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eRoad, il futuro è oggi

di - 05/07/2022

Negli ultimi due anni l’universo delle biciclette a pedalata assistita ha visto nascere e strutturarsi una ben definita costellazione. Parliamo delle bici da corsa elettriche, quelle che, per usare un termine ormai diffuso e condiviso, sono chiamate eRoad, bici che per caratteristiche tecniche, design e geometria sono strettamente imparentate con gli omologhi modelli tradizionali (si suol dire “muscolari”, ma è un termine orribile). La parentela è molto più stretta di ciò che accade se si fa lo stesso confronto per altre tipologie di biciclette.

COME SONO FATTE

La parentela stretta con gli omologhi modelli muscolari è una delle caratteristiche distintive delle bici da corsa con pedalata assistita: questo avviene a livello geometrico, ma soprattutto a livello tecnico e di design del telaio. Tutto ciò ci ricorda in modo inequivocabile quanto questo segmento di eBike vada a strizzare l’occhio soprattutto al pubblico degli stradisti classici, seppure invogliandoli con modalità di fruizione nuove, di cui parleremo più avanti.

BATTERIA E MOTORE  

Per scendere nei dettagli tecnici, cominciamo con la batteria. Esattamente come nella stragrande maggioranza delle eBike attuali, questa è alloggiata all’interno del tubo diagonale, che ha delle fattezze e delle sagome che poco si discostano dal modello muscolare a cui la eRoad si ispira. Anzi, in molti casi il tubo diagonale è esattamente identico: stesso design, stessi profili.

Passando all’unità motore, bisogna fare delle differenziazioni. Molte eRoad della prima ora (ovvero quelle di due, tre stagioni fa) sceglievano la motorizzazione centrale, con unità comunque molto snelle e poco ingombranti, dislocate nella zona del movimento centrale. Il design generale, in questo caso, è evidentemente più massiccio, ma è anche vero che, sempre in questo caso, i motori in genere esprimono maggiore forza di coppia e – soprattutto – maggiore sensibilità nella erogazione di potenza rispetto allo stile di pedalata assunto in quel momento. 

Non è un coincidenza che biciclette di questo tipo siano oggi più frequentemente ascrivibili al novero delle eGravel, primo perché il design è meno snello rispetto a quello di una vera bici da corsa muscolare, secondo perché la motorizzazione potente – e talvolta la batteria più capace – si addice di più all’uso gravoso e spesso prolungato che è proprio del gravel biking

È esattamente per questo motivo che, per rimanere nell’ambito stretto delle bici da corsa a pedalata assistita, la valida alternativa alla motorizzazione centrale è dunque diventata quella del motore integrato nel mozzo posteriore. Scegliere il mozzo posteriore come sede del motore libera il movimento centrale da una componente ingombrante, produce un risparmio di peso (visto che un motore nel mozzo pesa sempre qualche etto in meno rispetto a uno centrale) e, soprattutto, assegna a questo sotto segmento delle eBike una caratteristica peculiare e unica.

DA ELETTRICA A MUSCOLARE

Le eRoad di ultimissima generazione, provviste di motore nel mozzo, sono perfettamente convertibili a vere bici muscolari. Nei fatti, acquistando un mezzo del genere si ha la possibilità di disporre di un’elettrica e, quando lo si desidera, trasformarla in muscolare senza conservare alcuna traccia tecnica dell’allestimento assistito. La conversione è questione relativamente semplice: un meccanico specializzato riesce a sbrigarla al massimo in mezz’ora e, se si ha una certa dimestichezza di meccanica ciclistica, la si può anche effettuare in autonomia. 

Smontare la guarnitura, liberare e sfilare la batteria dal tubo diagonale, disconnettere i cavi (che negli ultimi modelli addirittura si connettono automaticamente semplicemente installando la ruota posteriore con motore), montare la ruota muscolare compatibile e infine rimontare la guarnitura: sono questi i passaggi necessari per la conversione delle eRoad con motore nel mozzo. Il passaggio dalla configurazione elettrica a quella muscolare consente di abbattere il peso di circa 3 chili e mezzo, ovvero del valore alla bilancia della power unit (motore e batteria). 

Questo significa che, prendendo il caso delle biciclette più moderne e di fascia alta, si può arrivare a disporre di una muscolare da 8 kg, visto che i modelli al top hanno oggi un peso complessivo di soli 10,5 kg nella configurazione elettrica!

L’UTENTE TIPO

Queste bici si rivolgono senza dubbio agli stradisti che hanno poco tempo per allenarsi. Sono inoltre una soluzione interessante per chi è appassionato del feeling e delle sensazioni uniche che ti dà il filar via veloce sull’asfalto, ma che per questioni di età – o magari di salute – non ha più la possibilità di potersi godere appieno quel tipo di attività. Infine, si rivolgono ai tanti che, quando escono con il gruppo, hanno difficoltà a tenere le ruote dei compagni. Per queste situazioni le bici eRoad sono quanto di più indicato, perché quando sei in sella la sensazione è quella di essere su un mezzo che ha la perfetta foggia di una bici da competizione, ma che ha un cuore elettrico in grado di assisterti adeguatamente.

