Pubblicità

Fulgur Roccia Limited enduro pronto gara

di - 06/08/2020

Fibra di carbonio monoscocca con tecnologia MSD, geometrie ‘race’ e un sistema ammortizzante ShiftLink da 155 mm che ricorda il DW-Link rendono questa Fulgur Roccia scattante e precisa.

Fulgur Roccia Factory test - ammo custom

Ma andiamo con ordine e presentiamo prima questo marchio, che nel mondo delle competizioni è presente da alcuni anni, ma che il grande pubblico forse non ha ancora avuto modo di conoscere. Fulgur Cycles è un’azienda lombarda, che produce bici con e per passione. Una gamma completa, che ha nella qualità del prodotto il suo marchio di fabbrica.

Ci concentriamo sul modello di punta, Roccia Limited, mezzo che in questa strana stagione è portato in gara da Matteo Berta, Simone Pellisero e dal francese Nathan Secondi (godeteveli sui trail del Bike Park di Cervinia). Vi abbiamo già illustrato la nuova arrivata, la Mula, mezzo a pedalata assistita spinto dal nuovo motore Polini, quel MX capace di una coppia massima pari a 90 Nm (qui la nostra anteprima). Ma restiamo focalizzati sulla Roccia.

Allestimenti

La bici da noi testata è la versione Factory, ovvero il top di gamma, con gruppo ammortizzante a molla marchiato Ohlins, trasmissione SRAM X01 Eagle 12v, Formula Cura per il comparto frenante, ruote assemblate in casa partendo da mozzi Damil e cerchi DRC, gomme Michelin Wild Enduro, cockpit e guarnitura 1x e telescopico FSA (Gradient i primi due, Flowtron il terzo), e una cura dei dettagli da vera fuori serie. Il vantaggio di affidarsi a brand artigianale è quello che partendo dal cuore del mezzo, ovvero il telaio, è possibile personalizzare completamente la propria bici.

Geometria

Dal punto di vista geometrico Fulgur ha adottato una filosofia in parte controtendenza, gli angoli sono aperti, abbiamo infatti un 64,5° allo sterzo, ma invece di seguire il trend dei reach infiniti (437 mm per la large), con carri sempre più corti, ha voluto interpretare l’enduro in modo differente (qui tutte le quote). Una bici più centrale, con carro posteriore più lungo (455 mm) e di conseguenza un anteriore più corto (752 mm in taglia L). Funzionerà? Lo scoprirete continuando a leggere il test.

Fulgur Roccia Factory test - triangolo
Sguardo sul triangolo anteriore compatto

Il test

Arriviamo alla prova sul campo. Un test lungo che mi ha permesso di provare questo mezzo in ogni condizione possibile, bike park, tracciati natural, giri alpini (qui l’ultima avventura in Val d’Aosta), inserendo anche un set day con Andreani (importatore Ohlins) per comprendere come possa cambiare il comportamento del mezzo customizzando il reparto ammortizzato.

La bici in esame è quella utilizzata dal Team Fulgur Factory (qui la presentazione della squadra), diciamo subito che il peso non è dei più contenuti, ma con ammo e forcella a molla l’ago della bilancia schizza subito in alto. Detto questo passiamo ad analizzare la Roccia nelle diverse situazioni.

In salita

Una bici da enduro deve salire bene, non siamo davanti a un mezzo che guarda al cronometro nei dislivelli positivi, ma è chiaro che dovendo pensare alle lunghe risalite delle moderne gare, il mezzo deve rispondere al meglio. Il peso complessivo non si fa sentire nemmeno nelle lunghe ascese, questo per merito del lavoro svolto dai leveraggi e dalla bontà delle ruote, dove la scelta dei cuscinetti e il lavoro di fresatura interna del corpo del mozzo – fatto ottimizzare l’accoppiamento con gli stessi – ha permesso di guadagnare in scorrevolezza.

Parlavamo inizialmente dei leveraggi e dell’accoppiamento con il carro, un connubio che permette di avere maggiore stabilità in pedalata, questo a patto di avere un ritmo costante e rotondo. Con queste condizioni anche utilizzando un mono con un blocco un po’ limitato, la bici non bobba e sale che è un piacere.

Curve

Nonostante il lungo interasse e la forcella da 170 mm, la Roccia gira molto bene nello stretto. Il merito di questa dinamica è probabilmente la distribuzione differente delle geometrie. Un avantreno più corto si inserisce più agilmente in curva, mentre il retrotreno permette maggiore stabilità, riuscendo così a garantire efficienza nelle prime due fasi della curva, quella di ingresso e conduzione.

