batteria. È il componente del sistema di assistenza alla pedalata più soggetto a decadimento. Per darvi un’indicazione di massima, le moderne batterie agli ioni di Litio (Li-Ion) hanno un ciclo di vita che, con un utilizzo medio, può raggiungere i 5 anni. Dopo 500 cicli di ricarica o 3 anni (ma questo dato dipende, ovviamente, dal tipo di utilizzo) le prestazioni della batteria subiscono un calo fisiologico. Questo calo è più veloce se il sistema – e quindi la batteria – è utilizzato spesso al limite (ossia in modalità Turbo e su salite lunghe e ripide).
Lo stato della batteria è uno dei dati monitorati da alcune delle app abbinate ai sistemi di assistenza (per esempio Mission Control di Specialized indica il numero di ricariche e lo stato della batteria). In ogni caso, qualsiasi dealer è in grado di fornire queste informazioni.

Regola numero 4

Valutare l’obsolescenza e la vita utile del modello. Il mondo delle eBike, sebbene a noi sembri tecnologicamente avanzato, sta vivendo la preistoria del suo stato evolutivo. Certo, ha subito uno sviluppo rapidissimo e in pochi anni le biciclette sono cambiate in modo radicale. I sistemi di assistenza stanno infatti beneficiando dello sviluppo che le singole componenti meccaniche ed elettroniche hanno anche negli altri ambiti industriali. Certo, i motori e le batterie ora sono più piccoli ed efficienti, però ciò che avverrà nei prossimi dieci anni sarà altrettanto potente e avrà direzioni che oggi non possiamo ancora indicare con precisione. Quando acquistate una eBike usata, tenete dunque in conto che ogni stagione porta novità e migliorie considerevoli: un modello vecchio di tre anni e all’apparenza ancora attuale, fra altri tre anni sarà quindi obsoleto e fuori mercato. Valutate dunque opportunità e prezzo di acquisto, perché da questo investimento è praticamente impossibile rientrare.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.