COME VANNO

Chi scrive in passato ha pedalato a lungo con due eRoad con motore nel mozzo: la Cannondale SuperSix Neo e la Wilier Triestina Cento10 Hybrid, entrambe con motore Mahle X35 e batteria da 250 Wh perfettamente nascosta nel down tube. Nel caso della Cento10 Hybrid, inoltre, ho effettuato anche la conversione a muscolare. 

Impressioni? Tanto per cominciare, bici del genere ti catturano dal punto di vista del look, e in questo caso si rivolgono (anche) ai tanti utenti che di una bici da strada guardano anche l’aspetto esteticoSe poi passiamo dalla forma alla sostanza, vale la pena chiedersi quanto su modelli del genere l’assistenza elettrica possa effettivamente sposarsi con i ritmi di marcia propri del ciclismo sportivo. E quanto l’autonomia della batteria riesca a conciliarsi con le distanze, anche lunghe, che caratterizzano le uscite degli stradisti. Ovviamente, su tutti i sistemi elettrici il consumo è molto elevato quando si utilizza l’assistenza al massimo delle sue potenzialità. A bassi regimi di potenza espressa, la durata è sufficiente anche per affrontare uscite di lunga gittata e di un certo dislivello. Per esempio, in una pedalata da 90 chilometri e 2.000 metri di dislivello chi scrive è tornato a casa con una carica residua del 55%, utilizzando prevalentemente i due livelli di assistenza che avevo programmato con erogazione del 20% e 40% della massima potenza utile

I LIMITI

Uscite di gruppo? Qualche limite bici del genere lo mostrano solo nelle uscite con molti tratti pianeggianti, dove non è facile tenere a lungo le ruote di compagni particolarmente allenati in sella a leggere bici muscolari. Ricordiamo infatti che, come su tutti i mezzi a pedalata assistita, il motore si disattiva superati i 25 chilometri orari: in questo caso, spingere a quelle velocità una bici da oltre 12 chili (tanto pesavano i modelli ce ho provato) è più faticoso… In tutte le altre situazioni, le eRoad possono fare al caso non solo del ciclista meno allenato, ma anche di quello più in forma che, gestendo bene l’autonomia della batteria, può anche alzare l’asticella dei suoi allenamenti, oppure portare a termine uscite “epiche”, impensabili con la bicicletta muscolare

Passiamo al capitolo feeling del motore. Il motore delle due bici testate non brilla per sensibilità e per capacità di adattare la forza erogata allo stile di pedalata del momento; questo perché utilizza solo un sensore di velocità per innescare l’assistenza. In pratica, si percepisce in modo abbastanza distinto la spinta passiva che fornisce il motore. In realtà, proprio questo problema è stato sapientemente superato sui motori Mahle di recente generazione e i nuovi FSA System HM 1.0, che utilizzano sia il sensore di velocità sia quello di coppia, oltre a cadenza e giroscopio proprio al fine di rendere l’assistenza più capace di “leggere” lo stile di pedalata e adattare così la spinta in modo più naturale possibile.

E I PREZZI?

I prezzi delle eRoad non sono contenuti. Si allineano a quelli delle altre eBike di livello, con in più l’esclusività di un prodotto di nicchia, costruito quasi sempre con telai in fibra di carbonio di elevata fattura. È una spesa che ha poco senso? Per rispondere prendiamo la fattispecie della Wilier Triestina Cento10 Hybrid, perché è su questa che ho eseguito la conversione a muscolare, la stessa che definitivamente assegna a questo genere di eBike un senso compiuto, la stessa che può vincere le resistenze dei tanti che “la bici da corsa è solo muscolare”… Per convertire la Cento10 Hybrid da elettrica a muscolare si impiegano trenta minuti e si risparmiano 3,6 kg. Completata la procedura, si ha sotto il sedere una bici da otto chili, con tutta l’eleganza di una normale road bike d’alta gamma e che in prova ha mostrato tutte le caratteristiche degli omologhi modelli Wilier Triestina (in particolare quelli della categoria Endurance, rispetto alla quale la Cento10 Hybrid si ispira in quanto a geometria). È in questo senso che i circa 8.000 euro che occorrono per acquistarla diventano una cifra meno importante di quel che può apparire a primo impatto. Una spesa del genere vi metterà infatti a disposizione non una, ma due biciclette per praticare ciclismo su strada sia nella nuova, originale, divertente e funzionale interpretazione elettrica, sia nella più classica modalità con cui siamo sempre stati abituati a percepire questo tipo di bici. 

SIAMO AL TOP

Ecco cinque eRoad che si distinguono per soluzioni tecniche e caratteristiche dinamiche. Inoltre, offrono tutte la possibilità di essere convertite da Assistite a tradizionali.

