Il periodo di fine anno di solito coincide con una ripresa delle attività sulla bici. Si inizia a pensare alla prossima stagione e si fanno programmi, tornano gli stimoli e la “voglia di fare fatica pedalando”. Non di rado però, a prescindere dall’età, ci imbattiamo in quello che è un vero e proprio fastidio, ovvero una frequenza cardiaca che non sale, oppure che non ci permette di sostenere le zone di lavoro. Perché succede questo?
La bicicletta è falsa
La bici è maledetta, perché tanto è esigente e tanto “ci fa tornare allo stato brado” in men che non si dica. Ci si allena di continuo, in tutti i periodi dell’anno e con qualsiasi strumento. Utilizziamo un’enormità di tempo per fare dei piccoli passi, per crescere di condizione poco alla volta e permettere al nostro corpo di abituarsi a sopportare certi sforzi. Eppure, in pochissimo tempo, ci accorgiamo di perdere quello stato di forma che abbiamo anelato per mesi.
La bici è tutto ed è categorizzato come lo sport outdoor per eccellenza. Se il gesto della pedalata è una sorta di vincolo, quello che permette di fare al nostro organismo è impressionante: muscolarità, sforzo cardiovascolare, concentrazione e gestione delle energie. Forza ed agilità, esplosività e capacità di mettere alla prova il proprio organismo per molte ore consecutive. Riposo e capacità di recupero e la frequenza cardiaca è il nostro impianto di sostegno.
La frequenza cardiaca stenta a salire
Quando riprendiamo le attività con un certo piglio e motivazione, in certo senso siamo “carichi a pallettoni”. Eppure, è capitato e capita a tutti, possiamo trovarci di fronte a qualcosa di inaspettato: la frequenza cardiaca bassa, oppure che si alza a fatica e non tiene le fasce di lavoro alle quali siamo abituati. Un senso di stanchezza, spossatezza, perdita di morale e delle motivazioni giuste e, scriviamolo pure, una vera e propria “incazzatura”.
I motivi principali
- Abbiamo mangiato troppo e male, fattore questo che può incidere anche sul nostro profilo ormonale. Inoltre dobbiamo pensare che durante i processi digestivi, a prescindere dalla loro tempistica, il sangue “collabora” alla digestione.
- Abbiamo mangiato poco e in modo scorretto, troppo lontano dall’erogazione della prestazione.
- Non ci siamo riposati a sufficienza. Anche in questo caso ne risentono gli ormoni.
- Sonno notturno ridotto.
- Stati di ansia.
- Abbiamo affrontato le attività propedeutiche alla bici in modo eccessivamente intenso.
- Non stiamo dando al nostro corpo il giusto tempo per abituarsi e adattarsi.
- Dobbiamo recuperare quella possibilità di esprimere forza attraverso la pedalata. Riprendere il gesto, perché è giusto ricordarlo, pedalare è innaturale.
- La temperatura esterna è bassa e noi non siamo abituati. Si può verificare una sorta di vasocostrizione che funge come una sorta di limitatore.
- Pedaliamo indoor con poca luce, fattore spesso sottovalutato, ma che incide moltissimo sull’erogazione della performance atletica.
- Beviamo poco e integriamo in una maniera scorretta.
- Abbiamo affrontato le prime sedute con l’home trainer al di sotto dei nostri “valori numerici”, ma senza considerare l’abbondante sudorazione che comporta una seduta al chiuso.
- Oppure, altro fattore importante e spesso sottovalutato, abbiamo ripreso le attività sulla bici con uno stato di forma e motivazioni eccellenti. Questo ci ha portato ad esagerare (anche senza esserne coscienti), ma al tempo stesso a “scioglierci come neve al sole”.
- Conviviamo con una pressione bassa, fattore che può influire anche sull’andamento della frequenza cardiaca.
Non dimentichiamo alcuni processi “naturali”
- Invecchiamento.
- Bradicardia.
- Attenzione ad intolleranze alimentari, ad esempio il glutine.
In conclusione
Sembra banale, ma la gradualità e la pazienza sono aspetti fondamentali per limitare i fastidi di una frequenza cardiaca bassa e che fa fatica a salire. Il riferimento va indirizzato soprattutto al mondo amatoriale, a chi la bici l’ha approcciata da poco e non ne fa una questione di vita o di morte. Il rischio principale per l’universo amatoriale è quello di non riposarsi a sufficienza, con una perdita di prestazione che in alcuni casi sfocia nell’overtraining e in una sorta “stanchezza cronica”.
a cura della redazione tecnica, immagini courtesy magneticdays, foto apertura Matteo Malaspina.