Il ciclismo è uno sport che vive di momenti epici, raccontati e romanzati, riportati nel tempo grazie ai suoi interpreti. Il mondo del ciclismo è zingaro e viaggiatore, lo è fisicamente perché è itinerante, lo è nell’animo perché non ha padrone. Il nostro sport è tecnologia, modernità ed è vecchio al tempo stesso, ma è pure contraddizione e cattiveria. Forse è vero che “è uno sport di merda”, ma a noi piace così com’é.
Il ciclismo e la bicicletta
Il ciclismo è un grande abbraccio, una sorta di grande famiglia e anche un grande baule; al suo interno trovi di tutto. Ci sono i professionisti, per loro il ciclismo è una passione e un lavoro. Loro, i pro, l’hanno fatto diventare un’attività di sostentamento, quello che una volta era il gioco di un bambino.
Ci sono i ragazzini, quelli che usano la bicicletta per le garette giovanili e quelli che la utilizzano per scorrazzare tra le vie del paese. Ci sono gli amatori, con la loro passione e le loro convinzioni, con degli obiettivi più o meno seri e credibili, ma con tanta voglia di emulare le gesta dei campioni che vedono in tv. L’amatore inganna il passare degli anni e con la bicicletta si sente parte di un movimento dinamico e pazzo! In mezzo a tutti questi interpreti della bicicletta, ci sono tante teste, interpretazioni e modi di vivere la bici.
Il ciclismo è ignoranza e demenza allo stato puro, nelle sue massime espressioni! Ogni ciclista, a prescindere dal suo valore e dalla sua forza, campionissimo o paracarro, lascia un segno, lo hanno fatto i vecchi senza i profili social, lo facciamo noi che facciamo collimare l’era analogica a quella digitale, accadrà in futuro quando l’etere avrà sostituito quasi tutto. Il ciclismo è quello di Strava e dei KOM…………..
Il bello del ciclismo
Watt, numeri e dati, carbonio ed aerodinamica, ma il bello del ciclismo è che devi sempre pedalare, anche con la e-bike. Il nostro sport sembra non avere limiti, perché con la bici si va ovunque, ormai a qualsiasi età e perché, nel corso di una vita in sella, in pochi riescono a capire ed interpretare i propri limiti, la forza reale.
In bici ti ammali, non sei in forma ed un attimo dopo sei guarito. Parti con le gambe vuote e torni a casa dopo 4 ore, solo perché l’hai promesso alla moglie, ma in realtà non saresti mai sceso di sella. E’ uno sport che fa schifo. Quando c’é il sole fa troppo caldo e quando piove fa troppo freddo. Se c’é il vento non vai avanti e con il fango ti sporchi. Eppure siamo sempre in bici! Estremizzazione, contraddizione e la nostra debolezza, o cocciutaggine.
La nostra vita e quella di chi vive con noi
Il ciclismo è riso bollito, pasta scondita e petto di pollo! Uno sport in bianco insomma. Non lo è solo per noi, ma lo è anche per chi vive con noi e sempre con noi condivide la nostra passione, che diventa anche la loro. Perché!
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Ciclista ci nasci e lo diventi
Se lo sei nel DNA puoi emergere, primeggiare e vincere, ma farai sempre una fatica forca e talvolta, vedere una bicicletta ti farà venire il vomito. Se lo diventi difficilmente capirai quali sono le tue vere caratteristiche, se scalatore, passista e/o velocista, bitumaro, biker e/o crossista. Tante volte penserai “ma chi me l’ha fatto fare” e avrai sempre voglia di migliorare, a volte esagerando.
Uno sport da reddito di cittadinanza
Quando sei in bici, “non stai facendo un cazzo e vai a lavorare che è meglio”. Lavorare, nel senso stretto del termine, significa fare meno fatica, di sicuro! Il ciclismo è fatto da dirigenti d’azienda, muratori e panettieri, metalmeccanici e disoccupati, spazzacamini e dottori dal camice candido. Una volta lo definivano “lo sport dei forzati della strada”, ovvero una punizione. Oggi è una vetrina e lo sport figo del momento. La Maratona dles Dolomites docet, solo per fare un accostamento che rende l’idea, dove tutti sperano in quel nano-secondo in tv. Il ciclista amatore vero, quello ingarellato che fa 80 gare l’anno, è il più grande sfruttatore degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione, disoccupazione e reddito di cittadinanza. L’amatoraccio si allena, investe il suo tempo nella bicicletta.
Eppure quando siamo sulla bicicletta dobbiamo pedalare e questo è quello che ci piace. Salire sulla bicicletta ci fa dimenticare i problemi, le preoccupazioni e le oppressioni che la vita ci obbliga ad affrontare. Se questo è uno sport di cacca, teniamo ben presente che a volte, pestarne una, porta fortuna!
a cura della redazione tecnica, immagini Bora-Hansgrohe (Bettiniphoto), Qhubeka-Assos-Nexthash, Alpecin-Fenix, Umberto Aiti e Sara Carena.