BMC Roadmachine AMP

Roadmachine è sinonimo di endurance, in casa BMC. E la versione AMP, sigla che è utilizzata per identificare le versioni a pedalata assistita, conferma questa impostazione con telaio in fibra di carbonio TCC Endurance, sviluppato per mixare velocità e comfort anche nelle uscite più lunghe e impegnative. Il motore è il nuovo Mahle X20 con Smart Battery da 250 Wh (rimuovibile), caricabatterie rapido e range extender da 173 Wh, che può essere alloggiato nel portaborraccia. Reggisella Premium Carbon D-Shape e attacco manubrio ICS1 sono due componenti di pregio. Il gruppo wireless SRAM Rival eTap AXS a 12 velocità e le ruote XRD-522 da 25 mm con pneumatici da 30 mm completano il pacchetto della versione di ingresso. La nuova Roadmachine AMP è disponibile in tre allestimenti e tre varianti colore, in sei taglie da 47 a 61, con prezzi a partire da 5.999 euro.

Cannondale SuperSix EVO Neo

Il nome della eRoad Cannondale evidenzia proprio la provenienza dell’ispirazione, ossia la SuperSix, road bike più performante del brand americano. Il telaio, leggero e aerodinamico, è costruito con fibra di carbonio BallisTec, forcella compresa, e dotato di microsospensioni SAVE, per aumentare il comfort di guida. Nel nobile materiale sono realizzate anche le ruote HollowGram 45 SL KNØT. La power system è invece un classico: motore Mahle Bikemotion X35 alloggiato nel mozzo posteriore, con batteria integrata da 250 Wh. I livelli di assistenza sono 3 e possono essere selezionati tramite il comando annegato nel tubo orizzontale. La massima autonomia (dichiarata) è di 100 km, con la possibilità di aggiungere un range extender da 208 Wh per aumentare la capacità della batteria a 450 Wh. Grazie all’App di Cannondale, il sensore ruota rileva in modo preciso dati relativi a distanza, velocità e tragitto, oltre a permettere di registrare la bici.

Ducati Futa – powered by Thok

Ha telaio monoscocca in fibra di carbonio con geometria sport endurance, ma con scelte tecniche orientate all’aerodinamica e alla velocità, come il carro compatto, con foderi ribassati. Il motore, posto nel mozzo posteriore, è l’FSA System HM 1.0 da 250 W e 42 Nm di coppia che vanta un’erogazione fluida e naturale in ogni condizione ed è tra i più compatti e leggeri della categoria (3,90 kg). Questo motore è dotato di 5 livelli di assistenza selezionabili tramite il comando Garmin posto al manubrio, che permettono di gestire il livello di supporto. La batteria FSA da 250Wh è integrata nel tubo obliquo ed è disponibile un range extender opzionale da 250 Wh, per coprire distanze ancora più lunghe. Pesa 12,4 Kg in taglia M.

FMoser Road/Gravel

FMoser strada foto laterale in studio

Il marchio è nuovissimo e, per ora, la line up prevede quattro allestimenti corsa e due allestimenti gravel, che nel caso dei top di gamma comprendono il kit di trasformazione da tradizionale a elettrico. Comuni a tutti i modelli sono il telaio in fibra di carbonio e il sistema di assistenza FSA con motore nel mozzo posteriore. Anche in questo caso si tratta del System HM 1.0 da 250 W con 42 Nm di coppia e peso contenuto in 3,98 kg. Tramite il comando remoto si possono selezionare i 5 livelli di assistenza impostati nel sistema e, grazie all’App FSA, il ciclista può tenere sott’occhio i dati relativi a motore e batteria. La batteria FSA da 250Wh è integrata nel tubo obliquo ed è possibile abbinarla al range extender opzionale da 250 Wh.

Wilier Filante Hybrid

Il suo telaio in fibra di carbonio si ispira a quello della Filante SLR (la bici del team Astana) ma adotta una geometria che ha uno stack e un reach di ispirazione endurance. 60 Nm di coppia, batteria da 250 Wh integrata nel tubo diagonale (con range extender da 185 Wh opzionale) e quattro livelli di assistenza gestibili dal manubrio sono le caratteristiche salienti del motore Mahle X20, versione aggiornata e migliorata dell’X35 per i livelli di assistenza (ora quattro) e per l’aggiunta di un sensore di coppia, che lavora in sinergia con quello di cadenza; in questo modo si ottiene un’esperienza di “pedalata assistita” più naturale possibile. Filante Hybrid utilizza un vero e proprio perno passante per connettere la ruota posteriore al telaio, che abbandona i cavi da connettere e assicura il contatto elettrico semplicemente inserendo la ruota posteriore. Il modello top di gamma promette un peso inferiore agli 11 kg…

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Nel suo passato tante granfondo e da qualche tempo anche una passione matta per le biciclette d’epoca. Per anni “penna" delle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna”, si occupa di informazione legata al mondo “bici” da un mucchio di tempo, soprattutto di tecnica e nuovi prodotti.