I freni a disco sono un argomento più che mai attuale, non tanto per quello che significa il sistema, ma per i temi che nascono e che vengono dibattuti. Da prima era l’efficienza di azione in caso di bagnato e pioggia. Ora è il peso della bicicletta. In questo approfondimento ci focalizziamo sulla durata dell’impianto e di alcuni componenti.
Il peso non è il limite e non è il soggetto
L’evoluzione della specie ha permesso di raggiungere valori alla bilancia impensabili. Lo dimostrano i dati, a parità di prodotto, di categoria e numeri alla mano. Eppure, al di la delle preferenze soggettive, nelle varie discussioni, il soggetto non è più la “piattaforma freni a disco”, ma “quanto pesa la bici”.
Abbiamo fatto diventare il peso della bicicletta una sorta di “status symbol”, eppure non di rado ci accorgiamo che un valore ridotto può essere controproducente ai fini della prestazione tecnica.
Non solo, perché focalizzandosi sul peso, perdiamo di vista il fatto che, la scorrevolezza di uno pneumatico può essere più importante (ai fini della performance).
La bici con i dischi è diversa
Se è vero che per avanzare con la bicicletta è necessario pedalare, è anche vero che una bici con i freni a disco è completamente differente rispetto ad una tradizionale, perché è l’insieme che fa la differenza. Le ruote sono differenti, così come il loro comportamento su strada. Gli pneumatici, ci sono i perni passanti, ci sono i manubri con svasatura verso l’esterno. Tanti dettagli, che se messi insieme fanno una grossa differenza.
Alcune variabili
Come per un sistema calipers, identificare in maniera precisa la durata dei freni a disco è difficile, perché le variabili che entrano in gioco sono tante, diverse tra loro e ognuna ricopre un ruolo importante.
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Prima di tutto le condizioni meteo.
In caso di pioggia un impianto con i dischi (nella sua totalità) risulta essere più efficiente ( e sicuro): inoltre la sua efficacia è maggiore, nel breve, medio e lungo periodo. La grossa differenza la può fare la presenza di detriti, sabbia e polvere calcarea (strade bianche ad esempio), che letteralmente “mangiano” le pastiglie e i dischi. Questo succede anche per i pattini dei calipers (e ai cerchi). In merito all’impianto idraulico, lo sporco può “invadere” i pistoni delle pinza e compromettere il loro funzionamento. Un impianto idraulico necessità di maggiore cura e manutenzione (rispetto ai calipers), per essere sempre al 100% e sfruttare a pieno le sue potenzialità, nel corso della sua vita.
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Come si frena.
E’ un altro aspetto che ha un peso notevole nell’economia dei freni a disco. Imparare ad ottimizzare la frenata con i dischi, non è cosa banale. Frenare con una bici road disc è ben diverso rispetto ad una tradizionale (generico, senza fare distinzioni tra cerchi in alluminio e ruote carbo). Frenare sempre al limite, oppure pinzare in modo prolungato (troppo) in discesa, surriscaldando il disco, sono aspetti deleteri per l’impianto e per i suoi componenti.
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L’azione “violenta” dei dischi.
Rispetto ad un sistema calipers, un disco ha un’azione perentoria, più marcata, anche quando si “pela” leggermente il disco. Proprio la perentorietà, una volta presa la giusta confidenza, può diventare un vantaggio e un punto a favore, nel momento in cui impariamo a dosare, distribuire ed impostare la bicicletta (magari prima dell’ingresso di un tornate). La distribuzione dei pesi in frenata è sempre importante, lo è a prescindere e permette di essere più veloci, più agili e sicuri, ma nel caso delle bici disco può fare davvero la differenza ai fini del risultato finale.
- La componentistica.
Ai fini di una frenata di qualità, sono fondamentali e coinvolti direttamente: le ruote, gli pneumatici, ovviamente tutto l’impianto frenante e la piega manubrio. I “ruotoni” di ultima generazione, voluminosi e sempre più cicciotti, oltre a vestire la bicicletta, permettono di utilizzare (e sfruttare) gli pneumatici di sezioni maggiorate, oltre che pressioni di gonfiaggio basse. Qui entra in gioco una stabilità maggiore, rispetto al passato, che va a favore dei freni a disco (oltre ad aerodinamica e comfort). E i tubeless? Ci sarà occasione di approfondire ulteriormente.