Il carro lungo perde un po’ in rapidità nell’uscita dalle curve, un limite che si sente quando vengono impostate in modo errato, quando invece si riesce a dare la corretta velocità di conduzione, questo problema non lo si percepisce più. Uno degli aspetti che più mi hanno sorpreso riguarda invece gli anticipi e la possibilità di riportare la bici in alto fra un cambio di direzione e l’altro. La Roccia invita il rider ha salire di più, ad anticipare la curva buttandosi poi dentro con decisione.

Fulgur Roccia Factory test - cerchio
Ruote custom con cerchi DRC e mozzi Damil, gli pneumatici sono invece Michelin Wild Enduro specifici per anteriore e posteriore

Velocità e rock garden

Ok, nelle curve sembra comportarsi egregiamente, ma come va nelle pietraie o dove c’è da lascia andare? Nei tratti scassati spesso la differenza viene fatta dal grado di atleticità del rider e dalle regolazioni del comparto ammortizzato. Interasse e angolo sterzo di questa Roccia sono in linea con le bici presenti nel panorama enduristico, quindi da questo punto di vista il comportamento è positivo e simile alla concorrenza.

Cambiano alcuni aspetti sul ripido in virtù dell’altezza del manubrio, situazione che va capita ma che poi permette una buona stabilità e sicurezza nella guida. La distribuzione differente dei pesi di questa due ruote, mostrano invece qualche il limite nei tratti veloci senza grandi asperità, dove l’avantreno più corto trasmette un senso di minor sicurezza rispetto ad altri mezzi, altro elemento a cui sarà necessario adattarsi è la posizione leggermente più raccolta, che in alcuni casi necessità di maggior sensibilità per mantenere la centralità del corpo.

Fulgur Roccia Factory test - action

Conclusioni

Una bici dalle finiture di alta gamma, con alcuni dettagli come la protezione in Vibram del carro e della zona leveraggi che fanno la differenza. Ma oltre ai dettagli c’è anche molta sostanza. Alcuni componenti sono ancora oggi fatti a mano, ogni dettaglio viene montato e rivisto direttamente in officina, dai cuscinetti Koyo dei mozzi alla tensionatura delle ruote, realizzata a seconda del peso del biker. Chi cerca una bici che si distingue troverà sicurante nella Roccia un mezzo adatto a lui. Anche dal puto di vista della guida questa bici è diversa dalle altre, le geometrie di cui vi ho parlato fanno si che vada prima capita, poi guidata.

Tutte rose e fiori? Come sempre i test devono mettere in risalto l’anima della bici, verificando dove sia possibile migliorarla. Personalmente avrei preferito un manubrio con un rise più basso. La Roccia è molto alta ed è quasi impossibile intervenire sulla regolazione da terra dello stesso, quindi con un rialzo inferiore sarebbe stato possibile provare diversi assetti. Restando sempre sul tema, l’insieme del telaio andrebbe schiacciato un po’ togliendo almeno 1 cm dal tubo sterzo (120 mm in taglia L) e chiudendo maggiormente il triangolo, senza modificare le geometrie ma rendendolo più compatto e di conseguenza migliorando la rigidità dell’insieme; avendo oltretutto più luce fra telaio e gambe per aumentare la possibilità di movimento.

Fulgur Factory Team - Cervinia - salto

Le gomme di serie sono le Michelin Wild Enduro, ottime nello smosso e sulla terra di media consistenza ma instabili sul duro e nelle pietraie, i tasselli laterali molto distanziati danno una risposta un po’ insicura che in alcuni casi non permette di osare fino in fondo. Su di un montaggio di serie avrei visto meglio una gomma per terreni misti, di quelle che vanno bene un po’ ovunque, lasciando poi al biker la possibilità di cambiare coperture a seconda del terreno (ricordiamo che stiamo parlando di un mezzo che nasce per le competizioni).

Ultima considerazione sul prezzo: la bici in esame costa 7.800 euro, mentre chi volesse il solo telaio con 2.800 euro potrà averlo allestito con ammortizzatore Ohlins a molla.

Info: Fulgur Cycles

[testo, foto, video: Marco Tagliaferri]

Camasca Trail: cicloalpinismo dal Lago d’Orta