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Eolo CdF Climb, la salita diventa moderna

di - 14/12/2021

Da Masnago al Campo dei Fiori. Un classico, per i ciclisti varesinti, ma anche una salita con una lunga storia scritta dai ciclisti veri, quelli i cui nomi finiscono nelle biglie, sugli album e in tv. Ora, l’ascesa ha un nome ufficiale – Eolo CdF Climb – ed è entrata a fare parte delle attività a supporto della sostenibilità e del territorio sviluppate da EOLO ed Elmec Informatica.

Più informati e più sicuri

Per l’occasione, è stata realizzata una nuova segnaletica permanente con uno scopo sia informativo sia di sicurezza. I ciclisti che decideranno di cimentarsi nell’ascesa al Campo dei Fiori, potranno lasciarsi guidare dalle informazioni essenziali (distanza, altitudine e pendenza) riportate sui cartelli installati lungo la scalata – uno ogni 1.000 m – e dalla striscia blu continua presente sul lato destro della carreggiata. Per tutti gli appassionati delle due ruote che arriveranno da fuori città per sperimentare questo storico percorso immerso nel verde, sono stati posizionati anche due totem completi di mappa, uno alla partenza e uno all’arrivo.

La scheda della salita

La EOLO Campo dei Fiori Climb (EOLO CdF Climb) rappresenta il celebre tragitto che inizia allo Stadio Franco Ossola di Masnago, a Varese, e termina al Piazzale Belvedere nei pressi dell’ingresso dell’Osservatorio Astronomico “Giovanni Virginio Schiaparelli”, sul Campo dei Fori. Ha una lunghezza complessiva di 10,5 km e una pendenza media del 6,6% per un dislivello positivo di 700 m circa.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.