Qualche malizia che può aiutare
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Il diametro dei dischi.
I dischi con diametro da 160 mm, davanti e dietro, sono la base dalla quale partire, affidabili in ogni situazione, adatti anche a chi non ha il manico in discesa. La combinazione, 160×140 (anteriore e posteriore) è una sorta di standard, ma prevede già una certa conoscenza dell’impianto e della bici; dobbiamo tenere conto che, il disco d 140 mm si scalda in tempi brevi. La combinazione dei rotori da 140 mm di diametro, davanti e dietro, presuppone una ottima conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti, oltre al fatto di usare poco i freni.
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La tipologia dei dischi.
Il primo aspetto che vale la pena sottolineare è:“non fatene una questione di peso”. Il disco deve essere quel componente che mostra affidabilità e concretezza, ma anche durata ed efficacia. “Se si vogliono risparmiare dei grammi, meglio farlo con altre parti della bici”. Non di rado e anche in ambito pro, molti corridori utilizzano i dischi concepiti per le mtb. Ottima soluzione (che anche noi abbiamo adottato in differenti situazioni e per i nostri test). A fronte di qualche grammo in più, il disco off road flette meno e anche dopo una pinzata prolungata, non tocca contro le pastiglie in modo fastidioso.
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La pulizia delle pastiglie.
Un altra malizia che può aiutare. Una soffiata di aria compressa tra pinze e pastiglie, un rapido sguardo a dischi e pastiglie, al loro stato di usura. Rimuovere eventuali detriti dalle pastiglie, magari con una leggera carteggiata. Piccole e semplici azioni che permettono di mantenere un elevato grado di efficienza dell’impianto e di allungare la vita dei componenti più sollecitati.
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Freni a disco in salute.
Un impianto idraulico per i freni a disco necessita, mediamente, di una manutenzione maggiore, rispetto ad un paritetico calipers. Per sfruttare al meglio tutto il comparto, le guaine e il fluido interno devono essere in buono stato. Le pastiglie non devono essere eccessivamente usurate, i dischi in buone condizioni. Eppure, la storia tramandata dall’off road, fin da quando sono comparsi i primi freni a disco, arrivando ad oggi, ci dimostra che un impianto non ha limiti temporali e le sue performances sono di gran lunga superiori rispetto ai pattini.
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Con i dischi risparmiamo un set di ruote.
Con una bici disco, possiamo sfruttare il lusso di avere un bel set di ruote, da utilizzare sempre. Il cerchio non subisce l’azione frenante dei pattini. Evitiamo di montare e smontare le ruote, con le regolazioni che seguono e molto altro.
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Il design del manubrio può fare la differenza
Anche la forma della piega può essere un fattore non trascurabile, soprattutto per chi approccia la categoria, oppure per chi ha timore in discesa. Usare una piega manubrio più larga, oppure con la parte bassa svasata verso l’esterno, può essere una valida soluzione e di grande aiuto.
In conclusione
La bicicletta con i freni a disco è parte di un processo evolutivo, che in tempi passati ha toccato altri settori. Le auto, le moto, i monopattini hanno i dischi. Pure i passeggini e le carrozzine per gli infanti hanno i freni a disco (senza impianto idraulico, ma con il filo). Ora, non si tratta di mettere sul piedistallo le biciclette disco, ma semplicemente di fare luce su alcune oggettività della categoria. Una mossa commerciale?
Certo, è anche un’azione commerciale che alimenta la categoria, perché nasconderlo. Tutto quello che ci circonda ha un risvolto che esula dalle reali necessità di ognuno (siamo costantemente a rincorrere l’ultimo smartphone, ma ne abbiamo realmente bisogno!). Però le passioni sono alimentate dalla gratificazione personale, una sorta di ego che non ha prezzo, ma ci fa stare bene.
Sotto i 6kg di peso con i dischi, un ricordo datato 2019
a cura della redazione tecnica, foto redazione tecnica, Sara Carena, Matteo Malaspina, 6Stili, Phil Gale e Lapierre.